Il servizio pericoloso della politica

Il servizio pericoloso della politica

I timori di un amministratore locale di un Comune di provincia, l’egoismo come nuovo volto della tirannide: nell’editoriale del numero di giugno/luglio di «Mondo e Missione» una riflessione che suona oggi attualissima dopo l’uccisione della parlamentare britannica Jo Cox

 

«Ho intestato l’abitazione ai figli. Mi sono privato di tutto. Non sono più proprietario di nulla, perché in politica oggi non si sa mai cosa può succedere». Parte da questa confidenza di un amico «amministratore locale che ho motivo di ritenere assolutamente onesto», l’editoriale scritto da padre Giorgio Licini per il numero di giugno/luglio di Mondo e Missione. Una riflessione che parla di elezioni in questa stagione che vedrà domenica i ballottaggi in tante grandi città. Ma per arrivare a una riflessione un po’ più ampia sulla politica.

«Ci preoccupa di più ciò che a noi è dovuto rispetto a ciò che noi dobbiamo agli altri – scrive padre Licini -. Il tarlo della tirannide è l’egoismo e il menefreghismo, la presunzione di potere e il volere fare da sé e solo per sé. Il pluralismo ideologico non è un male. Ma veramente ogni opinione è uguale alle altre su temi fondamentali e delicati come l’unione familiare, la vita nascente e morente, la rappresentanza politica legittima solo finché scevra da serie responsabilità penali, il respingimento verso il nulla (di fatto verso la morte) delle vittime di guerre e povertà, che noi stessi abbiamo in larga misura alimentato?».

Sono pensieri che oggi – all’indomani dell’uccisione della parlamentare britannica Jo Cox alla vigilia del referendum sulla Brexit – diventano di drammatica attualità. Insieme a un esame di coscienza possibilmente un po’ più profondo dell’emozione del momento.

«L’orizzonte materiale e terreno e l’individualismo assoluto – scrive ancora padre Licini – pregiudicano un livello alto di convivenza, fatto di cura e di responsabilità prima che di diritti, e che coinvolge elementi essenziali di umanità: l’amore fedele in un contesto culturale così fluido, il contrasto alla solitudine e alle sempre più diffuse malattie della psiche, l’accoglienza dei poveri e dei profughi, l’amministrazione onesta e sincera delle comunità, del territorio e dell’ambiente. Sarà forse il caso di abbandonare la presunzione di sé e una dimensione sempre più orizzontale della vita e dei comportamenti per riprendere in mano il Vangelo come testo insuperabile di educazione a un livello più alto di responsabilità e cura reciproca?».

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