Il giro del mondo in sei giocattoli

Il giro del mondo in sei giocattoli

Fino al 2 dicembre i padri betharramiti di Albiate ospitano una mostra di giocattoli etnici. Sei giochi da ogni continente per raccontare la diversità del mondo, ma ancor più ciò che lo unisce

 

Il giro del mondo in sei giocattoli. È quanto proposto dai padri del Sacro Cuore di Gesù di Bétharram che nella loro casa di Albiate, in Brianza, hanno allestito una mostra di giocattoli etnici visitabile fino a domenica prossima. I protagonisti dell’esposizione dal titolo “Il mondo in gioco” – promossa dalla congregazione betharramita insieme al centro Betagorà e alla onlus AMICI Betharram – sono proprio giochi provenienti da tutti i continenti.

Si comincia dall’Africa, con il «mancala», un gioco d’intelligenza ad alto contenuto matematico che si gioca in due davanti a un tavoliere. Per la complessità di ragionamento richiesta dalle regole, qualcuno l’ha paragonato agli scacchi: in realtà in tutto il continente nero esistono oltre duecento varianti di mancala, i cui nomi spaziano da «wari» ad «awele». Tipico giocattolo africano è poi il cerchio: gioco “povero” per il quale basta davvero pochissimo materiale di recupero (da un cerchione di bicicletta a una vecchia gomma di moto) e che – proprio per questa sua caratteristica – fino a qualche decennio fa era molto apprezzato anche dai bambini europei.

Dall’Asia arriva invece il «kendama», il cui obbiettivo è sfruttare la propria abilità per far entrare una pallina in una coppa: praticato soprattutto in Giappone, anche in questo caso ne esistono versioni europee, dal «bilboquet» francese al «mirabocchin» nato a Milano. Ha origini giapponesi anche il «jianzi», una specie di volano che da giocattolo si è trasformato in una vera disciplina sportiva la cui pratica è incoraggiata con un campionato nazionale.

A rappresentare l’America latina ci pensa invece il «maromero» messicano: un equilibrista in legno facile da costruire ma anche da decorare che lascia  spazio alla creatività dell’autore-bambino. Infine, per l’Australia la mostra propone il notissimo boomerang: un gioco, ma anche uno strumento usato dagli aborigeni australiani per allenare i bambini all’arte della caccia.

I giochi in mostra dimostrano dunque due cose: da una parte ogni Paese ha i suoi divertimenti tipici, dall’altra ci sono però i giochi che uniscono il pianeta, perché sono conosciuti dai bambini di tutto il mondo come la palla, le bambole, l’aquilone, la trottola, la corda per saltare, le macchinine, i peluche, le biglie e le costruzioni… Giochi davvero universali che uniscono i popoli perché non conoscono confini.

Infine, la mostra – che da gennaio sarà aperta anche alle scuole elementari che prenoteranno una visita – dedica una finestra sui giocattoli della Repubblica Centrafricana dove i missionari betharramiti italiani continuano a lavorare con passione e coraggio, in un Paese che versa in condizioni sempre più critiche per colpa di un conflitto che non accenna a migliorare. “Il mondo in gioco” pensa anche a loro: ogni donazione servirà infatti per costruire una scuola con campi da gioco in un villaggio nel nord ovest del Paese, destinata ad accogliere più di duecento bambini.

 

Foto: Una bambina del Centrafrica gioca con il cerchio