Papua Nuova Guinea: le conseguenze del Niño

Papua Nuova Guinea: le conseguenze del Niño

Da Mount Hagen, sugli altopiani della Papua Nuova Guinea, una delle aree più colpite dalla siccità, padre Franco Zocca, missionario verbita, racconta l’emergenza climatica causata da El Niño.

 

«Abito sugli altopiani della Papua Nuova Guinea per cui ho assistito alle conseguenze del fenomeno El Niño soprattutto in queste zone. Ho viaggiato però anche in altre zone». A raccontare come si sta evolvendo la crisi climatica che ha investito la Papua Nuova Guinea è padre Franco Zocca, verbita e animatore del Melanesian Istitute, un centro studi interreligioso voluto dalle chiese cristiane locali. Ecco il suo resoconto dell’emergenza, a partire dalla carenza di cibo e acqua a come si sono organizzati gli aiuti.

«Sugli altipiani abbiamo avuto quasi sette mesi senza piogge, da aprile ad ottobre dello scorso anno. Ha ricominciato a piovere verso la fine di ottobre, ma la siccità ha lasciato dietro di sé una scia di conseguenze» racconta il missionario italiano. «La prima è la mancanza di cibo, dato che qui si è abituati ad avere i campi pieni di patate dolci o di taro. Questi cibi durano, per cui la carestia si è fatta sentire soprattutto negli ultimi mesi, anche a piogge avvenute. Nelle valli sopra i 1900 metri si è avuto a lungo il fenomeno delle gelate notturne, che hanno causato la morte delle foglie di ogni genere di tuberi. Inoltre la siccità dà vita a un insetto che attacca i tuberi nel terreno e li distrugge. Queste zone sono quelle che hanno sofferto di più».

«Un’altra conseguenza della siccità è stato l’abbassamento del livello dell’acqua nei fiumi e il prosciugarsi delle sorgenti – continua padre Zocca -. Il rifornimento di energia elettrica è stata spesso interrotto perché il livello dell’acqua nel bacino della centrale si era molto ridotto. I villaggi che facevano uso dell’acqua piovana hanno dovuto servirsi di altre fonti d’acqua, spesso molto lontane. Scuole e, talora, anche ospedali hanno dovuto chiudere per qualche tempo per mancanza d’acqua».

La carenza d’acqua ha danneggiato diversi comparti dell’economia: «Un’altra conseguenza è stata la chiusura per alcuni mesi di una delle principali miniere della Papua Nuova Guinea, la miniera d’oro e di rame situata sulle Star Mountains. La miniera infatti riceve i rifornimenti attraverso il grande fiume Fly. Dato l’abbassamento del livello del fiume, esso non è stato più navigabile per alcuni mesi. Molta gente è rimasta senza lavoro».

Per quanto riguarda gli aiuti, padre Zocca dice: «Agli inizi ci si è aiutati tra parrocchie, poi sono arrivati gli aiuti della Caritas Australiana, soprattutto in forma di sacchi di riso, farina e olio per cucinare. Nelle diocesi degli altopiani si sono creati comitati ai quali i parroci presentavano i bisogni della popolazione, ricevevano gli aiuti ed erano responsabili della distribuzione. I missionari verbiti si sono uniti alle campagne di aiuto promosse nelle varie diocesi. Anche il Governo ha mandato aiuti, che sono stati distribuiti attraverso i normali canali amministrativi. Non abbiamo avuto casi di morte d’inedia».

Dopo il periodo di siccità è arrivato il periodo delle alluvioni. «A partire dallo scorso ottobre sugli altopiani le piogge a partire da ottobre sono state e sono davvero torrenziali – racconta il missionario verbita -. Hanno causato straripamento di molti fiumi, distruzione di ponti, e smottamenti di terra con chiusura di strade anche principali. Gli smottamenti hanno anche causato la morte di parecchie persone e la distruzione di case. Di solito ad Aprile la stagione delle piogge terminava, ma quest’anno sembra protrarsi più a lungo».

«Dato che El Nino è un fenomeno che si ripete regolarmente ogni 7-8 anni, l’arcidiocesi di Hagen, in cui mi trovo, ha ingaggiato un ingegnere tedesco, esperto in agricoltura, che si è recato in molti villaggi per insegnare quali colture piantare e come prepararsi ad affrontare cambiamenti climatici come quello causato dal Nino.

Nelle zone di pianura e nelle isole della Papua Nuova Guinea la siccità è durata più a lungo che non sulle montagne. Recentemente mi sono recato a Vanimo e a Wewak sulla costa nord e a Kiunga a Sud ovest della Papua Nuova Guinea. Sulla costa nord le piogge sono ancora scarse e i mercati sono poveri soprattutto di verdura. La Caritas sta ancora aiutando, come pure il Governo.

A Kiunga, invece, le piogge sono troppo abbondanti, e causano l’allagamento delle zone in cui crescono le palme di sago, che è il nutrimento base della popolazione. La diocesi di Daru-Kiunga si sta ancora prodigando a fornire cibo attraverso la Caritas e due Onlus cattoliche chiamate Mercy Works (australiana) e Horizon Three Thousand (austriaca)» conclude il missionario.