Giovani fra tradizione e “modernità”

BAMBARAM
Alcuni giovani, in Guinea, sono un esempio positivo di come tradizione e modernità possano convivere.

Willbointche (in lingua balanta significa “cosa bella”) è una ragazzina che frequentava la nostra scuola elementare in un villaggio della Guinea Bissau.

All’età di sei anni, la famiglia l’aveva già promessa in sposa a un uomo molto più vecchio di lei, che aveva già due mogli. La bambina non voleva accettare quell’imposizione e ogni volta che veniva chiamata per dare un segnale di accettazione si rifiutava, nonostante il papà e lo zio insistessero perché avevano già stipulato il contratto con lo sposo. Ero andata a trovare la famiglia per chiedere di lasciarle finire la scuola prima di darla in matrimonio. Avevano accettato e così Willbointche era riuscita a terminare la classe sesta, che corrisponde alle nostre medie. Un giorno che ero andata a visitare la scuola, la ragazzina mi aveva chiesto un passaggio per andare in città. Era vestita in modo moderno, con jeans e capelli ben sistemati. Allora le ho detto: «Io ti porto in città, ma poi per tornare non ci sono più mezzi di trasporto». E lei mi risponde: «No, io non torno più, non voglio sposare quell’uomo». Sono rimasta senza parole, ma non potevo lasciarla lì. Per anni l’ho persa di vista e non ne ho saputo più nulla. Finché qualche tempo fa ho partecipato a un incontro con varie organizzazioni presenti in Guinea. A un certo punto mi si avvicina una ragazza ben vestita con uno stile elegante e mi chiede se mi ricordavo di lei. Era impossibile riconoscerla. Allora mi ha detto che era Willbointche.

Dal giorno in cui l’ho portata in città ha continuato a studiare ed è arrivata a laurearsi in diritto. E ora difende le ragazze che fuggono dal matrimonio forzato. La famiglia adesso è orgogliosa di lei. E io l’ho abbracciata felice e meravigliata. Ecco un esempio positivo di come tradizione e modernità possano positivamente stare insieme. Quando sono arrivata in Guinea, dopo lo studio della lingua locale, il criolo, guardavo incuriosita questi giovani. Lavoravo con loro, in particolare con le ragazze. Mi rendevo conto che, come in tutti i Paesi, i giovani sono figli dell’incontro tra tradizione e modernità, passato e futuro, legati alla memoria e con un desiderio forte per tutto ciò che è innovativo.

La globalizzazione sta segnando il mondo intero e anche la Guinea non ne è esclusa, in particolare il mondo giovanile. L’essere “moderni” spesso corrisponde a vestirsi come in Occidente e copiare certi atteggiamenti. Purtroppo questo incontro fra cultura tradizionale e cultura occidentale fa nascere false illusioni e non libera dai blocchi del passato. È facile che i giovani guineani siano attratto dagli aspetti negativi della società occidentale (consumismo, alcolismo, droga, prostituzione, infedeltà…), senza però liberarsi da antiche superstizioni e perdendo molti valori del passato. Un esempio tipico è proprio quello del matrimonio. Tradizionalmente era sacro, ed era impensabile avere figli prima di sposarsi, ora è comune anche in giovanissima età, a volte a 14 o 15 anni, senza prospettive di matrimonio. La poligamia, che aveva la sua dignità perché era un rapporto ufficiale di fronte alla società, è sostituita nelle città con una serie di vite parallele, ovvero una moglie ufficiale e poi altre fuori del matrimonio. Sono situazioni che penalizzano la donna e soprattutto i figli, a causa della loro instabilità.