Dove il virus non si vede ma fa paura lo stesso

ERMONADE
«In mezzo a questa quotidianità precaria, ho sempre la consapevolezza che, in qualunque situazione, Dio è più grande»

 

Quest’anno vi racconterò un po’ delle mie avventure missionarie in questa terra piena di sorprese, misteri e fascino che è la Guinea Bissau. Inizio parlando di come stiamo affrontando la pandemia di Coronavirus, un evento destinato a spingerci globalmente a ripensare il nostro stile di vita, per cercare nuove vie. Vivere questo momento qui significa trovarsi di fronte a due facce di una medaglia. In un certo senso, infatti, l’emergenza è affrontata con più “tranquillità”, perché la grande maggioranza della popolazione, seppure informata dei fatti e del pericolo, è convinta che il rischio non la riguardi. Così, le persone camminano per le strade senza precauzioni, quasi sempre senza mascherina oppure indossandola e maneggiandola in modo scorretto; il distanziamento sociale è inesistente.

L’impressione è che non stia accadendo nulla, sebbene le statistiche (probabilmente al ribasso) parlino di circa 2.500 contagiati e una cinquantina di vittime, su una popolazione di circa un milione e mezzo di abitanti. Dall’altra parte, se riflettiamo sulla reale situazione e osserviamo ciò sta accadendo nel resto del mondo, ci assale lo sconforto, perché se saremo colpiti allo stesso modo non ci sarà molto da fare. Il sistema sanitario del Paese è precario e insufficiente, le terapie intensive sono presenti solo nella capitale Bissau e i posti sono pochi. All’inizio della pandemia sono stati acquistati due respiratori, ma ora mancano anche le bombole per l’ossigeno. È facile immaginare il caos e la tragedia che potrebbero attenderci se il virus si diffondesse con la stessa velocità e aggressività di altre zone.

Tuttavia, si cerca di reagire. Il governo fa quello che può. Da settembre vige lo stato di calamita ed è nato un Alto Commissariato per il Covid-19. Le scuole sono rimaste chiuse da marzo a ottobre, le chiese e le moschee fino ad agosto e, adesso che sono state riaperte, tutti sono invitati a seguire le misure precauzionali previste dal governo. Le ong, la Croce Rossa e la Chiesa stanno facendo un ottimo lavoro nel campo della prevenzione. La Caritas diocesana ha creato una “cellula di Emergenza Covid-19” che dall’inizio della pandemia sta investendo molto nella distribuzione di materiale igienico e di protezione, come candeggina e mascherine, mentre attraverso le radio e una campagna su manifesti sta sensibilizzando la gente alle corrette misure di prevenzione e informandola sulle conseguenze della malattia.

In mezzo a questa quotidianità precaria, ho sempre la consapevolezza che, in qualunque situazione, Dio è più grande: se ci fidiamo, Lui sarà dalla nostra parte e ci farà uscire più forti da questa prova. Alla prossima.