Il cuore orante di Hong Kong

Il cuore orante di Hong Kong

Un piccolo monastero di clarisse nella città di Hong Kong. Un’esperienza di clausura, preghiera e silenzio su una piccola isola a pochi minuti dal centro di una metropoli postmoderna

 

Lamma è una piccola isola esclusivamente pedonale, a mezzora di traghetto da Central, il quartiere centrale dell’immensa e postmoderna metropoli di Hong Kong. Nell’isola vivono discendenti degli antichi pescatori, solo poche centinaia di famiglie sparse in minuscoli villaggi. Ma c’è una consistente comunità di “espatriati”, persone immigrate a Hong Kong che preferiscono spendere i propri giorni lontano dall’ordinario trambusto della grande città: artisti, giornalisti freelance, scrittori e gente anticonformista. L’isola riserva alcune sorprese.

Una volta scesi dal traghetto si attraversa la caratteristica strada al centro del villaggio di Yung Shue Wan, tra numerosi ristoranti di pesce. Si svolta a sinistra e ci si avvia, sempre a piedi, verso le colline interne, seguendo un piccolo sentiero tra la folta vegetazione. È una zona disseminata di tombe – appartenenti alle antiche famiglie del luogo – edificate rispettando il tradizionale ma sempre applicato rituale del fungshui (una pratica che garantisce la geomantica armonia di vento e acqua). Dopo circa venti minuti di cammino si raggiunge un piccolo monastero, nascosto tra gli alberi tropicali. Da 16 anni, un gruppo di monache vive nella preghiera, nel silenzio e in un isolamento interrotto solo da qualche infrequente visita. Vengono dalle Filippine e appartengono all’ordine fondato da Chiara e Francesco ad Assisi nel 1212. Il monastero si chiama, in modo evidentemente evocativo, “Porziuncola”, come la minuscola cappella di Santa Maria degli Angeli dove Francesco e Chiara hanno iniziato la loro vita evangelica. È un nome quanto mai adatto a questo monastero, tanto piccolo da non poter accogliere le monache in celle singole.

È uno tra i luoghi più significativi, e allo stesso tempo meno conosciuti, della comunità cristiana di Hong Kong: un’oasi francescana, avvolta nel silenzio, accanto alla grande città, con i suoi edifici spettacolari dalle architetture postmoderne. La Chiesa di Hong Kong non ha solo chiese bellissime, nuove e antiche: c’è anche questa presenza dall’autentico sapore francescano.

Un luogo e una storia che vale la pena di conoscere. Fino a un paio di anni fa, accanto alle monache, viveva Francis Elsinger, un prete americano che, dopo essere passato attraverso l’esperienza del lavoro in fabbrica, aveva fatto una scelta eremitica, diventando un punto di riferimento per un buon gruppo di persone attratte dal silenzio e dalla contemplazione. Da buon eremita, Elsinger alternava preghiera e lavoro manuale nell’orto, ricavato a fatica dal rigoglioso bosco. Da molti anni, cristiani e non cristiani, trovano in questo luogo isolato e silenzioso una tregua dallo stress cittadino

L’arrivo delle sorelle clarisse, il 20 settembre del 2000, ha segnato un importante sviluppo per questo luogo di preghiera. È stata introdotta la pratica dell’adorazione continua, assicurata congiuntamente dalle monache, da padre Francis e da un gruppo di uomini e donne volontari. Ma da un paio d’anni padre Francis ha dovuto ritirarsi per anzianità. Le monache sono rimaste senza un prete residente, ma continuano il loro servizio alla preghiera. Alcuni preti dall’isola di Hong Kong assicurano la Messa domenicale.

La mia amicizia con le monache è iniziata già nel 2000, quando avevo tra i compagni nello studio del cantonese, la lingua parlata a Hong Kong, la giovane suor Sonia Perdigon. Monaca filippina, aveva avuto l’autorizzazione a frequentare quotidianamente la scuola di lingua. L’idea delle monache era di imparare l’idioma locale, per pregare e comunicare con la gente del luogo. Erano giunte da un monastero di Taiwan, dove avevano già imparato il mandarino, la lingua nazionale cinese. Suor Sonia imparò presto anche il cantonese, e divenne lei stessa un punto di riferimento per tante persone di Hong Kong e di molti connazionali filippini. In questa metropoli, la presenza filippina è una componente importante della realtà sociale.

