Camminare per la dignità

Camminare per la dignità

È il tema della decima Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, che si celebra l’8 febbraio. Un’occasione importante per dire basta a ogni forma di schiavitù, come sottolinea la coordinatrice di Talitha Kum, suor Abby Avelino

Una rete di reti che è cresciuta negli anni sino ad arrivare a raggiungere più di 560 mila persone in tutto il mondo. Talitha Kum è il network internazionale delle religiose, oggi presente in 5 continenti e 97 Paesi con 58 reti intercongregazionali che portano avanti percorsi di cura, accoglienza e liberazione soprattutto di donne e bambini vittime di tratta e ridotti in schiavitù per varie forme di sfruttamento. A guidarlo dal 2022 è suor Abby Avelino, filippina delle Suore di Maryknoll, animatrice per alcuni anni della rete in Giappone e in seguito coordinatrice per l’Asia. Ha preso il posto della comboniana suor Gabriella Bottani, che per anni ha contribuito ad accrescere e consolidare questo network di religiose impegnate negli angoli più disparati del mondo nel campo della prevenzione, dell’assistenza alle vittime e dell’advocacy.

Secondo il Global Slavery Index 2023 (Gsi), sono circa 50 milioni le persone coinvolte nella tratta nel mondo principalmente per sfruttamento sessuale e lavorativo, ma anche per matrimoni forzati, servitù domestica, arruolamento in gruppi di miliziani o criminali, e varie forme di sfruttamento imposte con la violenza, le minacce, la coercizione o l’inganno.

La tratta di esseri umani, ha dichiarato in più occasioni Papa Francesco che sin dall’inizio del suo Pontificato ha posto molta attenzione al tema, è una «grave piaga sociale che deturpa la dignità umana». Per questo va combattuta con il massimo dell’impegno, per garantire la «tutela dei diritti inalienabili di ogni persona contro qualsiasi forma di schiavitù» e riaffermare i «valori della libertà, del rispetto reciproco e della solidarietà».

Talitha Kum è anche promotrice della Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta voluta da Papa Francesco nel 2014. Quest’anno, nella sua decima edizione, il tema è “Camminare per la dignità: ascoltare, sognare, agire”.

Suor Abby, perché questo tema?
«È un appello rivolto a ciascuno di noi ad aprire gli occhi e le orecchie, a riconoscere la dignità reciproca e ad agire contro la tratta di esseri umani. Siamo chiamati alla trasformazione, a vedere e ascoltare in profondità la realtà di questo fenomeno della tratta e dello sfruttamento. Ascoltiamo tante storie ogni giorno; molte ragazze vengono allontanate dalle loro famiglie e condannate al lavoro forzato; molte donne subiscono la violenza dello sfruttamento sessuale, costrette alla prostituzione contro la loro volontà. Ricordo una giovane filippina che ha chiesto aiuto: “La mia vita è in pericolo. Sono stata venduta due volte dal mio datore di lavoro violento. Voglio tornare a casa!”. È fondamentale riconoscere la realtà, spesso invisibile, della tratta di esseri umani. C’è bisogno di comportamenti, soluzioni, leadership e operatori responsabili per educare efficacemente il grande pubblico, imparare da chi ha esperienza vissuta e adottare nuove soluzioni per affrontare tutte le forme di tratta».

Quali sono, a suo avviso, le situazioni più drammatiche?
«La tratta di esseri umani è presente in ogni aspetto della nostra società e del nostro mondo. È nei nostri vestiti, illumina i nostri dispositivi elettronici, è sulle nostre tavole con il cibo che mangiamo. Nella sua essenza, la tratta di esseri umani è una manifestazione delle gravi diseguaglianze presenti nel mondo. Coloro che detengono il potere sfruttano i più vulnerabili a scopo di lucro. Questo riguarda tutte le persone in tutto il mondo senza distinzione di nazionalità o di posizione geografica. Tuttavia, queste condizioni colpiscono in modo sproporzionato coloro che si trovano in situazioni di povertà o di vulnerabilità, in particolare donne e ragazze».

A che cosa si riferisce in particolare?
«Le crisi globali, i conflitti e le emergenze climatiche hanno un impatto diretto sulla tratta di esseri umani in tutto il mondo. Donne, bambini e giovani sono particolarmente a rischio di tratta e sfruttamento, e ciò avviene per molte ragioni. I trafficanti reclutano sempre più persone on line, dove le generazioni più giovani hanno una forte presenza. Secondo il Rapporto 2020 dell’Agenzia Onu contro la droga e il crimine (Unodc), un terzo delle vittime identificate nel mondo ha meno di 18 anni».

Lei è stata a lungo in Giappone e poi coordinatrice per l’Asia di Talitha Kum: quali sono le sfide più grandi per questo continente?
«Uno sconcertante 62% della stima globale delle vittime di tratta si trova in Asia e nel Pacifico. Molti Paesi continuano ad affrontare gravi crisi economiche a causa dell’impatto della pandemia di Covid-19 e dei conflitti politici. Questo ha aumentato il numero di persone vulnerabili alla tratta, in particolare donne, ragazze, giovani, migranti e rifugiati. Le forme predominanti a livello nazionale e internazionale sono il lavoro, lo sfruttamento sessuale e i matrimoni forzati. Man mano che i problemi economici diventano più pressanti, le persone più vulnerabili rimangono intrappolate nello sfruttamento per sopravvivere. Un ambito che è molto cresciuto è quello del traffico informatico e dello sfruttamento sessuale on line dei bambini».

