Azzardo: il business è in Africa

Azzardo: il business è in Africa

L’Africa è la nuova terra di conquista di chi vuole fare soldi con il business del gioco d’azzardo.

Il primo passo è la ricerca di finanziamenti. Poi bisogna riuscire ad ottenere la licenza da bookmaker (allibratore, in italiano). Il software, quello sì, è fondamentale. Ma soprattutto per convincere i clienti a giocarsi i propri soldi ci vuole un marketing a prova di bomba, mirato su chi vive nel continente più povero del mondo, l’Africa.

Ecco riassunti i punti del programma di una due giorni di formazione su come avviare il proprio business di successo nel settore del gioco d’azzardo in Africa. Il meeting si terrà il 7 e l’8 novembre a Johannesburg, in Sudafrica, ed pubblicizzato sul sito Agimeg (Agenzia giornalistica sul mercato del gioco). Oggi – per dare un’idea dei contenuti del sito – sulla homepage campeggia il titolo: “Il gioco deve diventare condizione normale della vita delle persone”.

Che male c’è a provarci in Africa? Nessuno, per gli organizzatori di “Big Africa SuperShow”, meeting che ha l’obiettivo mette in contatto tutti i player: finanziatori, società di marketing e software.

«L’Africa è una delle ultime frontiere per la crescita del settore dei giochi e ha una quota di mercato in continua crescita, di anno in anno», esordisce il comunicato, che parla dell’Africa come di un «Paese» (non era un continente?) che «necessita di una strategia propria, che differisca dai modelli di business americani o europei». Al meeting ci saranno proprio tutti: «rappresentanti del consiglio di amministrazione, banche, fornitori di software, società di marketing, laboratorio di test dei prodotti e un bookmaker (allibratore) per condividere le loro competenze».

Negli ultimi anni la febbre dell’azzardo è diventata virale in molti Paesi africani. L’aumento più consistente non è stato fra le fasce benestanti della popolazione, ma fra quelle più povere. Quale target migliore di chi sogna di cambiare radicalmente la propria vita? Basta convincerlo a giocarsi i pochi spiccioli che ha. «I mezzi maggiormente usati sono il telefonino e Internet, attraverso i quali è possibile scommettere anche somme minime di appena 9 centesimi di euro. Ma anche il business delle lotterie nazionali africane è sempre più sfruttato» si legge in un reportage ben documentato pubblicato su Avvenire, testata che ha il coraggio di denunciare lo sviluppo abnorme del business dell’azzardo e gli enormi danni sociali che sta provocando, in Italia e nel mondo.

Alcuni governi africani stanno prendendo coscienza dei danni sociali causato dalla crescita abnorme del business d’azzardo. Il Kenya, per esempio, da alcuni anni ha cominciato ad alzare vertiginosamente le tasse di tutte le società legate al mondo del gioco d’azzardo (tre quarti dei keniani tra i 17 e i 35 anni hanno ammesso di aver scommesso almeno una volta). Con lo scorso giugno la tassazione ha raggiunto il 30%, ottenendo il risultato di rallentare il tasso di crescita. Ma i proprietari di casinò e le società di scommesse hanno annunciato che daranno battaglia.

Secondo le previsioni, solo in Kenya, Sudafrica e Nigeria, il settore delle scommesse ammonterà a oltre 1 miliardo e 200 milioni di euro nel 2019. Un mercato dal potenziale enorme. Un’occasione assolutamente da non perdere per iGaming, Feenix, Betting World, Turfsport e SABA, le sigle che in quattro semplici mosse spiegano come andare alla conquista dell’Africa.