Il dialogo della fraternità, tra i poveri di Bangkok

Il dialogo della fraternità, tra i poveri di Bangkok

Padre Daniele Mazza, missionario del Pime che ha studiato in un’università buddhista, commenta l’incontro del Papa con i monaci e il patriarca. E sulle parole di Francesco dice: “Quest’estate abbiamo già cominciato a realizzare quel sogno…”

 

Quando abbiamo l’opportunità di riconoscerci e di apprezzarci, anche nelle nostre differenze, offriamo al mondo una parola di speranza capace di incoraggiare e sostenere quanti si trovano sempre maggiormente danneggiati dalla divisione“.

Queste parole di Papa Francesco le ha ascoltate insieme ai suoi amici monaci buddhisti, questa mattina a Bangkok, padre Daniele Mazza, missionario del Pime. Romano, in Thailandia da undici anni, l’incontro con il mondo buddhista l’ha coltivato in una maniera singolare: studiando lui sacerdote all’università buddhista Mahachulalonkorn, una delle più importanti per la formazione dei monaci. Un paio d’anni fa ci aveva raccontato questa sua esperienza su Mondo e Missione. L’anno scorso – poi – ha accompagnato in Vaticano una delegazione di monaci del Tempio Wat Pho, che si trova nel centro di Bangkok. Un incontro che Papa Francesco ha voluto ricambiare oggi, citandolo anche espressamente nel suo discorso.

“Tutta la delegazione, sia i monaci che i laici del Tempio reale Phra Chetupon (Wat Pho) sono rimasti molto colpiti dall’incontro col Papa – racconta padre Daniele -. L’incontro col Santo Padre non è durato molto e anche i messaggi sono stati brevissimi. Ma ad aver colpito la delegazione thailandese è il fatto che Papa Francesco sia andato a salutarli e a stringere loro le mani ad uno ad uno. Quel gesto ha parlato più di tutto il resto. Per i thailandesi è inconcepibile che una persona più importante di te e per di più anziana si alzi e ti venga incontro per salutati: dovrebbe essere il contrario. La mattina, prima dell’incontro, il capo delegazione aveva fatto fare a tutti le prove per vedere come salutare il Papa (con le mani giunte alla Thailandese) e aveva annunciato chi sarebbe andato prima e chi dopo. Papa Francesco invece ha superato tutti i protocolli e si è fatto lui per primo vicino, andando incontro a tutti i membri della delegazione”.

“Anche l’incontro con il Patriarca oggi ha avuto lo stesso sapore – continua il missionario del Pime – . Il Patriarca è andato ad aspettare il Santo Padre alla porta e lo ha accolto andandogli incontro stringendogli le mani a lungo. La simbologia qui in Thailandia dice tante cose. Si sono seduti l’uno accanto all’altro su sedie simili e allo stesso livello. E alla fine si sono ripresi per mano e il Patriarca lo ha accompagnato alla porta. Un simbolo e un’immagine molto eloquente del cammino di dialogo che ci aspetta qui in Thailandia”.

“Potremo promuovere tra i fedeli delle nostre religioni lo sviluppo di nuovi progetti di carità, capaci di generare e incrementare iniziative concrete sulla via della fraternità, specialmente con i più poveri, e riguardo alla nostra tanto maltrattata casa comune. In questo modo contribuiremo alla formazione di una cultura di compassione, di fraternità e di incontro, tanto qui come in altre parti del mondo”, ha detto ancora oggi il Papa rivolgendosi al Patriarca. E il pensiero di padre Daniele è corso a un’esperienza vissuta a luglio.

“Erano undici anni che la sognavo, da quando sono venuto in Thailandia… Con il prefetto della citta’, l’imam e l’abate locale abbiamo portato venti ragazzi buddhisti, venti ragazzi musulmani e venti ragazzi cristiani in dieci quartieri. Poi li abbiamo divisi in gruppetti misti (due buddhisti, due musulmani e due cristiani) e siamo andati a visitare anziani e ammalati di questi quartieri. Siamo stati accompagnati da dipendenti pubblici del comune (assistenti sociali, infermiere e volontari) che lavorano in queste zone e conoscono tutte le famiglie. Si è trattato di un’esperienza unica: la gente del quartiere era meravigliata nel vedere buddhisti, cristiani e musulmani fare questo gesto di carità assieme. Anche a me, per un momento, è sembrato incredibile…Poi però mi sono detto: ma perché deve sembrare incredibile quando invece dovrebbe essere la cosa più normale del mondo?”.

La stessa esperienza padre Mazza l’ha poi vissuta a Nonthaburi, la località nella periferia di Bangkok dove è parroco, insieme al cardinale Kovithavanij – arcivescovo della capitale thailandese – all’imam, al’abate buddhista e alla vice governatrice. “Può essere certamente una delle strade del dialogo interreligioso – conclude -: leader delle diverse religioni che insieme alle autorità pubbliche formino giovani all’apertura e al servizio e con loro scendano tra la gente per servire i più poveri e i più bisognosi. Ci farà tanto bene, a tutti”.