L’eredità “cinese” di padre Politi

L’eredità “cinese” di padre Politi

All’indomani della scomparsa, il ricordo del nostro ex direttore, che ha dedicato la vita a difendere e sostenere la Chiesa in Cina

Lo scorso 23 dicembre si è spento nella casa del Pime di Rancio di Lecco padre Giancarlo Politi, nello stesso giorno in cui è venuta a mancare anche la sorella Bianca. Fratello e sorella, uniti dalla stessa passione per Cristo, hanno servito con fedeltà e dedizione la Chiesa in modi diversi, e insieme sono tornati alla casa del Padre.

«Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno, né l’ora», ci dice il Vangelo di Matteo. Chi è l’atteso? Per chi o per cosa occorre vegliare? Ci viene detto esplicitamente che si attende lo sposo, l’amato dunque, colui al quale ci si vuol consegnare in dono totale e per sempre. Questa immagine credo ci possa aiutare a descrivere l’atteggiamento di padre Giancarlo di fronte alla sua malattia e alla morte.

Ricordo una camminata in montagna, a Hong Kong, con un gruppo di confratelli. Durante la pausa pranzo, il discorso è caduto sul modo cristiano di vivere anche il momento della morte; ci si diceva le paure, i dubbi e i tentennamenti che umanamente tutti noi abbiamo nel pensare al nostro momento del passaggio finale. Padre Giancarlo – lo ricordo in modo vivissimo – disse: «Non mi fa paura la morte, perché so che sarà l’incontro con una persona che ho incominciato a conoscere e ad amare da tempo; mi fa paura la sofferenza».

La sofferenza non è mancata nei suoi ultimi anni, però padre Giancarlo l’ha saputa affrontare con serenità e intelligenza, direi. Basta risentire la sua intervista rilasciata alla dottoressa Silvia Vitali, quando parlando della sua malattia – dell’“intruso”, come chiamava l’Alzheimer – diceva: «Si è padri, madri o fratelli anche da ammalati. Non piangetevi addosso. Le medicine sono solo una parte dalla vita. Ciò che conta è la bellezza dell’esistenza». Sì, negli anni della malattia, padre Giancarlo ci ha testimoniato come si attende e come ci si prepara all’incontro con lo sposo, con colui che «aveva imparato a conoscere e ad amare da tempo».

Questa conoscenza e amicizia con Gesù, padre Giancarlo l’ha coltivata e approfondita con la frequenza assidua allo studio della Parola di Dio e alla pratica della Lectio Divina. Già da giovane missionario a Hong Kong, ma soprattutto nel periodo in cui è stato parroco a Yuen Long, una delle parrocchie dei Nuovi Territori al confine dell’allora colonia inglese con la Cina Popolare, padre Giancarlo si è impegnato a fondo nella formazione dei cristiani; la sentiva come un’urgenza e una priorità. Per questo ha ideato e scritto un percorso biblico di catechesi, producendo anche un testo scritto in cinese, per la formazione di catecumeni e parrocchiani. A tutt’oggi, i giovani formati da lui nella parrocchia di Yuen Long lo ricordano con riconoscenza per quel cammino di fede. Nella sua settimana, fitta di impegni, il sabato mattina era riservato alla preghiera, alla lectio sulla Parola, alla cura dell’omelia. Così lo ricordo quando era a Hong Kong, residente alla Pime House, mentre lavorava per AsiaNews; così lo è stato a Roma quando, lavorando a Propaganda Fide, aveva ottenuto di avere il sabato libero per questo. A Monza, dove è stato padre spirituale per nove anni, ha dato inizio all’Ora della Parola – pratica che continua ancora oggi – guidandola lui stesso per oltre otto anni.

Potremmo dire con padre Mario Marazzi, che ha accompagnato padre Giancarlo nei suoi primi anni di missione a Hong Kong, nella parrocchia di Tsuen Wan, che «era un cristiano entusiasta della sua fede, dell’amicizia con Gesù, e ferrato nella Scrittura».

