«Mater Amazonia», le culture degli indios ai Musei vaticani

«Mater Amazonia», le culture degli indios ai Musei vaticani

Da lunedì 28 ottobre fino all’11 gennaio la grande mostra multimediale sull’Amazzonia che inaugura «Anima Mundi», lo spazio voluto dal Papa «perché ogni popolo si senta a casa» in Vaticano. Padre Nicola Mapelli: «La bellezza si manifesta nelle varietà ed è un dovere preservarle e valorizzarle»

 

«Chi entra qui dovrebbe sentire che in questa casa c’è spazio anche per lui, per il suo popolo, la sua tradizione, la sua cultura: l’europeo come l’indiano, il cinese come il nativo della foresta amazzonica o congolese, dell’Alaska o dei deserti australiani o delle isole del Pacifico».

Con una visita a sorpresa, lo scorso 18 ottobre, Papa Francesco – accompagnato dai padri sinodali, riuniti a Roma per il Sinodo sull’Amazzonia – ha raggiunto i Musei Vaticani per inaugurare la prima sezione del nuovo allestimento del Museo “Anima Mundi” che, da lunedì 28 ottobre e fino a sabato 11 gennaio 2020, ospiterà la mostra “Mater Amazonia. The deep breath of the world”. Singolare esposizione aperta ufficialmente al pubblico con la presentazione, tenuta oggi dal direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta, da padre Stefano Camerlengo, Superiore generale dei missionari della Consolata – ai quali si deve la collaborazione all’allestimento -, da Paolo Pellegrini, amministratore delegato di Mediacor, agenzia di comunicazione multimediale che ha ideato il progetto e dal missionario Pime padre Nicola Mapelli, curatore dell’ex museo etnologico, oggi “Anima Mundi”.

«È stato proprio il Papa, nel discorso di inaugurazione del museo, a togliere il termine “etnologico” – chiarisce il missionario -. L’espressione “Anima mundi” è molto più inclusiva perché supera le distinzioni tra i popoli, riconoscendo in essi una pari bellezza e dignità». E così questa rinnovata sezione museale del patrimonio culturale del Vaticano diventa uno spazio in cui ciascuno, come ha ricordato Bergoglio, «dovrà anche sentire che la “sua” arte ha lo stesso valore ed è curata e custodita con la stessa passione che si riserva ai capolavori del Rinascimento o alle immortali sculture greche e romane, che richiamano ogni anno milioni di persone», perché questo «è uno spazio speciale: lo spazio del dialogo, dell’apertura all’altro, dell’incontro».

Con le testimonianze artistiche e culturali non europee, raccolte da Papa Pio XI per l’Anno santo del 1925, “Anima Mundi” offre allora uno spaccato sulle peculiarità degli abitanti di questo nostro mondo perché «la bellezza si manifesta nelle varietà – insiste padre Mapelli – ed è un dovere preservarle e valorizzarle anche con iniziative come questa» che Papa Francesco ha elogiato, sottolineandone la «coerenza» con «lo spirito missionario del Pime».

Con “Mater Amazonia” – allestita temporaneamente nell’area dedicata all’Australia e all’Oceania – l’attenzione è rivolta ora ad una regione speciale della terra, in questi ultimi anni al centro della cronaca anche perché violentata nella sua bellezza naturalistica per scopi politici, economici e finanziari. L’esposizione, che qui racconta proprio il rapporto tra l’uomo e il Creato, si compone di un centinaio di oggetti tra maschere, amuleti o copricapi piumati, come quello proveniente dalla Papua Nuova Guinea e che meravigliò Pio XI. Non solo, ma è possibile osservare filmati e scatti fotografici messi a disposizione dai musei dei missionari della Consolata (Museo etnografico e di Scienze naturali “Missioni Consolata”, di Torino), dei Cappuccini (Muma-Museo missionario Indios frati Cappuccini in Amazzonia, di Assisi), dei Salesiani (Mem-Museo etnologico missionario di Colle Don Bosco, nell’astigiano) e dei Saveriani (Museo d’arte cinese ed etnografico di Parma).

Due grandi monitor, che rimandano immagini storiche e filmati originali, raccontano la presenza dei missionari e delle missionarie nella regione. “Mater Amazonia” si avvale altresì di un complesso gioco di proiezioni, luci e suoni tale da consentire un’esperienza immersiva nei paesaggi amazzonici. Su un lato della mostra, in lontananza, si possono scorgere anche lo scorrere del fiume e lo spettacolo della natura grazie a una proiezione su due grandi schermi, per un totale di quasi 64 metri quadrati di superficie. Un modo originale per contribuire, così come nelle intenzioni del Sinodo, a sensibilizzare le coscienze dinanzi alle meraviglie e ai mali di quella parte del mondo.

«Abbiamo pensato “Mater Amazonia” – conclude padre Stefano Camerlengo – anche come momento della denuncia, cioè del pericolo che minaccia la foresta e che rischia di trascinare il mondo intero nel disastro. Ma intendiamo portare i visitatori anche alla assunzione di responsabilità. La crisi ecologica, infatti, è manifestazione della crisi etica, culturale e spirituale della società globalizzata e non è pensabile riuscire a risanare la relazione con la natura senza risanare le relazioni umane fondamentali».