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Un’educazione condivisa con le famiglie

Tra le tribù dei monti – Per noi missionari è importante che anche i genitori contribuiscano alle spese, per renderli responsabili nei confronti dei loro figli
Carissimi amici, mancano pochi giorni all’inizio del nuovo anno scolastico e al rientro dei nostri bambini al Centro della missione. Quest’anno saranno ben 65, suddivisi in nove classi, dalla prima elementare alla terza media. La scorsa settimana ho incontrato i genitori per spiegare lo spirito con cui vogliamo seguire i loro figli e con l’équipe degli educatori abbiamo preparato tutto nei minimi dettagli: aule con banchi e sgabelli, camerate con letti a castello, tavole del refettorio con i piatti… Ho distribuito un foglio con i principi e le regole del nostro ostello. Ma i loro occhi sono andati subito in fondo alla pagina, dove era segnata la quota del contributo che chiediamo per sostenere le spese. «Ma come! – mi direte -. Chiedete soldi a quelle povere famiglie?». Per noi missionari è molto importante che anche i genitori contribuiscano alle spese, per due motivi: per renderli responsabili nei confronti dei loro figli, e perché la missione non ha le risorse sufficienti. Certamente riceviamo aiuti dall’Italia attraverso il “sostegno a distanza”, ma non basta. Sono ancora tanti i bambini in lista d’attesa e spero che anche loro possano avere una nuova “famiglia” italiana disposta a sostenerli. Il contributo che chiediamo ai genitori è minimo, nemmeno un euro al giorno, ma alcuni chiedono comunque lo “sconto”. Un esempio fra tanti è quello di una giovane mamma rimasta sola dopo che il marito è finito in prigione. Ora i suoi quattro figli sono ospitati da noi, ma chiediamo anche a lei un piccolo contributo simbolico. Qui in Thailandia, scuole statali e templi buddhisti accolgono gratis i bambini in difficoltà, ma spesso danno semplicemente un tetto e un piatto di riso. La nostra missione offre molto di più e i genitori si devono sentire coinvolti offrendo quello che possono, anche solo un sacco di riso.

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