I Panama Papers: l’Africa dei paradisi fiscali

I Panama Papers: l’Africa dei paradisi fiscali

L’inchiesta giornalistica dell’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ) ha reso pubbliche milioni di pagine di documenti su un network di 214 mila società di comodo (off-shore) basate a Panama presso lo studio legale Mossack Fonseca. E le élite africane non ne escono bene.

Un affare da quasi 7 miliardi di dollari per Khulubuse Zuma, nipote dell’attuale presidente sudafricano, un appartamento a Londra affittato per 600 mila dollari dall’ex presidente del Sudan Al-Mirghani, una tangente da 5.3 milioni di dollari alla moglie dell’ex dittatore della Guinea Lansana Conté per ottenere una concessione mineraria. I cosiddetti “Panama papers” stanno scuotendo anche l’Africa.

L’inchiesta giornalistica dell’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ) ha reso pubbliche milioni di pagine di documenti su un network di 214 mila società di comodo (off-shore) basate a Panama presso lo studio legale Mossack Fonseca. Un attacco al cuore dei paradisi fiscali che sta portando alla luce conti segreti di capi di governo e politici di tutto il mondo. Nel video di presentazione dell’inchiesta la popolazione ugandese è annoverata fra le “vittime” delle operazioni compiute attraverso i paradisi fiscali. Secondo i documenti diventati pubblici da ieri, una compagnia ugandese si è rivolta allo studio panamense per evadere 400 milioni di dollari di tasse dovute per la vendita di un terreno destinato all’estrazione di petrolio. La cifra di 400 milioni di dollari è superiore al budget destinato alla sanità del governo ugandese dice la voce narrante nel video. Se quindi mancano attrezzature e medicine per salvare vite umane la responsabilità è anche di chi fa affari e intasca soldi tax-free a discapito del proprio Paese.

zuma panamaUno dei casi emersi dai Panama Papers che sta facendo più scalpore sulla stampa africana è quello di Khulubuse Zuma, nipote dell’attuale presidente sudafricano Jacob Zuma. L’inchiesta ha confermato che c’è il suo nome dietro la compagnia Caprikat Limited, con base alle Isole Vergini Britanniche, che si è aggiudicata un affare da 6.7 miliardi di dollari legato alla concessione di due giacimenti di petrolio nella Repubblica democratica del Congo. Amante della bellavita e collezionista di macchine sportive (ne ha 19), Khulubuse Zuma è stato facilitato in questo affare dallo zio-presidente, che si è mobilitato di persona recandosi nel 2010 a Kinshasa per discutere dei due giacimenti petroliferi con il presidente Joseph Kabila, come aveva già rivelato un’inchiesta della testata sudafricana City Press (leggila Qui). Otto mesi dopo Kabila diede in concessione i giacimenti a Khulubuse Zuma togliendoli al gigante petrolifero irlandese Tullow Oil. I Panama Papers ora rivelano che i proventi derivanti dai giacimenti sono passati dallo studio panamense Mossack Fonseca (nell’immagine qui a destra la ricostruzione delle connessioni) e che sono stati poi oggetto di un’indagine fiscale promossa dalle autorità delle Isole vergini britanniche, che con una lettera intimarono lo studio di fornire entro sette giorni le informazioni legate alla Caprikat Limited. I documenti rivelano anche che dopo questa inchiesta, Mossack Fonseca decise di porre termine alla sua relazione con Zuma e la Caprikat.

I Panama Papers raccontano quarant’anni di affari offshore dello studio Mossack Fonseca per conto di capi di governo e politici di tutto il mondo. L’Icij ha pubblicato una lista di capi di stato e un’altra lista di parenti o persone vicine ai leader.

Per quanto riguarda l’Africa, nella prima lista compare l’ex presidente del Sudan Ahmad Ali al-Mirghani (qui la scheda che lo riguarda). Nella seconda, oltre a Zuma: John Addo Kufuor, figlio dell’ex presidente del Ghana John Agyekum Kufuor; Jean-Claude N`Da Ametchi, vicino all’ex presidente ivoriano Laurent GbagboMamadie Touré, vedova del defunto presidente di Guinea Lansana Conté.

Altri leaders africani coinvolti:

SUDAN

Ahmad Ali al-Mirghani, morto a novembre del 2008, è stato il presidente del Sudan dal 1986 fino a quando fu rovesciato da un colpo di stato nel giugno del 1989 dall’attuale capo di Stato, il generale Omar al-Bashir. Al-Mirghani apparteneva a un’eminente famiglia imparentata con il profeta Maometto. In seguito al colpo di stato, al-Mirghani andò in esilio in Egitto, da dove mantenne un importante ruolo nell’opposizione con il Democratic Unionist Party. Rimase in Egitto fino alla morte.

Le rivelazioni:

Al-Mirghani era il proprietario della compagnia Orange Star Corporation, creata con sede alle Isole vergini britanniche nel 1995. Quello stesso anno l’Orange Star Corporation stipulò un contratto di affitto a lungo termine per un appartamento di lusso a Londra, vicino ad Hyde Park al costo di 600 mila dollari. Al momento della sua morte, al-Mirghani’s possedeva proprietà della compagnia per un valore di 2.72 milioni di dollari.

GUINEA

Mamadie Touré è la vedova di Lansana Conté, ex dittatore e presidente della Guinea. Indagini svolte dalle autorità degli Stati Uniti l’hanno accusata di aver ricevuto 5.3 milioni di tangenti per aver aiutato una compagnia mineraria ad ottenere le concessioni per il più grande deposito di ferro grezzo el mondo. Nel 2014, le autorità Usa hanno perquisito la casa in Florida della Touré, sequestrando beni per un valore di oltre un milione di dollari.

Le rivelazioni:

Alla Touré fu garantita la rappresentanza della Matinda Partners and Co. Ltd, una compagnia con sede alle Isole Vergini Britanniche, nel novembre del 2006. Lo stesso anno, l’allora moglie di Conté cominciò una relazione con un una compagnia mineraria che secondo l’inchiesta compiuta negli Usa le avrebbe pagato 5.3 milioni per ottenere da suo marito la concessione per l’estrazione mineraria nel Paese africano, cosa che avvenne poco prima della morte del presidente guineano nel 2008. L’inchiesta ha rivelato che la compagnia Matinda Partners and Co. Ltd è stata il tramite per far arrivare i soldi delle tangenti alla Touré, che in seguito ha collaborato con le autorità Usa ammettendo di aver ricevuto tangenti per influenzare il marito. La Touré aveva affiancato alla compagnia anche una fondazione gestita da una compagnia svizzera per rendere più indiretto il suo rapporto con la Matinda, compagnia che ha cessato di operare il 30 aprile del 2010.

Qui sotto la mappa interattiva nella quale è possibile indagare il numero di società africane coinvolte nel riciclaggio di denaro attraverso i paradisi fiscali.