Frigeni: «Amazzonia, il Papa ha aperto un cantiere»

Frigeni: «Amazzonia, il Papa ha aperto un cantiere»

Il vescovo di Parintins, missionario del Pime, sull’esortazione apostolica di papa Francesco: «Ci indica come non tradire l’Amazzonia e il primo passo è proprio avere uno sguardo a 360 gradi con al centro l’evangelizzazione»

 

A poche ore dalla presentazione dell’esortazione apostolica Querida Amazonia abbiamo raccolto telefonicamente le impressioni di mons. Giuliano Frigeni, missionario del Pime e da oltre vent’anni vescovo di Parintins nell’Amazzonia brasiliana, che ha partecipato nello scorso mese di ottobre al Sinodo.

Con l’esortazione apostolica Querida Amazonia Papa Francesco chiama l’Amazzonia a un lavoro molto profondo. Non ha dimenticato nessun aspetto di quelli di cui si è parlato nell’aula del Sinodo. Durante i lavori era sempre lì che scriveva e i frutti adesso li vediamo.

Non ha cancellato il documento che noi padri sinodali gli abbiamo consegnato, chiede a tutti di non dimenticarlo. Nel suo testo chiama sogni i cambiamenti che ha in mente per non offendere nessuno, ma con questa sua delicatezza non interrompe il processo sinodale che ora dovrà andare avanti nelle nostre Chiese amazzoniche.

Papa Francesco ci ha indicato come non tradire l’Amazzonia e il primo passo è proprio avere uno sguardo a 360 gradi con al centro non questo o quel dettaglio ma l’evangelizzazione. Lo si vede bene quando parla dei ministeri nella Chiesa: è una sfida che non risolvi facendo sposare i preti, ma ripensando che cos’è una comunità.

In Querida Amazonia il Papa ci dice innanzi tutto che questa terra ha bisogno di una conversione sociale. Ci chiede di non dimenticare i gravi problemi di ingiustizia verso le popolazioni autoctone e i poveri che vivono nelle città e nelle foreste. Lo dice chiaramente: non potete andare a benedire le aziende che buttano giù migliaia di alberi e poi si lavano la coscienza con una donazione alla Chiesa. Proprio la settimana scorsa il presidente Bolsonaro in Brasile ha presentato un progetto di legge che apre allo sfruttamento delle miniere nelle aree indigene. Non è una novità: anche i governi di prima lo hanno fatto sotto banco in tanti posti, ma lui ora lo sta dicendo anche apertamente. E il clima che si sta creando è preoccupante: nella mia diocesi ho due preti minacciati da politici locali proprio perché si sono opposti a progetti di questo tipo. È terribile. Pensano che adesso sia permesso tutto. Ecco, parla di questo schierarsi davvero in difesa degli ultimi Querida Amazonia.

Il Papa chiede poi una conversione culturale: partendo dalle culture indigene e meticce – dice – diamo vita a un’esperienza cristiana in cui gli evangelizzatori – cioè noi missionari – non continuiamo con una colonizzazione nell’evangelizzazione. Dobbiamo tornare a studiare l’opera di tanti geni e tanti santi che hanno studiato e amato le culture locali operando tra noi in questo senso. Al mondo moderno indica poi l’urgenza della conversione ecologica, cambiando quello stile di vita che ci porta ad accumulare tre auto o cinque cellulari per la smania di consumare che lascia però la terra in preda all’inquinamento.

Infine il sogno della conversione ecclesiale. Che nella mente del Papa non coincide con il matrimonio dei sacerdoti, ma con la riscoperta del valore dell’Eucaristia che troppi cattolici non prendono più sul serio. Altrimenti non si capirebbe perché anche là dove ci sono dozzine di chiese e sacerdoti che celebrano le Messe una dopo l’altra, il 90 per cento dei fedeli poi non partecipa. Anche il suggerimento avanzato da molti vescovi al Sinodo sull’ordinazione di uomini sposati va letto così: a garanzia dell’Eucaristia e della sua celebrazione nei luoghi più distanti. Ci resta ancora molta strada da fare per preparare riti realmente “amazzonici”, che sono stati anche suggeriti ma dopo alcuni secoli di evangelizzazione non siamo ancora stati in grado di scoprire e apprezzare.

È un cantiere aperto, dunque, quello a cui ci introduce Querida Amazonia. Un cantiere che non cancella proprio nulla di ciò che il Sinodo ha prodotto. A noi ora la sfida di lavorarci sopra.