Le Chiese dell’America Latina ripartono da 12 sfide

Le Chiese dell’America Latina ripartono da 12 sfide

Conclusa l’Assemblea Ecclesiale che ha visto per una settimana confrontarsi delegati da tutto il Continente. Dal protagonismo dei giovani alla difesa della dignità di ogni vita, dal rinnovamento dei seminari al cammino accanto ai popoli nativi tra le priorità indicate nella sintesi dei lavori. Il presidente del Celam: “Nei documenti la sinodalità è meravigliosa, ma nella pratica è difficile: la strada è aperta ma ora dobbiamo imparare a camminare davvero insieme”

 

“Non si può tornare indietro. Quello che il Santo Padre ha lanciato, del resto, è il sentimento della Chiesa, non si può tornare indietro”. Lo ha detto il presidente del Celam, monsignor Miguel Cabrejos, riferendosi al processo avviato verso una maggiore sinodalità, alla chiusura dei lavori della prima Assemblea ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi, svoltasi durante la scorsa settimana in Messico.

Sinodalità è stata una delle parole più ripetute durante i sei giorni in cui circa 1.000 membri dell’assemblea provenienti da tutta l’America Latina hanno pregato e riflettuto insieme, la maggior parte attraverso piattaforme digitali e reti sociali.

“La sinodalità non è uno slogan, è l’essenza della Chiesa. In parole semplici significa camminare insieme e dobbiamo imparare a farlo perché nei documenti la sinodalità è meravigliosa, ma nella pratica presenta difficoltà”, ha detto l’arcivescovo di Trujillo (Perù) mons. Cabrejos. Aggiungendo: “Per vivere questa dimensione dobbiamo convertirci, cambiare il chip che abbiamo in testa, come dicono i giovani, per un chip che includa camminare insieme, convertirsi, essere attenti agli altri.  La strada è aperta. Il grande passo che il Papa ha compiuto è il prossimo sinodo sulla sinodalità e questa assemblea è un autentico esercizio di sinodalità”.

Sia nei gruppi composti da membri dell’assemblea sia nelle testimonianze e nelle conferenze stampa proiettate in diretta con accesso libero, si sono ascoltate le voci di tutti. Laici, religiosi, sacerdoti, vescovi e cardinali hanno condiviso le loro esperienze nelle realtà più diverse, elencando ciò che “fa più male” e ciò che “dà speranza”.

In questo modo, le sfide e gli orientamenti sono stati registrati e poi sintetizzati in 41 sfide, di cui una dozzina sono state evidenziate:

1. Riconoscere e valorizzare il protagonismo dei giovani nella comunità ecclesiale e nella società come agenti di trasformazione.

2. Accompagnare le vittime di ingiustizie sociali ed ecclesiali con processi di riconoscimento e riparazione.

3. Promuovere la partecipazione attiva delle donne nei ministeri, nel governo e nel processo decisionale e di discernimento ecclesiale.

4. Promuovere e difendere la dignità della vita e della persona umana dal concepimento alla morte naturale.

5. Aumentare la formazione nella sinodalità per sradicare il clericalismo.

6. Promuovere la partecipazione dei laici in ambiti di trasformazione culturale, politica, sociale ed ecclesiale.

7. Ascoltare il grido dei poveri, degli esclusi e degli scartati.

8. Riformare gli itinerari formativi dei seminari, includendo temi come l’ecologia integrale, i popoli nativi, l’inculturazione e l’interculturalità e il pensiero sociale della Chiesa.

9. Rinnovare, alla luce della Parola di Dio e del Concilio Vaticano II, la nostra concezione ed esperienza della Chiesa come popolo di Dio, in comunione con la ricchezza del suo ministero, che evita il clericalismo e favorisce la conversione pastorale.

10. Riaffermare e dare priorità a un’ecologia integrale nelle nostre comunità, basata sui quattro sogni dell’esortazione apostolica “Querida Amazzonia”.

11. Promuovere un incontro personale con Gesù Cristo incarnato nella realtà del continente.

12. Accompagnare i popoli nativi e gli afrodiscendenti nella difesa della vita, della terra e delle culture.

“Questo è il risultato più importante a cui siamo arrivati nell’Assemblea. Sono dodici sfide che vogliamo affrontare come priorità nella chiesa in America Latina e nei Caraibi”, ha detto padre David Jasso, vice segretario generale del Celam, che ha anche descritto i “passi generali di un itinerario pastorale” proposti affinché i risultati dell’Assemblea possano essere “fatti propri” dalle Chiese locali.

Questo itinerario consiste in un seminario sull’identità e la missione pastorale, che sarà tenuto dal Celam tra gennaio e aprile 2022 ai membri di questo organismo, ai delegati che hanno partecipato all’Assemblea Ecclesiale e agli episcopati latinoamericani. Tra febbraio e maggio ci saranno quattro “post-assemblee regionali” per riconoscere queste sfide pastorali nel contesto di ogni luogo. In maggio, il Celam si riunirà anche in un’assemblea straordinaria su questo tema e, in giugno, saranno diffusi gli orientamenti pastorali dell’Assemblea Ecclesiale, arricchiti dal lavoro delle assemblee precedenti.

Domenica, questa “pietra miliare storica”, come molti hanno definito questa prima Assemblea Ecclesiale, si è chiusa con una Messa nella Basilica di Guadalupe. Ai piedi della Patrona dell’America Latina, i membri dell’Assemblea hanno deposto le loro preoccupazioni e affidandole i loro sogni. Liliana Franco, presidente della CLAR (Conferenza Latinoamericana dei Religiosi) ha detto alla stampa che la sua speranza “è che questa esperienza aiuti le conferenze episcopali (dei Paesi latinoamericani) ad affermare la propria volontà di aiutare a mobilitarsi perché questo processo sinodale possa scorrere nel continente”.

Alla domanda su che cosa sia mancato o quali errori si sarebbero potuti evitare, la suora ha risposto: “Avrei voluto che l’assemblea avesse avuto più impatto alla base, nei movimenti popolari, nelle parrocchie; avrei voluto che mio padre e mia madre fossero stati più consapevoli di questo evento, di questo kairos ecclesiale, attraverso i loro pastori”. E ha aggiunto: “La chiamata è per tutti noi di riconoscere che la Chiesa che sogniamo è il compito di tutti noi”.