Arrivederci, Africa!

RUBRICA ERMONDADE

Nel 2013 trascorsi due mesi in Guinea-Bissau: fu allora che mi convinsi che quella non sarebbe stata la missione giusta per me. Conoscendo i miei limiti, pensai che alcune situazioni avrebbero reso difficile l’adattamento. C’era qualche mia difficoltà di salute, oltre alla precarietà del luogo, al sentirmi incapace di un lavoro così grande, alla necessità di reperire i mezzi economici per il lavoro pastorale, sociale e per il mio stesso sostentamento… Chiesi chiaramente di non essere destinato a questa terra. Eppure ricevetti dai superiori, senza capire il perché, la Guinea-Bissau come destinazione. Non ebbi il coraggio di rifiutare ma, all’inizio, non sono state poche le volte che ho pensato di rinunciare a questa missione.

Ma “Dio scrive dritto sulle righe storte” e, dopo due anni, avevo già messo radici in questo terreno: i fantasmi che prima mi terrorizzavano non mi facevano più paura. Senza rendermene conto, stavo già facendo passi più lunghi di quanto pensassi di poter fare. Oggi lo vedo chiaramente attraverso tante grazie ricevute: l’annuncio della Parola, l’adattamento, l’adozione delle gemelle Marcia e Catarina, la scuola per il timido Sanason, la cura per il cuoricino della piccola Martina, la casetta semplice per la signora Fatu e suo figlio Armando e tante altre vicende vissute qui. Rispetto alle grandi opere di alcuni missionari più anziani in Guinea-Bissau, tutto questo può sembrare niente, ma per me è molto, moltissimo: è la grazia di Dio che si ottiene lavorando. Come dice san Paolo: «Ti basta la mia grazia, perché è nelle tue debolezze che si rivela pienamente la mia forza» (2 Cor 12,9-11)

Ora, dopo sette anni, mi appresto a lasciare la Guinea-Bissau. Anche questa volta si è trattato del frutto di una difficile decisione che ho dovuto prendere. Parto, pur essendo un servitore inutile, con la sensazione di una missione compiuta, di aver fatto del mio meglio: «Ho combattuto la buona battaglia, ho finito la corsa, ho conservato la fede» (2 Tim 4, 7) e anche i miei principi. Torno in Brasile, dove seguirò un corso di infermieristica superiore: un’opportunità che la Guinea mi ha mostrato, per la sua precarietà sanitaria, essere molto preziosa. Questo periodo di studio mi darà una competenza che senz’altro mi permetterà di continuare ad annunciare il Vangelo in modo più efficace e concreto, in Guinea-Bissau o dove Dio vorrà. Come diceva Madre Teresa di Calcutta, «sono solo una matita nella mano di Dio».

padre Célo Moreira