Mozambico: educare è dare vita

Mozambico: educare è dare vita

Da 25 anni, la Congregazione della Sacra Famiglia opera nel paese africano nel campo dell’educazione per dare opportunità ai giovani e creare dialogo e sviluppo

«La nostra Congregazione nasce da una donna che è stata madre e ha perso i figli. Una donna che è stata chiamata a una nuova forma di maternità. Si è infatti dedicata ai molti orfani e ai bambini analfabeti che vivevano a metà Ottocento nelle campagne bergamasche, nella convinzione che la mancanza di istruzione fosse la causa prima della povertà». Così padre Gianmarco Paris, superiore generale della Congregazione della Sacra Famiglia di Bergamo, spiega il carisma e l’ispirazione fondamentale di questo piccolo istituto, nato su iniziativa di santa Paola Elisabetta Cerioli nel 1863 e oggi diffuso in quattro Paesi. Quest’anno, in particolare, celebra i 25 anni di presenza in Mozambico, dove, accanto alle attività pastorali, ha sviluppato molti progetti educativi, dall’asilo all’Università.

«Sin dal nostro arrivo in Mozambico nel 1997 – racconta padre Gianmarco, che è stato lui stesso missionario in quel Paese dal 2004 al 2013 – oltre alla collaborazione pastorale con la Chiesa locale abbiamo deciso di realizzare alcune iniziative in campo educativo. Siamo una piccola Congregazione e siamo consapevoli di poter fare poco, ma questa consapevolezza profonda ci ha sempre spinti a dare concretezza all’espressione più tipica del nostro carisma che è l’educazione». Marracuene, vicino alla capitale Maputo, e Maxixe e Mongue, un po’ più a Nord nella diocesi di Inhambane, sono rimasti i punti di riferimento di una presenza missionaria che sin dall’inizio si è arricchita della collaborazione delle religiose brasiliane del ramo femminile della Congregazione e di molti laici per periodi più o meno lunghi. Insieme, hanno dato vita a molte opere e iniziative per rispondere a esigenze e bisogni diversi, ma sempre con un’attenzione particolare per emarginati ed esclusi, e per tutti coloro che rischiavano di non poter accedere all’istruzione, come molti ragazzi poveri, orfani o disabili.
«Anche il progetto dell’Università – spiega padre Paris – è nato per dare un’opportunità ai giovani del Mozambico che, a metà degli anni Duemila, era all’ultimo posto in Africa in termini di popolazione universitaria».

Fondata nel 2005 in collaborazione con l’Università pedagogica del Mozambico, è partita nel 2006 con tre corsi e 175 studenti. Oggi i corsi sono una ventina e gli studenti oltre 4 mila. «In questi anni, la presenza dell’Università ha contribuito a cambiare il volto della città di Maxixe che si è arricchita di moltissimi giovani studenti che ora lavorano in vari campi, dalla scuola all’amministrazione pubblica al commercio… L’Università è cresciuta non solo in termini quantitativi, ma anche in qualità e solidarietà, grazie a una maggiore formazione del corpo docente e al sostegno agli asili».
E infatti, sia a Maxixe – dove ci sono 8 scuole dell’infanzia – che nelle altre missioni della Congregazione continua l’impegno educativo a tutti i livelli, a cominciare appunto dai più piccoli. E dagli esclusi. A Mongue, ad esempio, accanto alla scuola dell’infanzia presente in parrocchia, si è pensato di realizzare, proprio in occasione dei 25 anni nel Paese, una nuova “escolinha” a Nhamaxaxa per altri 150 bambini. Mentre a Marracuene, dove il 40% degli studenti non riesce a proseguire gli studi superiori, è stata ampliata la scuola secondaria comunitaria Sagrada Família, che oggi conta più di 1.200 alunni. Lì accanto, c’è anche il Centro di accoglienza per minori San Giuseppe che ha riscattato dalla povertà e dal degrado sociale molti giovani.

«In questi 25 anni abbiamo visto il Paese cambiare molto – riflette padre Paris -. Sono migliorate strutture e infrastrutture e anche la situazione socio-economica di molte famiglie. Ma alcune dimensioni fondamentali della vita, legate in particolare all’educazione e alla sanità, non sono ancora adeguatamente sviluppate. Non si serve la popolazione nelle sue esigenze fondamentali. Ancora oggi, troppi alunni dopo le elementari non proseguono la scuola e il livello di istruzione è molto basso. Questo ci preoccupa perché il Mozambico è un Paese molto giovane con circa il 70% della popolazione sotto i trent’anni. Il dolore che sentiamo è vedere che non si investono le energie migliori nell’educazione. Noi continueremo a fare la nostra parte, per cercare di cambiare, attraverso il carisma educativo di Santa Paola Elisabetta, il futuro dei giovani mozambicani, anche grazie a una proposta seria che crei dialogo e sviluppo».
E aggiunge: «Siamo consapevoli di essere una goccia in una vasta siccità di bisogni. Ma sappiamo anche che la logica del Vangelo è quella del seme, che crescendo darà frutti».

Il ricordo di suor Maria De Coppi

Si spingono sempre più a Sud i gruppi jihadisti che dalla provincia settentrionale di Cabo Delgado sono arrivati in quella di Nampula, dove lo scorso 6 settembre hanno attaccato e devastato la missione di Chiepene, uccidendo una missionaria comboniana italiana, suor Maria De Coppi, 83 anni, originaria di Vittorio Veneto. Si sono salvati per miracolo le consorelle e i fidei donum della diocesi di Concordia-Pordenone che erano presenti.
Suor Maria, cugina di un missionario del Pime, padre Paolo De Coppi, e zia di un’altra missionaria comboniana, suor Gabriella Bottani, era in Mozambico dal 1963 e aveva già vissuto gli anni difficili del conflitto civile.