Pozzuoli: la missione della porta accanto

Pozzuoli: la missione della porta accanto

L’8 dicembre le Missionarie dell’Immacolata festeggiano cinquant’anni di presenza in un contesto segnato da molte povertà, ma caratterizzato anche da belle esperienze di relazione e amicizia consolidate nel tempo

Da cinquant’anni garantiscono una presenza autenticamente missionaria in una terra difficile, dove quello che fa la differenza è quasi sempre la vicinanza, l’ascolto e la relazione. Sono le Missionarie dell’Immacolata che quest’anno celebrano, appunto, mezzo secolo di presenza non in un luogo sperduto del mondo, ma in Italia, a Pozzuoli, nell’hinterland di Napoli. Per l’occasione, l’8 dicembre alle 17, il vescovo Carlo Villano celebrerà una Messa solenne al Villaggio del fanciullo seguita da un momento di festa e condivisione.

«Stare a Pozzuoli – ammette la responsabile della comunità, suor Giovanna Minardi – significa vivere un’esperienza forte a contatto con le tante fragilità di questo territorio». Siciliana di origine, suor Giovanna, 70 anni, è stata due decenni a Hong Kong prima di approdare qui, lo scorso anno, per rimettersi in gioco insieme ad altre tre consorelle; suor Giampaola, che è nata da queste parti e ha passato 40 dei suoi 83 anni nell’Estremo Nord del Camerun; suor Chiara, trentatreenne di Pioltello, periferia di Milano; e suor Fatima Dias, 51 anni, indiana di Goa.

Quattro donne, quattro storie molto diverse, un’unica grande passione per la missione che a Pozzuoli si declina in molti modi: accanto alle detenute del carcere femminile; con i disabili e le loro famiglie del Coordinamento genitori di portatori di handicap (Cgh); insieme ai giovani dei cammini Pime di Ducenta; con i bambini del doposcuola di Licora; ma anche con tante donne che partecipano a momenti di preghiera e di  e con tutta una rete di famiglie, vicini e persone che manifestano bisogni non solo materiali, ma spesso di attenzione e di ascolto. A loro volta, le suore sono sostenute da un gruppo di laici fedelissimi, che da oltre 25 anni condividono il carisma delle Missionarie dell’Immacolata e il loro impegno in molti campi.

«Sono l’ultima arrivata e la più giovane – riflette suor Chiara -, ma da quello che ho potuto vivere e capire, non è la quantità del lavoro che si fa che è importante, ma lo stile di vicinanza che crea legami forti che durano nel tempo. Le suore qui sono sempre state presenti nei momenti importanti della vita delle persone».
Lo si vede anche oggi da tanti piccoli gesti e premure reciproche. Come il fatto che nella bella casa che si affaccia sul golfo di Pozzuoli, donata dall’allora vescovo di Velletri Luigi Punzolo, c’è sempre un via vai di gente, che spesso lascia piccoli doni e gustose pietanze. Ma dietro c’è un impegno fedele che, appunto, dura nel tempo.

Le missionarie, infatti, non hanno mai abbandonato la gente di qui specialmente nei momenti più difficili, come quelli del terremoto negli anni Ottanta, quando molti vennero evacuati e reinsediati in zone periferiche. Hanno continuato a stare accanto a molte famiglie anche in tempi più recenti, quando tante di loro hanno dovuto lasciare le abitazioni a causa del bradisismo, un fenomeno legato al vulcanismo presente in questa zona, che provoca abbassamento o innalzamento del livello del suolo. Un fenomeno che, a Pozzuoli, è ben visibile in molti luoghi, come il porto o l’antico mercato romano, le cui colonne portano i segni dello sprofondamento o del sollevamento del terreno. Del resto, lo scorso settembre si è avuta l’ennesima scossa di magnitudo 4.2, seguita da uno sciame sismico di decine di altri eventi. «Ormai non ci facciamo quasi più caso!», ammette suor Giovanna che, come gli abitanti di qui, ha imparato a conviverci. Semmai, sono le conseguenze a lungo termine che si fanno sentire e sono altrettanto evidenti sia in termini di degrado urbano che sociale. Non per nulla le missionarie garantiscono una presenza in due dei quartieri più problematici e abbandonati, come Toiano e soprattutto Licola a Mare. Quest’ultimo, in particolare, è davvero un “territorio di missione” anche per la Chiesa locale. Vi risiedono stabilmente solo due religiose delle Suore della presentazione di Maria al tempio, mentre solo di rado un prete vi si reca a celebrare la Messa. Le religiose hanno realizzato una tensostruttura accanto alla loro casa dove svolgono diverse attività soprattutto con i bambini, grazie all’aiuto di alcuni volontari e al supporto pieno di entusiasmo e di competenza di suor Chiara che è pedagogista: «Ci sono situazioni davvero estreme di famiglie disgregate, criminalità, violenza, spaccio e uso di droga. Ma anche di mancanza di servizi. Che si riflettono sui bambini. Alcuni genitori non conoscono neppure la data di nascita dei loro figli. Gli stessi bambini non sanno quando è il loro compleanno. Quasi tutti quelli che vengono al doposcuola non sono in grado di leggere e scrivere in seconda elementare. C’è una grande povertà in tutti i sensi, anche educativa».

