Ribat, il cardinale della Papua Nuova Guinea

Ribat, il cardinale della Papua Nuova Guinea

Chi è l’arcivescovo di Port Moresby che papa Francesco ha deciso di elevare alla porpora e che cosa significa la sua nomina per la Chiesa di questo Paese dell’Oceania dove ancora solo un terzo delle diocesi sono rette dal clero indigeno e molte parrocchie sono prive di un prete

 

«Il nuovo arcivescovo è passato e ha lasciato in casa un bel pezzo di carne di maiale». «Cosa?», rispondo incredulo ai ragazzi che vengono a cercarmi per darmi la buona notizia. È il 25 marzo 2008 e il vescovo John Ribat assume il giorno dopo la responsabilità della diocesi di Port Moresby, capitale della Papua Nuova Guinea. In qualche modo Ribat diventa un “capo” ed è con doni di quel tipo (il maiale, le conchiglie e i tuberi più corposi) che si festeggia nei paesi del Pacifico. Mons. Ribat in realtà non ci è sconosciuto, avendo già affiancato l’anno prima, come vescovo coadiutore, il francescano australiano Brian Barnes prossimo a ritirarsi per raggiunti limiti di età. Ci resterà vicino anche negli anni successivi, in cui siamo impegnati nei lavori di ampliamento della scuola della missione e nella costruzione del nuovo centro pastorale, oltre che nel recupero sociale e spirituale di un quartiere (Tokarara) molto degradato e tra i più malfamati della capitale.

Mons. John Ribat sarà creato cardinale a Roma il 19 novembre prossimo, quattro giorni dopo il cinquantesimo anniversario dell’erezione delle diocesi della Papua Nuova Guinea nel 1966, che segnò il passaggio dalla fase strettamente missionaria dell’evangelizzazione a quella di una struttura di Chiesa fondamentalmente delineata. I primi missionari francesi del Sacro Cuore (MSC) erano arrivati nel 1892 nei villaggi di Matupit e Nodup, sulle coste settentrionali dell’isola di Nuova Bretagna, ma vi avevano incontrato resistenza. A Volavolo, invece, proprio il villaggio di mons. Ribat, erano riusciti a dar vita alla prima parrocchia sul territorio della Papua Nuova Guinea. Alcuni anni più tardi altri missionari della stessa congregazione, risaliti via mare dall’Australia, sarebbero sbarcati sull’isoletta di Yule, al largo della costa sud della Papua Nuova Guinea. I verbiti invece sarebbero stati i primi a stabilirsi a nord, nell’area ora occupata dalle diocesi di Wewak e Madang. Questi tentativi facevano seguito a quelli falliti dei maristi francesi e dei primi missionari milanesi del Pime sull’isola orientale di Woodlark tra il 1847-’55.

Oggi la Chiesa cattolica in Papua Nuova Guinea conta circa due milioni e mezzo di fedeli, il 25% della popolazione. E’ la confessione cristiana maggioritaria, ma soffre come tutti l’erosione ad opera delle Chiese pentecostali e delle nuove comunità religiose. Con Mons. Ribat ora annovera il primo membro nel collegio dei cardinali, ma la leadership locale rimane fragile. A malapena un terzo delle 19 diocesi sono rette da vescovi indigeni; nessuna ancora delle tre diocesi delle Isole Salomone, che fanno parte della stessa Conferenza episcopale. Il numero dei sacerdoti non cresce in modo sufficiente a rimpiazzare i missionari stranieri, soprattutto europei ed australiani, in forte diminuzione e solo in parte sostituiti da personale asiatico e africano. Molte parrocchie rurali si ritrovano quindi senza prete. Fortissimo invece da sempre l’impegno della Chiesa cattolica nella scuola, soprattutto nelle zone più remote, e nei servizi sanitari soprattutto rurali.

Mons. John Ribat, 60 anni il prossimo 9 febbraio, porterà nel collegio dei cardinali la voce di una Chiesa ancora fortemente missionaria. “From Mission to Church; from Church to Mission” è il motto scelto per la celebrazione dei 50 anni dell’erezione delle diocesi in Papua Nuova Guinea e Isole Salomone; a conferma del fatto che non si può mai considerare concluso l’impegno di evangelizzazione, testimonianza e concreta costruzione della Chiesa locale.