Pace, salute e istruzione: i doni della Chiesa per lo Zambia

Pace, salute e istruzione: i doni della Chiesa per lo Zambia

I cattolici celebrano quest’anno il 125° anniversario dell’arrivo dei primi missionari: una presenza che ha portato contributi materiali e spirituali e che continua, anche nel segno della giustizia sociale, come racconta padre Singini Nacidze, direttore della radio diocesana ‘Yatsani’

 

Fu forse un portoghese il primo sacerdote cattolico a mettere piede, a fine Settecento, sul territorio dell’attuale Zambia. Padre Pinto era il cappellano di una colonna portoghese partita da Tete, in Mozambico, per esplorare l’area intorno al corso dello Zambesi. Solo molti anni dopo, però, sarebbe stata fondata la prima missione stabile, dai Padri Bianchi, arrivati navigando sul lago Malawi. Era il 1891 e la “corsa per l’Africa”, alle sue rotte commerciali e alle sue risorse, era in pieno svolgimento tra le potenze europee. I missionari, quando non si trasformavano in esploratori loro stessi – come il britannico Livingstone – seguivano le spedizioni e la loro presenza sarebbe sopravvissuta anche a quella dei grandi imperi coloniali.

Così è anche per la Chiesa cattolica in Zambia, che oggi raggruppa circa il 43% dei fedeli del Paese e celebra appunto i 125 anni di presenza sul territorio. Più di un secolo nel quale l’opera dei religiosi ha avuto effetti molto concreti nel paese: “In alcune aree del paese la Chiesa cattolica è stata la prima a mettere radici, e la prima a costruire ospedali e scuole, che in alcuni casi funzionano ancora oggi”, spiega padre Singini Nacidze, direttore della radio diocesana ‘Yatsani’ e lui stesso missionario degli Oblati di Maria Immacolata.

Meno visibile del contributo materiale, ma altrettanto importante, è quello spirituale e sociale: missionari e religiosi locali hanno aiutato a fare dello Zambia un caso esemplare nel continente: dopo l’indipendenza, infatti, il paese non è mai stato coinvolto in una guerra, né ha subito colpi di stato. “Tra le ex colonie inglesi – ricorda padre Nacidze – è stata anche una delle prime a passare dal governo del partito unico al multipartitismo, senza violenza, grazie anche al lavoro di base compiuto nelle parrocchie, dove si è sempre sottolineata la necessità della convivenza pacifica”. Concetti che sono oggi ribaditi, due volte l’anno, nelle lettere pastorali diffuse su tutto il territorio dalla Conferenza episcopale locale, spesso riprese dai media e persino dai programmi politici dei vari partiti.

Anche quest’anno sono in programma elezioni, che arrivano al termine di mesi difficili soprattutto dal punto di vista economico: gli effetti della siccità che ha colpito l’Africa meridionale si sono sommati alle difficoltà dell’industria del rame, il principale prodotto d’esportazione del paese. Uno scenario a cui la Chiesa comincia a guardare con preoccupazione: “Dobbiamo far sentire la nostra voce – conclude padre Nacidze – concentrandoci soprattutto sulla disoccupazione”. Nonostante gli ultimi dati ufficiali del governo fissino a poco più del 10% il tasso dei senza lavoro, infatti, l’83% degli occupati svolge un’attività nel “settore informale”, cioè non ha un impiego vero e proprio. Numeri che sembrano destinati ad aumentare vista la decisione di alcune aziende del settore minerario di sospendere la produzione negli scorsi mesi a causa dei bassi prezzi delle materie prime.