Kenya: l’importanza di Bernadette

Kenya: l’importanza di Bernadette

La Chiesa cattolica del Kenya ha scelto una donna a rappresentarla nell’organismo che dovrà selezionare la commissione elettorale. Ecco perché è una scelta importante.

I vescovi kenyani hanno deciso che sarà Bernadette Musundi a rappresentare la Chiesa cattolica in un organismo di nove membri che dovrà selezionare la nuova Commissione Elettorale del Kenya, in vista delle elezioni presidenziali che si terranno fra un anno, il 7 agosto 2017. La questione non è di poco conto. In Kenya questo processo rappresenta la speranza di un meccanismo democratico di controllo della regolarità delle elezioni da parte della società civile.

L’opposizione, che aveva contestato i risultati elettorali del 2013, è sul piede di guerra. Lo scorso maggio diverse città – tra cui la capitale Nairobi, Mombasa e Kisumu – sono state teatro di scontri tra la polizia e i sostenitori del principale partito di opposizione Coalition for reform and democracy (Cord), che ha accusato la (ormai ex) commissione elettorale di corruzione e di aver gestito in modo scorretto le precedenti elezioni.

Le elezioni presidenziali si terranno dieci anni dopo quelle che, nel 2007, hanno fatto sprofondare il Paese nella violenza, causando più di mille vittime civili e costringendo 600 mila persone a fuggire. Una violenza nata dalle contestazioni dei risultati, che aveva pericolosamente alimentato il fuoco delle divisioni etniche all’interno di una nazione in cui convivono 16 gruppi principali e 250 tribali. Il Kenya è anche un Paese multireligioso: i cattolici sono il 25% della popolazione, i protestanti il 47%, i musulmani l’11% e il 9% professa le religioni africane tradizionali.

Preso atto del clima di tensione crescente in vista delle prossime elezioni, il Consiglio interreligioso del Kenya ha fatto «appello a tutti i politici, con i loro interessi consolidati, affinché cessino di trasformare le elezioni in una questione di vita e di morte per i keniani». Questo organismo – al quale aderisce anche la Conferenza Episcopale del Kenya, oltre a diverse altre confessioni cristiane, musulmane e induiste del Paese – nei mesi scorsi ha lanciato l’allarme in particolare sulla creazione di milizie violente legate ai partiti. «Siamo particolarmente disgustati che politici e aspiranti tali a diversi livelli stiano creando milizie il cui solo intento è di portare la violenza ai keniani» hanno scritto i membri del Consiglio. «Tutto questo deve essere fermato immediatamente. Predicate e praticate la pace piuttosto che creare strutture di violenza” esortano i leader religiosi. Un appello, poi, viene lanciato anche ai mass media, affinché non diano seguito alla propaganda basata sulla divisione etnica e tribale, favorita da alcuni politici, tramite i social network».

Nei prossimi giorni, dopo lo scioglimento della precedente e contestata commissione elettorale, bisognerà crearne una nuova. Ogni confessione religiosa ha nominato un proprio rappresentante che, insieme ai quattro designati dalla Parliamentary Service Commission, dovranno poi scegliere 11 nomi da presentare al Capo dello Stato. Il Presidente sceglierà poi da questa lista di nomi, sette persone, una come Presidente e sei come Commissari a tempo pieno della nuova Commissione elettorale. La due Camere parlamentari avranno sette giorni di tempo per valutare le persone scelte dal Presidente e approvarne la nomina.

I vescovi cattolici hanno scelto come rappresentante della chiesa Bernadette Musundi, di professione avvocato e impegnata nella difesa dei diritti delle donne. Per due volte è stata presidente di un’organizzazione non governativa, Maendeleo Ya Wanawake Organisation (MYWO), che conta in tutto il Paese 600 mila gruppi per un totale di due milioni di donne iscritte. Plurilaureata, ha servito come segretario permanente nell’ufficio della vicepresidenza del Kenya. Attualmente dirige l’organizzazione non governativa Link Africa Development Initiative, nata con l’obiettivo di sostenere iniziative dal basso della comunità locale potenziandole con l’obiettivo di alleviare la povertà. È membro del direttivo del Kenya di Transparency International, organizzazione che in tutto il mondo si batte per il buon governo e denuncia i casi di corruzione. Per i vescovi del Kenya è la persona giusta.