«Musulmani, abbiate più coraggio e salvate Mindanao dagli estremisti»

«Musulmani, abbiate più coraggio e salvate Mindanao dagli estremisti»

La lettera appello di padre Sebastiano D’Ambra, da decenni impegnato con il movimento Silsilah per il dialogo tra cristiani e musulmani nelle Filippine: «Non possiamo più chiudere gli occhi di fronte ai tanti omicidi, massacri, decapitazioni, compiuti spesso dicendo “Bismillah” (“nel nome di Dio”)»

 

Sta vivendo tempi molto difficili l’isola filippina di Mindanao. La battaglia intorno a Marawi – che dura ormai da quattro mesi e ha visto solo in queste ore la liberazione di padre Chito, il sacerdote rapito – ha portato allo scoperto l’ampiezza dei legami su cui il radicalismo islamico può contare anche in questo angolo del mondo. E da questa situazione allarmante nasce questa lettera aperta che padre Salvatore D’Ambra – missionario del Pime, da decenni impegnato a Zamboanga City nel dialogo tra cristiani e musulmani – ha scritto ai leader islamici locali. Pubblicata sull’ultimo numero della newsletter di Silsilah la proponiamo qui in una nostra traduzione.

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Scrivo questa lettera aperta come un amico solidale con voi che soffrite per quanto sta accadendo nella nostra meravigliosa terra di Mindanao. Oso dire la «nostra meravigliosa terra» anche se sono italiano, ma vivo a Mindanao ormai dal 1977 e sono ancora qui a Zamboanga. Questo mi dà il coraggio di scrivere questa lettera a voi leader musulmani. È l’umile voce di un leader religioso cristiano che cammina con voi in questo momento triste della nostra vita a Mindanao. Negli anni Settanta sono stato un negoziatore per l’MNLF nell’area di Zamboanga del Nord, ho studiato e insegnato l’islam. Dopo una dolorosa esperienza nella mia missione di Siocon, nel distretto di Zamboanga del Nord, nei primi anni Ottanta nei sforzi per la difesa delle comunità musulmane, nel 1984 a Zamboanga City ho fondato il movimento per il dialogo Silsilah. Per la Conferenza episcopale dei vescovi delle Filippine sono stato anche segretario nazionale dell’ufficio per il dialogo interreligioso. A quell’epoca ho contribuito a far nascere il Bishops Ulama Forum che oggi si chiama Bishops Ulama Conference.

Queste e molte altre esperienze nelle Filippine e in altri Paesi non mi hanno impedito di restare con voi a Mindanao. Sì, ho continuato la mia missione qui anche quando nel 1992 ho perso il mio caro fratello, padre Salvatore Carzedda, missionario del Pime, ucciso a Zamboanga City per la sua missione di dialogo e di pace. Ho perso anche altri amici e alunni del Silsilah uccisi durante gli anni per lo stesso impegno vissuto nelle aree di Jolo, Basilan e Tawi-Tawi.

Questa lettera è, prima di tutto, un gesto di solidarietà con molti di voi leader religiosi musulmani che state agonizzando in questa situazione e in questo tempo. Alcuni di voi continuano a dire che quanti compiono atti di terrorismo non sono musulmani perché l’islam è una religione di pace. Permettetemi però di ricordarvi che quelli di Abu Sayyaf, l’Isis, il Maute Group, portano il nome dell’islam per compiere atti di violenza e terrorismo. Sono solitamente giovani che dicono di essere musulmani e osano anche dire di essere più musulmani di voi, fino al punto di arrivare a minacciarvi. Alcuni di voi hanno paura di affrontare questa situazione e altri, sfortunatamente, svolgono un doppio gioco, il più delle volte per salvare la propria vita o per trarre un vantaggio in questa situazione. Di fatto soffriamo tutti e per questo faccio appello a voi affinché salviate l’islam e Mindanao dalle mani di quanti usano l’islam, spinti da alcune forze straniere o locali che muovono i fili dietro questa triste situazione.

Da parte dei cristiani c’è paura che in molti casi si sta trasformando in odio. Che cosa possiamo fare? Come possiamo costruire la pace in questa situazione? Come può il governo attuare la Bangsamoro Basic Law in questa fase di terrore mascherata da bellissime promesse, spesso presentate sotto forma di assistenza umanitaria e solidarietà da parte di alcuni politici e altri gruppi locali e internazionali? Non possiamo più chiudere gli occhi di fronte ai tanti omicidi, massacri, decapitazioni, compiuti spesso dicendo “Bismillah” (“nel nome di Dio”).

Permettetemi di dire che la situazione a Mindanao è allarmante e faccio appello al vostro coraggio, al vostro senso di responsabilità e al vostro amore per il vero messaggio di pace dell’islam. Non accontentatevi dei soli gesti di buona volontà che vediamo di tanto in tanto come esempio della bontà dell’islam. Sono anch’io testimone di tanti di questi segni di bontà tra i musulmani e ne faccio tesoro e vado avanti nella mia missione con speranza e amore per tutti.

Sono con voi e con gli altri bravi musulmani e cristiani che continuano la missione di amore con Silsilah e gli altri gruppi che fanno del loro meglio per costuire la pace. Ma questo non è sufficiente. Vorrei vedere più coraggio da parte vostra. Non abbiate paura. Il Santo Corano vi ricorda: «O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù, affinché vi conosceste a vicenda. Presso Allah, il più nobile di voi è colui che più Lo teme» (Sura 49,13). Bene, voi come leader religiosi musulmani oggi avete la possibilità di salvare vite in molti modi. Ma se non agite ora con un senso di urgenza altri che si proclamano musulmani continueranno a opprimere e a uccidere, e sono anche pronti a farsi uccidere, guidati dalla loro fede che così facendo potranno guadagnarsi il paradiso.

Vi prego, accogliere questa lettera aperta come un segno di amicizia e di grande rispetto per la vostra religione e per i molti musulmani di Mindanao che stanno soffrendo. Silsilah continuerà la sua missione. Farò anch’io la mia parte, ma vi prego fate di più insieme in una forma di Ijma (consenso) per il bene comune di tutti. Questa è la mia speranza e la mia preghiera.

Padayon! (Andiamo avanti!)

padre Sebastiano D’Ambra
fondatore del movimento per il dialogo Silsilah