Era cresciuto nella fede dentro la comunità cristiana di Castelletto di Abbiategrasso (Mi) – da cui era venuto anche padre Giancarlo Bossi – e ha fatto la formazione iniziale nei seminari milanesi; intuita la chiamata alla missione ad gentes, è passato al Pime, dove è stato ordinato prete nel 1966. Destinato all’India, deve cambiare missione per motivi di visti, e così atterra ad Hong Kong, dove metterà radici profonde nella terra e nella cultura cinesi.

Padre Giancarlo ha lavorato a Hong Kong dal 1970 al 1993, periodo interrotto da un breve servizio all’Istituto presso il Centro missionario di Milano. Ha operato inizialmente nei Nuovi Territori, nella parrocchia di Tsuen Wan, e poi a Yuen Long. Dal 1986, ha iniziato il suo impegno nei mezzi di comunicazione, come corrispondente di AsiaNews, che gli ha permesso di dedicarsi a tempo pieno alla ricerca e ai contatti con la Chiesa in Cina.

Sono anni segnati da lunghi viaggi, a volte anche avventurosi, nel continente cinese, alla ricerca di uomini e donne, di preti, vescovi, suore e delle comunità cristiane sopravvissute alla rivoluzione culturale di Mao. Padre Giancarlo ha tessuto pazientemente una rete di rapporti importanti, che gli hanno permesso di ricostruire con dedizione e precisione certosina la linea di successione, e quindi di validità, dell’ordinazione dei vescovi clandestini e no, in modo da poter garantire alla Santa Sede che la successione apostolica non si fosse mai interrotta.

In un suo articolo pubblicato nel 2011 su Tripod – rivista dell’Holy Spirit Study Center di Hong Kong -, in occasione del 30esimo anniversario delle ordinazioni clandestine in Cina, padre Giancarlo dà un resoconto del suo prezioso lavoro. Per la sua conoscenza delle persone e dei luoghi, della storia delle comunità cristiane della Cina Popolare, era ritenuto uno dei maggiori esperti della Chiesa locale di quegli anni. Da Hong Kong ha aiutato numerosi preti e suore a uscire dal Paese per poter studiare nelle facoltà di tutta Europa, prima di poterli portare a Roma. È stato collaboratore ascoltato e stimato dai rappresentati della Santa Sede, che proprio in quegli anni hanno aperto una “missione di studio” a Hong Kong.

Richiamato nel 1993 in Italia, per dirigere Mondo e Missione e in seguito il Centro missionario di Milano, padre Giancarlo ha continuato a interessarsi della Chiesa in Cina, nonostante i numerosi impegni. All’inizio dell’estate del 2001, il nuovo prefetto di Propaganda Fide, cardinale Crescenzio Sepe, ha chiesto al Superiore generale del Pime la disponibilità di padre Politi per l’ufficio Cina della congregazione romana. Vi rimarrà solo due anni, fino al 2003, quando la Direzione generale lo nomina direttore spirituale del seminario di Monza. I due anni a Propaganda Fide sono stati di lavoro discreto, metodico, ma anche innovativo all’interno dei meccanismi secolari dei dicasteri romani. Mons. Gianfranco Rota Graziosi, per decenni responsabile dell’ufficio Cina della Segreteria di Stato vaticana, ricorda che, all’origine della lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi del 2007, c’è proprio padre Giancarlo. È stato lui che, nei due anni passati a Roma, aveva lanciato l’idea di un intervento di chiarificazione da parte del Vaticano per la situazione complessa della Chiesa in Cina.

La sollecitudine di padre Giancarlo per questa Chiesa non è venuta meno neppure negli anni della sua presenza al seminario  internazionale del Pime di Monza. Nel 2006, in particolare, ha organizzato, a Triuggio, un importante convegno sulla Chiesa cattolica in Cina con esperti da tutto il mondo.

Padre Giancarlo ha portato a compimento con fedeltà la vocazione missionaria, vissuta secondo il carisma del Pime. Come Pietro nel racconto degli Atti degli Apostoli, è stato testimone delle opere grandi di Dio in mezzo a nazioni e popoli diversi. E con parresia, che a volte poteva apparire durezza, ha cercato con tutto se stesso di trasmettere l’esperienza liberante dell’incontro con il Cristo risorto.