Stop alle imitazioni cinesi: l’Egitto apre la sua fabbrica di riproduzioni archeologiche

Stop alle imitazioni cinesi: l’Egitto apre la sua fabbrica di riproduzioni archeologiche

L’Egitto si sta preparando all’inaugurazione della prima e più grande grande fabbrica di souvenir del Medio Oriente. Per preservare i diritti di proprietà sul patrimonio archeologico come alternativa ai prodotti made in China.

 

L’Egitto vuole riprendersi i souvenir. E per questo sta per inaugurare la più grande fabbrica di riproduzioni archeologiche di tutto il Medio Oriente. Dietro alla mossa c’è una dato di fatto: i prodotti cinesi stanno sempre più invadendo sia il mercato locale che quello internazionale; articoli venduti a un prezzo inferiore e di bassa qualità, al punto che spesso i turisti lasciano il Paese con i souvenir danneggiati. Inoltre, osservando attentamente le repliche cinesi, si può notare la somiglianza ai tratti somatici tipici del popolo cinese, più che di quelli degli antichi egizi. Per questo motivo il capo archeologo del Ministero del Turismo e delle Antichità, Magdy Shaker, ha spiegato al sito Al Monitor che dovrebbero essere gli egiziani stessi a disegnare tali manufatti, creandoli osservando il patrimonio originale.

La fabbrica, situata nella zona industriale della città di Obour nel governatorato di Qalyubia, aprirà le porte nel primo trimestre del 2021, anche se la data precisa è ancora sconosciuta. Un plesso di diecimila metri quadrati, per un costo complessivo di 100 milioni di sterline egiziane (6.38 milioni di dollari), ospiterà 44 artisti specializzati in vari campi, dalla scultura, al disegno, alla pittura, alla ceramica, alla lavorazione del legno e del metallo. La fabbrica sarà equipaggiata con le ultime tecnologie, e disporrà di linee di produzione manuali e meccanizzate per la fusione dei metalli. Inoltre, ci sarà una sala d’esposizione per mostrare le riproduzioni che vengono prodotte.

Nel 2011, a seguito alle modifiche apportate l’anno prima alla legge sulla protezione delle antichità, per proteggere i diritti di proprietà intellettuale e a far rivivere l’antica arte egiziana, il ministero aveva istituto un’unità che produceva modelli e repliche archeologiche, con un volume di produzione medio tra i 30 e 40mila pezzi all’anno e con vendite che hanno superato i 25 milioni di sterline (circa 1.6 milioni di dollari). La nuova fabbrica espanderà la produzione dell’unità, aumentandone la capacità di centinaia di volte rispetto alla produzione attuale. Si prevedono profitti di 10 milioni di sterline (circa 638mila dollari) all’anno in meno di tre anni.

Il progetto, secondo gli archeologi, avrà un impatto positivo sull’economia e sul turismo. Per ottenere grandi vendite, i bazar della fabbrica saranno situati dentro le attrazioni turistiche. Tuttavia, in molte parti dell’Egitto, specialmente nel villaggio di Qurna, situato sulla riva occidentale del Nilo, l’industria delle antichità contraffatte è fiorente, specialmente nel campo delle sculture e delle piccole riproduzioni archeologiche. Per questo, ogni prodotto avrà un timbro speciale del Consiglio Supremo delle Antichità e un certificato che ne attesta l’originalità, oltre a un codice a barre per meglio identificare e proteggere i prodotti della fabbrica dalle contraffazioni.