Toiano, invece, è un quartiere popolare, con palazzoni tutti uguali, pochi servizi, ma un tessuto sociale meno lacerato. Il parroco è un prete congolese affiancato da due connazionali che sono in Italia per studiare. Anche questo un segno che la cooperazione tra le Chiese ormai si fa sempre di più da Sud verso Nord. A Toiano, suor Giampaola garantisce una presenza costante al Cgh, dove un gruppo di disabili si ritrova tutti i giorni, su iniziativa degli stessi genitori che nel 1997 hanno dato vita a questa associazione per sopperire alla mancanza di supporto da parte delle istituzioni pubbliche. Grazie all’aiuto di volontari e di alcuni operatori, i ragazzi – ormai tutti adulti e alcuni con problematiche gravi – si ritrovano insieme per svolgere diverse attività o per momenti di festa e di convivialità. Anche per le mamme – che spesso devono gestire i figli da sole – è un salutare momento di ritrovo e di sollievo, al quale partecipa anche suor Giampaola. «Una volta alla settimana, condivido con loro la preghiera del rosario che è sempre attesa con gioia e alcuni momenti di riflessione a partire dai testi biblici. Soprattutto, però, la mia presenza offre a queste mamme la possibilità di parlare e di sfogarsi. Molte vivono situazioni estremamente pesanti. Condividere le fatiche con altri genitori e con la suora dà loro forza e coraggio».

Spesso suor Giampaola è affiancata da suor Fatima che è infermiera e ha lavorato quattordici anni negli ospedali e nelle maternità delle Missionarie dell’Immacolata in India. Negli ultimi sei anni, poi, è stata al Vimala Centre di Mumbai, dove da moltissimo tempo viene portato avanti un grande lavoro di accoglienza e cura di persone malate di lebbra. «Ancora oggi ho contatti con alcuni di loro, specialmente con i giovani che apprezzavano moltissimo il nostro lavoro perché fuori di lì venivano disprezzati e marginalizzati anche dalle stesse famiglie. Spesso mi dicevano che, attraverso il cuore grande delle suore, intuivano un Dio che è grande». Oggi per lei è l’Italia che è diventata terra di missione. Qui si dedica soprattutto ai disabili del Cgh, ai giovani dei cammini di formazione portati avanti nella casa di Ducenta insieme ai missionari del Pime e ai bambini del catechismo nella vicina parrocchia. «Ci vogliono tempo e pazienza: è come riaccendere il fuoco della fede con la forza della nostra testimonianza. All’inizio ci sono un po’ di diffidenza e di difficoltà nell’accettare il diverso da loro. E anche per me nel calarmi in una cultura diversa. Ma è una bella sfida!».

Anche per suor Giampaola, che pure è originaria di queste zone, rientrare in Italia dopo 40 anni di vita in Camerun non è stato né facile né scontato. Tornata cinque anni fa per motivi di famiglia, ha ritrovato un tessuto sociale ed ecclesiale molto cambiati. Ma non ha perso il desiderio di rimettersi in gioco: «Mi sono coinvolta subito nel carcere femminile – racconta – sulla scia di altre consorelle. Qui ho trovato un bel clima, molto familiare, sia con le detenute che con il personale, grazie anche al grande impegno di don Fernando Carannante, che è molto capace di creare armonia». Suor Giampaola si reca nel penitenziario il sabato e la domenica, per momenti di ascolto, di lettura della Bibbia e in passato anche di accompagnamento ai sacramenti. La domenica ci si ritrova per la Messa ed è sempre una bella occasione per momenti di riflessione condivisi anche durante la preghiera dei fedeli, in cui le donne – molte delle quali giovanissime – ricordano i loro figli e i loro cari.

«In tutti questi contesti – fa notare suor Giovanna – la nostra è una presenza semplice ma essenziale. Le persone ci dimostrano il loro attaccamento in tutti i modi e sono dispiaciute quando per qualche ragione non possiamo esserci. Lo stesso vale per i gruppi di preghiera che seguo in due quartieri periferici di Pozzuoli, a Cigliano e a Cappella, dove da decenni ci ritroviamo regolarmente con piccoli gruppi di donne appassionate della Parola di Dio. In fondo, è quello che facevo anche a Hong Kong. E sento che anche qui è davvero missione».

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