La lotta contro i falsi dell’arte africana

La lotta contro i falsi dell’arte africana

La popolarità dell’arte africana è stata accompagnata da una crescita nella produzione di opere contraffatte. Ma dall’Università di Pretoria in Sudafrica arrivano delle possibili soluzioni

Da sempre il mondo dell’arte ha dovuto far fronte alla produzione di opere false spacciate per originali. Ultimamente però, questa attività illegale ha preso di mira l’arte sudafricana, in particolare i lavori di un gruppo di artisti chiamati “black modernists”, attivi dagli anni ’60 agli anni ’90.

Come riportato da Quartz Africa, la loro eredità a essere quasi del tutto compromessa ormai. Per rendersene conto, basta fare una ricerca tra le immagini di Google digitando il nome di Lucky Sibiya. Secondo uno studio non ancora pubblicato dell’Università di Pretoria, circa il 30% delle immagini che appaiono come risultato della ricerca sono infatti dei falsi, quindi non attribuibili all’artista. Altri pittori colpiti da questo fenomeno annoverano personaggi come George Pemba, Welcome Koboka, Nat Mokgosi, Martin Tose, Dumile Feni, Julian Motau and Eli Kobeli.

Creare dei lavori contraffatti di questo tipo è semplice, come afferma Gerard de Kamper dell’Università di Pretoria, perché non esiste sufficiente materiale di partenza che sia stato pubblicato su questi artisti. Alcuni di loro non figurano minimamente nella letteratura accademica. Così non ci sono riferimenti alla vita degli autori per confermare la paternità delle opere, anche solo stilisticamente.

In più, il costo relativamente poco elevato a cui sono venduti i lavori contraffatti (circa 3500 dollari a pezzo) non funge certamente da stimolo ai rivenditori per controllare in dettaglio la provenienza delle opere e fare degli accertamenti tecnici sulla loro originalità.

La crescita di questo tipo di attività illegale minaccia la reputazione degli artisti e il mercato dell’arte in generale. Se il lavoro di un autore rischia di essere facilmente riprodotto, la domanda diminuisce e le perdite per chi aveva investito in questo mercato possono essere devastanti. Ma l’importanza di combattere questi crimini non deve basarsi solo su questioni meramente economiche. Si tratta prima di tutto di riscattare l’onore di alcuni dei più importanti artisti africani degli ultimi decenni.

La produzione di opere contraffatte si verifica in tutto il mondo e con l’avvento di internet è diventato sempre più difficile tracciare i traffici illegali che riguardano i manufatti artistici. Mancando un’iniziativa che risolva il problema globalmente, sono le singole case d’asta o le gallerie a portare avanti delle solitarie battaglie contro la produzione di arte contraffatta.

Ma come nasce un falso? Sempre secondo Gerard de Kamper, parlando degli studi portati avanti dall’Università di Pretoria, esiste una vera e propria scuola di falsi per i modernisti del Sudafrica (African Modernist Fake School), composta da una o più persone che creano quadri falsi su richiesta, la quale a sua volta proviene da gallerie o case d’asta ugualmente organizzate per lavorare nell’illegalità.

Queste gallerie esistono solo in internet e utilizzano esclusivamente le aste online per vendere la loro merce. Spesso questi venditori affermano addirittura di essere un amico stretto e un parente dell’artista presentandosi con lo stesso cognome. Il tutto è corredato da un falso certificato di autenticità o dalla pubblicazione di libri in cui le opere false fanno la loro apparizione accanto agli originali.

Anche se pochi, i tentativi di affrontare il problema ci sono. Sempre all’Università di Pretoria è stato lanciato un master in cui sarà possibile apprendere le complicate tecniche scientifiche che permettono di individuare un lavoro contraffatto. Per stabilire la paternità di un’opera si parte con una documentazione dettagliata dei dati a disposizione, come il titolo, la data, la firma, le misure dell’opera ecc. Successivamente si cerca di ricostruire la catena di chi ha posseduto l’opera fino ad arrivare all’artista. La firma è analizzata in base ai principi della grafologia. Per esempio, nel caso di Sibiya, si va a notare se la “i” è stata scritta dal basso verso l’alto come era solito fare l’autore, o dall’alto verso il basso, errore in cui incappano più facilmente i falsari. Solo poi si entra sul tecnico con analisi della palette dei colori e ponendo il quadro sotto diversi tipi di luce, da quella ultravioletta fino agli infrarossi per una vera e propria radiografia dell’opera.

Questo settore è relativamente nuovo in Sudafrica, di conseguenza gli istituti africani devono chiedere in prestito le costose attrezzature per le indagini a enti tedeschi o americani. Ma quello di combattere i contraffatti è sicuramente un lavoro di fondamentale importanza per ripulire la reputazione degli artisti dalla macchia di una falsa eredità.