La missione  è diventare santi

La missione è diventare santi

Editoriale: Non si annuncia il Vangelo se non incontrandosi

Se dovessi cercare un denominatore comune di questo numero di Mondo e Missione lo troverei in queste parole: la missione è relazione, è incontro tra persone che si guardano negli occhi, si ascoltano e sono capaci di dirsi: «Siamo belli perché siamo amati da Dio così come siamo». Scorrendo la rivista mi pare che questo sia il leit motiv che soggiace a molte delle sue pagine. Pagine fresche che raccontano di molti missionari e missionarie che spendono la loro vita per annunciare il Vangelo. Dalle loro parole traspare, anzi emerge chiaramente, che la missione non è questione di strategie, di grandi eventi o di progetti fatti a tavolino: è semplicemente un incontro tra Dio e l’uomo e tra uomini e donne che desiderano conoscere Gesù, a volte anche inconsapevolmente.

Non si annuncia il Vangelo se non così, incontrandosi.

Il 30 giugno scorso, alla veglia di preghiera per la consegna dell’invio missionario ai giovani della diocesi di Milano che partiranno quest’estate, mons. Carlo Faccendini chiedeva a questi ragazzi di tornare in Italia carichi della vivacità delle Chiese che avrebbero incontrato per trasferirla anche alla nostra Chiesa italiana. Sì, perché nei Paesi dove la Chiesa è minoritaria la missione è nelle corde di ogni singolo cristiano. La novità del Vangelo che ha cambiato la vita di ognuno di loro li spinge a invitare altri a conoscere Gesù e la sua Chiesa fatta di uomini e donne, deboli e peccatori, ma che si sanno redenti e perdonati sempre.

Nelle ultime pagine di questo numero, il novello sacerdote del Pime, padre Luca Vinati, che tornerà in ottobre in Guinea Bissau, risponde in modo quasi lapidario alla domanda su cosa sia per lui la missione: «Diventare santi!». Due parole che ci lasciano con le spalle al muro e non ci permettono vie di fuga. Forse in molti siamo tentati di dire: «Non è roba per me». Eppure la santità è propria del cristiano perché non è semplicemente coerenza morale, è molto di più: è attaccamento al Signore Gesù e al suo Vangelo. Il resto, debolezze e peccati, saranno redenti. Chi si affida a Lui diventa santo perché si mette nelle sue braccia.

La Chiesa ambrosiana ci ha sorpresi con il Sinodo minore “Chiesa dalle genti”, un’occasione importante per fermarsi a riflettere e per ripartire con uno sguardo nuovo su di sé e sulla società. è quello che faremo anche al prossimo Congressino missionario di Milano, il 16 settembre, durante il quale, pure noi come Pime, ci inseriamo nel cammino della Chiesa milanese. Per riscoprirci, alla luce del Vangelo, fratelli e sorelle in Cristo dai volti e dai colori diversi. E per ripartire insieme dallo sguardo amorevole di Gesù che vuole incontrare l’uomo. Allora anche l’incontro con l’altro, l’accoglienza, l’abbraccio, la parola detta e ascoltata nel modo e nel momento giusto saranno il vero rilancio di una Chiesa che non è mai stanca perché sempre animata dallo Spirito. Che questo Sinodo minore sia l’occasione per aprire il nostro cuore alla possibilità di diventare santi come ci dice padre Vinati.