Sono circa 150 mila, infatti, le donne impiegate come collaboratrici domestiche, purtroppo spesso vittime di sfruttamento e abusi. Per molte ragazze e donne filippine è naturale trovare in questa comunità di monache amicizia, appoggio affettivo e spirituale, mentre vivono la frustrazione di essere lontane dalle loro famiglie e dall’intensa vita religiosa dei loro villaggi. Ma, sosteneva suor Sonia, l’attenzione della comunità monastica non è solo verso la numerosa comunità filippina. L’obiettivo delle monache è di portare il carisma francescano e contemplativo a Hong Kong e offrire a giovani donne cinesi, di questa città e della Cina, la possibilità di conoscere e possibilmente entrare in una comunità contemplativa.

Il carisma di Francesco di Assisi ha avuto un impatto enorme nell’evangelizzazione della Cina, fin da quando, nel 1294, il frate italiano Giovanni da Montecorvino raggiunse l’antica capitale Kambaliq (Pechino) e vi divenne il primo vescovo cattolico. Nel 1633, una ventina d’anni dopo la morte di Matteo Ricci – il missionario scienziato e umanista, fondatore delle missioni moderne in Cina – i francescani, insieme ai domenicani, iniziarono la loro presenza nel grande Paese asiatico. Il loro stile era piuttosto diverso da quello dei gesuiti: predicazione al popolo, devozioni popolari, vita di sacrificio e attenzione ai poveri. Da allora, le famiglie francescane, maschili e femminili, sono presenti anche a Taiwan, Macau e Hong Kong.

In quest’ultima città, la vita contemplativa è presente anche grazie alle monache carmelitane (in località Stanley), che sono oggi piuttosto anziane. C’è inoltre una comunità monastica maschile, quella dei trappisti, che vivono nell’isola di Lantau presso l’abbazia di Nostra Signora della Gioia. I trappisti hanno ripreso, in terra cinese, l’eredità della trappa di Nostra Signora della Consolazione, distrutta con violenza inaudita dalla persecuzione comunista, con 33 monaci uccisi nel corso della “marcia della morte” nel 1947.

Quanto alle clarisse di Lamma, le monache hanno offerto in questi anni a varie donne cinesi, anche dalla Cina continentale, la possibilità di conoscere e sperimentare la vita contemplativa. Una di esse, suor Myriam, proveniente dalla diocesi di Baoding (Hebei), fa parte del monastero del Santo Sacramento nell’isola di Palawan (Filippine), il terzo monastero legato a questo gruppo di clarisse, iniziato e guidato da Madre Mary Ann. È qui che anche suor Sonia, colpita da una malattia piuttosto grave, si è trasferita, sopportando la sua sofferenza con ammirevole pazienza.

Negli ultimi mesi mi sono recato settimanalmente presso il monastero di Lamma, passandovi la notte. Qui ho invitato le monache a pregare per la liberazione dell’amico Rolando del Torchio, ex missionario del Pime, sequestrato per sei mesi nell’isola di Mindanao. E poi ancora pregavamo per la pace nel mondo, dove continuano senza tregua le guerre, tra le quali terribili quelle in Siria e in Sud Sudan. Mi sembrava che fosse quanto mai necessario, per me, ritornare in questo luogo per invocare la pace e trovare una tregua di serenità e di fiducia. Celebrare con le monache, la sera tardi o la mattina presto, faceva riemergere in me una certa speranza nell’umanità. Abbiamo vissuto con intensità la “novena di santa Chiara”, nove giorni di preparazione alla festa dell’11 agosto, naturalmente molto sentita dalle monache. È stato coinvolto un buon numero di fedeli, filippini e no, che si sono uniti a loro. Il giorno di santa Chiara è stato vissuto con particolare commozione, con gioia semplice e profonda, insieme a tanta gente.

Le monache inoltre celebrano la loro festa il 18 marzo, giorno in cui ricordano l’incontro di Chiara con Francesco presso la Porziuncola, e l’inizio del “secondo ordine”, ora noto come l’ordine delle clarisse. In quel giorno, centinaia di fedeli si recano a Lamma e trascorrono con le monache una giornata autenticamente francescana. Le monache di Hong Kong sono una comunità davvero contemplativa e missionaria, aperta alla Cina e alla variegata realtà di Hong Kong. Leopoldo Pastori, nostro formatore nel seminario di Monza, ci diceva che ogni vero missionario è un contemplativo, almeno nel suo cuore. Le monache di Lamma, inversamente, sanno che ogni vero contemplativo è anche missionario.