Il nostro “sì” per sempre

Il nostro “sì” per sempre

Sono sei giovani di cinque Paesi e tre continenti i nuovi presbiteri del Pime che verranno ordinati in queste settimane nelle loro diocesi di origine

«Mi chiamo Amar, provengo dallo Stato dell’Andhra Pradesh nel Sud dell’India. Sono cresciuto in un ambiente missionario grazie alla presenza nella mia parrocchia delle suore dell’Immacolata, che testimoniano l’amore di Gesù attraverso l’apostolato nell’ambito della sanità e facendo catechismo nei villaggi più distanti. All’epoca non c’erano ospedali e le donne rischiavano di perdere la vita durante il parto. Anch’io sono nato nell’ospedale di queste nostre missionarie». Amar Kumar Chigurupati, 30 anni, è uno dei sei diaconi che verranno ordinati sacerdoti del Pime quest’anno. Con lui, due camerunesi – Daniel Keb Louabe e Barnabé Itankoua Yougouda -, un ivoriano, Justin Atha Monton, un giovane della Guinea-Bissau, Colcaba Iano Na Fassa, e un brasiliano, Benedito Lima de Medeiros. Tre continenti, una varietà di provenienze diverse, vocazioni nate spesso a contatto con i missionari e le missionarie del Pime, dalle loro testimonianze di vita, da quell’impegno nell’annuncio e nelle opere sociali di cui ora si faranno carico loro stessi.

«La presenza e la testimonianza di fede di fratel Enrico Meregalli – continua Amar, che sarà ordinato il 6 luglio a Bhimadole, nella diocesi di Eluru, per poi proseguire gli studi di Psicologia a Roma – mi hanno ispirato tantissimo. È in India da quasi 50 anni. È un falegname, testimonia la sua fede in Gesù attraverso il lavoro, forma i ragazzi poveri tramite la scuola tecnica e l’officina, dove insegna un mestiere che permette loro di avere una vita dignitosa. Oltre a questo si impegna nella cura dei lebbrosi. Anche mio papà lavorava da lui e io con mio fratello, durante le vacanze estive, andavamo nell’officina per imparare e lavorare. Così, anche in me, è nato il desiderio di condividere e testimoniare la fede cristiana che ho ricevuto dai missionari con coloro che nelle terre lontane non la conoscono ancora».

«Anche la mia vocazione è nata nel contatto pastorale con i missionari del Pime della mia parrocchia – interviene Iano, 28 anni, che è cresciuto nella missione di Bambadinca, nel cuore della Guinea-Bissau -. Ed è proprio dedicandomi al servizio dell’altare che ho sentito nel mio cuore un forte desiderio di avvicinarmi a questa chiamata. Fin da bambino ho sempre voluto essere un sacerdote missionario, ma ho cercato di ignorare questa vocazione. Dopo la cresima, che ho ricevuto a 16 anni, la mia vita è cambiata. Ho dovuto iniziare a prendere sul serio quel desiderio d’infanzia che avevo sempre messo a tacere». Iano verrà ordinato il 15 giugno nella cattedrale di Bafatá, di cui fu vescovo un missionario del Pime, padre Pedro Zilli, deceduto nel 2021 a causa del Covid-19. Tornerà in Italia per l’animazione missionaria.

Lo stesso giorno, ma a Garoua, nel Nord del Camerun, riceverà il dono del sacerdozio anche Daniel, 23 anni, destinato in Brasile: «Innanzitutto – dice – la mia vocazione cristiana è nata in un contesto culturale e sociale molto complesso: situazioni di povertà e di diversità di culture, lingue, religioni e credenze. Successivamente, la mia vocazione missionaria è maturata dentro un’esperienza ecclesiale concreta con vari impegni: gruppo dei chierichetti, coro e lettori, e poi come educatore, catechista e segretario della parrocchia. Vedendo la vita dei missionari che vivevano con noi, aiutando le persone povere e condividendo le loro gioie e sofferenze, è nato in me il desiderio di essere come loro. Con l’ascolto della parola di Dio, gli incontri vocazionali, il discernimento e la meditazione, la vita di preghiera e l’aiuto dei missionari, questo desiderio è diventato più forte e chiaro. E così finalmente ho deciso di fare un cammino con il Pime, che mi ha portato fino a questo momento».

Sempre in Camerun, ma la settimana successiva, sabato 22 giugno, verrà ordinato Barnabé, 29 anni, originario di un altro luogo-simbolo della presenza del Pime in Africa: la parrocchia di Saint Joseph di Moutourwa nella diocesi di Yagoua. «Lì ho conosciuto i missionari sin da piccolo: figure come Giovanni Malvestio, che aveva sposato i miei genitori, Antonio Michielan, Xaviour Amba­ti, e tanti volontari dell’Associazione Laici Pime (Alp). La presenza di questi uomini e donne “diversi” da noi, ma che vivevano con noi, è stata per me una curiosità che ha attraversato tutta la mia infanzia. È stata questa la scintilla che ha fatto nascere la mia vocazione missionaria: anch’io volevo condividere la vita di altre persone e di altre culture. Forse inconsapevolmente quel desiderio è stato preceduto da una motivazione superiore, capace di rendere tale impresa possibile: l’intimità con il Signore». «In questo cammino missionario – riflette oggi alla vigilia dell’ordinazione, ma anche in vista del ritorno in Italia per l’animazione missionaria -, il primo confine da superare non è tanto quello geografico, ma quello del proprio cuore. Una volta fatto questo passo, le diversità possono diventare ricchezze per una crescita personale e umana. Ecco perché nel 2019 sono arrivato nel seminario internazionale di Monza con una certa serenità».

Per Justin, invece, 34 anni di Abidjan, la vocazione è nata da… una talare! «Ero attratto dall’abito di un missionario orionino! – ricorda oggi con un sorriso -. Poi ho capito che attraverso quella talare c’era Gesù che mi invitava a seguirlo». Ma perché il Pime? «Perché ha una caratteristica per me importante: i suoi membri lavorano nella diocesi e operano in comunione con essa. Alla base di tutto, però, c’è il fatto che i missionari lasciano il loro Paese, la propria cultura e vita di Chiesa e si fanno accogliere in un’altra parte del mondo, a volte anche più imperfetta di forme e risorse per una comunione ecclesiale vivace. Il Pime chiede ai suoi membri proprio questa disponibilità ad agire in modo disinteressato». Justin sarà ordinato il 13 luglio nella cattedrale di Abidjan e quindi si preparerà ad andare in Algeria.

È ripartito invece dalla Costa d’Avorio – dove ha vissuto negli ultimi tre anni – per far ritorno in Brasile, Benedito Junior Lima de Medei­ros (nella foto) che sarà ordinato il primo luglio ad Almeirim-Pará, nel Nord-est del Paese.