E in continenti come l’Africa e l’America Latina?
«Un po’ ovunque nel mondo le situazioni più critiche sono legate alle crisi globali, alle guerre, alle tensioni politiche e alla mancanza di opportunità economiche, ma anche a corruzione, ingiustizia, povertà e alle migrazioni forzate spesso dovute anche a siccità e cicloni».

Dunque i migranti, qualunque siano le ragioni che li spingono a partire, continuano a essere tra le persone più a rischio?
«Molti sono costretti a migrare alla ricerca di nuovi orizzonti, senza sapere che lungo il percorso diventeranno facili prede dello sfruttamento nelle sue varie forme e verranno privati dei loro diritti umani».

Anche il numero di minori coinvolti nella tratta è considerevolmente aumentato negli ultimi 15 anni. Quali sono le forme di sfruttamento più gravi? Quali le azioni più urgenti da intraprendere per prevenire questo tragico fenomeno?
«Secondo gli indicatori del Global Slavery Index 2023, la tratta di esseri umani colpisce particolarmente donne e minori sotto i 17 anni, che costituiscono il 70% di coloro che vivono in condizioni di schiavitù. Anche il rapporto dell’Agenzia Onu contro la droga e il crimine evidenzia che i giovani sono particolarmente presi di mira dai trafficanti di tutto il mondo. La tratta di esseri umani è un problema globale e colpisce effettivamente e drammaticamente moltissimi bambini e giovani».

Talitha Kum sta promuovendo molte iniziative proprio con i giovani. Sono sensibili a questo problema?
«La nostra rete ha fatto molto in termini di informazione, prevenzione e advocacy. Ma c’è ancora molto lavoro da fare per denunciare gli oppressori e rendere giustizia alle vittime e ai sopravvissuti alla tratta. Le reti di Talitha Kum, in particolare, desiderano essere coinvolte e coinvolgere, a loro volta, proprio i giovani soprattutto in iniziative di sensibilizzazione, in collaborazione con altre organizzazioni. Crediamo fortemente che a ogni livello – globale, regionale e locale – la risposta della Chiesa cattolica dovrebbe garantire il coinvolgimento, la partecipazione e lo sviluppo di un forte sostegno da parte delle giovani generazioni. Riteniamo che questo sia anche un modo per prevenire e ridurre il numero delle vittime. Talitha Kum, inoltre, ha promosso la realizzazione di un’applicazione social in più lingue per sensibilizzare i più giovani sul traffico di esseri umani attraverso soluzioni innovative on line».

Quali sono le iniziative più importanti per il decimo anniversario della Giornata contro la tratta?
«Il tema è stato scelto dai giovani per stimolarne innanzitutto l’impegno. Saranno loro i protagonisti anche della settimana dal 2 al 9 febbraio, quando si incontreranno a Roma per conoscersi, condividere le loro realtà e invitare altri a continuare il cammino iniziato un anno fa e promosso da Papa Francesco. La settimana avrà tre momenti: la condivisione e l’ascolto delle diverse realtà di tratta nel mondo; la partecipazione alla Veglia di preghiera che si terrà a Roma il 6 febbraio; e infine l’appello all’azione anche attraverso il pellegrinaggio internazionale on line dell’8 febbraio, quando verrà diffuso il messaggio del Santo Padre».


CONVEGNO AL CENTRO PIME

Da dieci anni – da quando cioè Papa Francesco ha promosso la Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta, l’8 febbraio – il Centro Pime di Milano e la Caritas Ambrosiana, in collaborazione con Ucsi Lombardia, organizzano un’importante occasione di riflessione e approfondimento sul tema della tratta degli esseri umani e delle nuove forme di schiavitù in particolare per lo sfruttamento sessuale. Un fenomeno che è drammaticamente presente in Italia e che è in continua e inquietante evoluzione, con sfide sempre nuove che interpellano sia chi cerca di lottare contro trafficanti e sfruttatori sia chi offre vie d’uscita e protezione alle vittime. E anche chi prova a raccontarlo sui media.
“La lunga strada verso la libertà – Dalla schiavitù della tratta ai percorsi di protezione e autonomia” è il titolo dell’evento che si terrà giovedì 8 febbraio dalle ore 18 alle 20, al Centro Pime di Milano (via Mosè Bianchi, 94).
Per l’occasione sarà esposta la mostra “Derive e approdi” del fotografo Luca Meola, che documenta i due progetti antitratta lombardi, a cui collaborano Caritas Ambrosiana e Farsi Prossimo onlus. Il convegno è accreditato per la formazione dei giornalisti e degli assistenti sociali.

Per maggiori informazioni clicca qui
tel. 02.438201 / centropime@pimemilano.com