Malawi, un albino per la prima volta in parlamento

Malawi, un albino per la prima volta in parlamento

In uno dei Paesi africani in cui le persone affette da albinismo sono bersaglio di violenza e di omicidi, l’elezione di Overstone Kondowe ha forte valore simbolico e regala speranza

 

Si chiama Overstone Kondowe e da pochi giorni siede nel Parlamento del Malawi, un Paese dell’Africa orientale poco più grande della Bulgaria, con circa 20 milioni di abitanti. La sua elezione ha un importante significato. In prima battuta, simbolico: Kondowe è albino, nel 2016 ha fondato un’associazione per le persone affette da albinismo e fino all’inizio di novembre è stato consigliere speciale del presidente del Malawi sull’albinismo e su altre forme di disabilità. È la prima persona con queste caratteristiche a essere eletto deputato e il suo incarico dà un chiaro messaggio: gli albini sono uguali a tutti gli altri.

«Le persone portatrici di handicap, e in particolare gli albini, non devono sottostimarsi», ha dichiarato Kondowe. «Devono lavorare per raggiungere il loro obiettivo. Io sono un modello per loro e continuerò a ispirarli per guardare sempre più in alto».

Queste parole non sono un semplice incoraggiamento. In Malawi chi è albino rischia la vita: Amnesty International, nel febbraio scorso, denunciava 170 casi di aggressioni ai danni di queste persone registrate da novembre 2014, con oltre 20 omicidi. «Gli albini non sono al sicuro in Malawi, né a casa loro, né in strada», commenta Muleya Mwananyanda, vicedirettrice dell’organizzazione per l’Africa australe. «Questi attacchi sono alimentati da una cultura dell’impunità che continua, a partire dai crimini del passato. Le autorità del Malawi devono rapidamente agire per portare i sospetti autori degli ultimi delitti davanti alla giustizia attraverso processi equi». A febbraio scorso, per esempio, una studentessa dodicenne albina si è salvata miracolosamente da un tentativo di rapimento da parte di due sconosciuti, che hanno fatto irruzione a casa sua, nel distretto di Machinga.

La discriminazione e la persecuzione nei confronti degli albini, in Malawi come in Tanzania, Mozambico e Zambia, affonda le sue radici nelle superstizioni popolari e nell’ignoranza.

In lingua Nguni, parlata da alcune popolazioni bantu del Sudafrica, l’albino è “inkawu”, ossia un “babbuino bianco”. Altrove è “zeru zeru”, cioè “come un fantasma”. Gli stregoni raccontano che gli albini sono maledetti, sono spiriti intrappolati o, peggio ancora, spiriti viventi degli invasori coloniali. Le madri degli albini sono talora accusate di infedeltà, con un bianco o con gli spiriti. Allo stesso tempo, però, queste persone dalla pelle chiara così stigmatizzate dalla società sono oggetto di violenza perché si crede che il loro corpo abbia poteri magici. In particolare, possedere un arto di un albino secondo le credenze di questi luoghi assicura buona salute e fortuna. Ecco perché non solo si cerca di rapire e uccidere i vivi, ma spesso vengono persino scoperchiate le tombe per trafugare i corpi dei morti.

Questo clima sociale finisce per marginalizzare ulteriormente gli albini, che vivono già in condizione di difficoltà. Sono doppiamente vittime: in primo luogo, di una malattia genetica rara, che provoca l’assenza o una minore produzione di melanina. La pelle degli albini è chiarissima e più soggetta a malattie cutanee (tumore incluso), i capelli sono quasi bianchi e gli occhi spesso soffrono di problemi visivi, da un senso di fastidio alla luce solare a una vista meno efficiente. In questa situazione, avrebbero bisogno di un maggiore supporto per superare i loro problemi. Invece, finiscono per perdere persino il loro diritto ad avere un’istruzione, perché i genitori hanno paura di quanto può succedere a un figlio mandandolo a scuola. O ancora, sull’onda della discriminazione sociale di cui i loro bambini sono bersaglio, pensano che non valga la pena che abbiano l’opportunità di studiare.

L’albinismo non è presente solo nell’Africa nera: colpisce in media 1 persona su 20 mila nel mondo, senza distinzioni di etnia o di sesso. La frequenza è però più elevata (1 caso ogni 5000- 15mila, secondo l’Oms) in questa parte del globo per una maggiore presenza di unioni fra consanguinei. L’unica arma per garantire una vita migliore agli albini è una corretta informazione, che sfati i falsi miti e favorisca il loro inserimento e l’accettazione nella società. Non è impossibile: il Sudafrica, negli ultimi anni, ha avviato campagne di sensibilizzazione sulle origini di questa malattia rara e sull’handicap che provoca, spingendo così a un cambiamento di mentalità.

In Malawi gli albini sono circa 7-10 mila persone. Il ruolo del nuovo deputato Overstone Kondowe sarà importante per proseguire sul duplice binario dell’informazione corretta e della punizione dei colpevoli. Ci sono già segnali positivi. Due settimane fa, un tribunale del nord del Paese ha condannato all’ergastolo con lavori forzati i due assassini di un 54enne albino. La certezza della pena è fondamentale per scoraggiare chi vuole perpetrare questi odiosi crimini.