Innovazione made in Africa, ma l’Africa non c’è

Innovazione made in Africa, ma l’Africa non c’è

Sono entrambi africani i vincitori di “ICT for Social Good”, che oggi a Milano ha premiato i migliori progetti di innovazione sociale nel Sud del mondo attraverso le nuove tecnologie. Ma alla vincitrice nigeriana è stato negato il visto per ritirare il premio. Paradossi italiani di una cooperazione con l’Africa che procede in modo schizofrenico.

Ci sono voluti mesi per selezionare i vincitori del premio “ICT for Social Good”, scremando fra 233 progetti provenienti da 57 Paesi del Sud del mondo. Ideato in Italia da Ong 2.0, un gruppo di organizzazioni non governative che applica le nuove tecnologie alla cooperazione internazionale, questo prestigioso riconoscimento ha l’obiettivo di individuare nei Paesi in via di sviluppo imprese o start up innovative che creino un impatto sociale o ambientale positivo attraverso le nuove tecnologie. Sostenuto da due importanti fondazioni bancarie, Fondazione Cariplo e Compagnia di San Paolo, il premio si avvale di un comitato scientifico di autorevolissimi rappresentanti del mondo universitario e di organizzazioni internazionali dedicate all’innovazione sociale e tecnologica.

Oggi a Milano, durante gli Open Days dell’innovazione, sono stati premiati finalmente i due vincitori: Henri Nyakarundi e Elizabeth Kperrun. Il primo è un imprenditore ruandese di 40 anni, che sta realizzando chioschi alimentati a energia solare per erogare servizi di comunicazione e connettività anche nelle aree rurali africane. La seconda, 31 anni, nigeriana, è cofondatrice di Lizzie’s Creations, startup che mira a preservare e a fare rivivere la cultura tradizionale africana grazie all’uso delle tecnologie digitali. Elisabeth ha realizzato due applicazioni mobili, AfroTalez e Teseem-First Words, dedicate alla prima infanzia, per insegnare ai bambini le loro prime parole in inglese e in alcune delle principali lingue africane.

L’imprenditrice della Nigeria, però, non ha potuto ritirare il premio. Il visto per venire in Italia le è stato negato, senza una motivazione, alla vigilia della partenza.

Non è bastato che “ICT for Social Good” sia sostenuto da due importanti fondazioni bancarie italiane. A nulla è valso il prestigioso comitato scientifico. A nulla lo sforzo delle organizzazioni non governative che hanno ideato il premio che, fra l’altro, includeva la possibilità per i due vincitori «di venire in Italia, nel mese di novembre, per confrontarsi con realtà imprenditoriali e centri di ricerca italiani, potenzialmente interessati ai progetti premiati».

Viaggiare per il mondo, o partecipare a congressi internazionali, è un privilegio di una parte dell’umanità. Non di tutta.

Subito dopo la premiazione, Piero Gastaldo, segretario generale della Compagnia San Paolo ha detto che «l’Unione europea è inerte nel creare condizioni di co-sviluppo fra Europa e Africa». Di fronte a sfide immense che ci interrogano dall’altra parte del Mediterraneo a prevalere è il tamponamento dell’emergenza migratoria senza una prospettiva che vada un po’ più in là, anche attraverso una cooperazione internazionale seria e il sostegno a imprese locali innovative che, fra l’altro, creano posti di lavoro in Africa.