Il Pime si ridisegna, ripartendo dalla origini

Il Pime si ridisegna, ripartendo dalla origini

Mentre si concludono le celebrazioni per i 170 anni di fondazione con un evento a Saronno, domenica 24 luglio, l’Assemblea generale straordinaria del Pime realizza una riforma che ridisegna la “geografia” dell’Istituto nel mondo

Si concludono domenica a Saronno (VA) le celebrazioni per il 170° anniversario di fondazione del Pime. L’evento si svolgerà in tre momenti: una celebrazione eucaristica nella chiesa Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, in piazza della Libertà, alle ore 10.00, seguita da un rinfresco presso l’ex oratorio femminile a fianco della stessa chiesa. Quindi, si procederà alla visita della casa di monsignor Angelo Ramazzotti, fondatore del Seminario Lombardo per le Missioni Estere, germe di quello che dal 1926 sarebbe diventato il Pontificio Istituto Missioni Estere.

Ma mentre ricorda le sue origini, il Pime guarda anche al futuro. Lo scorso maggio, infatti, missionari provenienti da tutto il mondo si sono ritrovati a Bergamo per disegnare il volto di un Istituto che – in un contesto profondamente cambiato – vuole continuare a mettere al primo posto il servizio in missione. Si può riassumere così il senso dell’Assemblea generale straordinaria che ha visto i delegati delle comunità del Pime discutere e approvare la proposta di riforma del capitolo 8 delle proprie Costituzioni, quello che affronta la struttura giuridica e gli organi di governo.

L’Assemblea straordinaria è stato il punto di arrivo di una lunga riflessione iniziata dal 2013 e che in questi anni aveva già visto coinvolti a più riprese tutti i missionari del Pime. Ma perché era così importante oggi rimettere mano alla “struttura” dell’Istituto? «Perché dagli anni Novanta, quando fu stesa l’attuale versione delle Costituzioni, il Pime è cambiato – risponde il superiore generale, padre Ferruccio Brambillasca -. Eravamo 600, oggi siamo 400. E contemporaneamente siamo una comunità dal volto molto più internazionale. Allo stesso tempo, anche se siamo di meno, continuiamo a ricevere richieste per aprire nuove missioni. Di qui l’esigenza di fermarci un attimo a riflettere chiedendoci: la struttura attuale è ancora quella più adeguata? Come rendere più agili i servizi necessari per la vita dell’Istituto e mandare più missionari nei Paesi dove siamo destinati?».

Sono stati 38 i delegati che hanno preso concretamente parte all’Assemblea di Bergamo: missionari di nove nazionalità diverse, espressione anche del volto giovane e internazionale del Pime di oggi. «Non ci siamo nascosti le ansie e paure con cui ciascuno è arrivato a questo appuntamento – hanno scritto nel messaggio finale inviato a tutti i confratelli – ma attraverso un clima di vero ascolto e dialogo le paure sono state fugate ed è cresciuto lo spirito di libertà con cui tutti si sono potuti esprimere contribuendo alla discussione e alle scelte. È stato un toccare con mano l’amore di ciascuno per l’Istituto».

L’Assemblea è stata l’occasione per un confronto franco sulle proposte presentate e alla fine è stato approvato il testo di una riforma complessiva degli organi di governo che ora è stata inviata in Vaticano al dicastero per l’Evangelizzazione per la necessaria approvazione.

Il principale cambiamento previsto è la ridefinizione della “geografia” del Pime: l’idea è quella di raggruppare le attuali quindici circoscrizioni in sette grandi Regioni suddivise in aree per singoli Paesi: Africa (Camerun, Ciad, Costa d’Avorio e Guinea-Bissau), Ame­rica (Brasile, Mes­sico, Stati Uniti), Mediter­ranea (Italia), Asia Meri­dio­nale (India e Bangladesh), Sud-Est asiatico (Thailandia, Myanmar e Camb­o­gia), Asia Orientale (Cina, Hong Kong e Giappone) e Sud Pacifico (Filippi­ne e Papua Nuova Guinea). Alge­ria e Tunisia restere­bbero come oggi sotto la giurisdizione diretta della Direzione generale. In ogni Regione potranno esservi aree di missione o aree di Istituto, cioè dedicate all’animazione missionaria in contesti che non sono di prima evangelizzazione; i missionari svolgerebbero il loro servizio nelle aree di Istituto solo per periodi a termine, per poi ripartire per un’area di missione. Nella nuova struttura i superiori regionali verrebbero nominati dal superiore generale con la direzione generale, con cui si riunirebbero periodicamente in consiglio allargato. I consiglieri rappresentanti di ogni area ed eventuali altri consiglieri verrebbero, invece, eletti direttamente dai membri dell’area stessa. Ciascuna area avrebbe poi il suo economo.

Questi cambiamenti, ora al vaglio del dicastero vaticano, si intrecciano con un altro percorso parallelo che il Pime sta portando avanti: la riqualificazione delle sue presenze nel mondo. «Nell’Assemblea del 2019 che ha eletto l’attuale direzione generale – ricorda padre Brambillasca – ci siamo impegnati a chiederci se siamo davvero dove dovremmo essere. E anche su questo ci siamo dati dei criteri: la fedeltà al nostro carisma con il primato della prima evangelizzazione, del dialogo interreligioso e del servizio ai poveri; e poi lavorare sempre più insieme, tra di noi, con le Chiese locali e anche con gli altri Istituti». «La Chiesa ci chiama con la categoria della sinodalità a vivere l’insieme – hanno scritto ancora nel messaggio finale i missionari riuniti a Bergamo -. L’As­semblea generale straordinaria ci chiama a concretizzare questo aspetto del nostro carisma con uno sforzo comune per accogliere, conoscere e mettere in atto queste riforme con la gioia di chi continua il cammino iniziato».