Bolsonaro taglia la filosofia e la sociologia

Bolsonaro taglia la filosofia e la sociologia

Il presidente del Brasile ha liquidato via social le facoltà umanistiche per «focalizzare gli investimenti nelle aree che generano un ritorno immediato al contribuente». E il mondo accademico insorge

 

Settantamila like, cioè cuoricini, che pulsano su Twitter, indelebili. Insieme a oltre 8mila Retweet e più di 21mila commenti, certo non tutti a favore. Ancora una volta Jair Bolsonaro, che sul suo social preferito (dove può vantare oltre 4 milioni di follower) si definisce “Capitano dell’Esercito brasiliano, eletto come 38esima Presidente della Repubblica Federale del Brasile”, sceglie di cinguettare per dare un annuncio al suo Paese e scatenare l’ennesimo aspro dibattito tra sostenitori e oppositori. Dando sostanzialmente l’incarico al suo Ministro dell’Educazione, Abraham Weintraub di chiudere i corsi di Filosofia e Sociologia nelle Università federali. Il tweet di Bolsonaro, datato 26 aprile, recita letteralmente così: “Il Ministro dell’Educazione Abraham Weintraub studia la decentralizzazione degli investimenti per la facoltà di Filosofia e Sociologia”.

Il perché è presto detto. “L’obiettivo è focalizzare gli investimenti nelle aree che generano un ritorno immediato al contribuente, come Veterinaria, Ingegneria e Medicina”, continua il tweet. Nel quale rincuora gli studenti che attualmente stanno perdendo le loro notti sui libri di Filosofia dicendo che coloro che sono già immatricolati non saranno toccati da questa misura. In poche ore il suo cinguettio ha fatto il giro del Paese, e del mondo, e siccome le reazioni dei suoi oppositori non si sono fatte attendere troppo, nello stesso giorno il presidente ha rincarato la dose con un nuovo Tweet nel quale ha cercato di motivare la sua decisione: “La funzione del Governo è di rispettare il denaro del contribuente, insegnando ai giovani a leggere, scrivere e fare i conti e quindi anche un mestiere che generi reddito per la persona e il benessere per la famiglia, che migliora la società nel suo ritorno”. Filosofia e Sociologia, come altre discipline umanistiche, secondo il Governo Bolsonaro non generano reddito, non contriuiscono alla crescita del Pil brasiliano (la maggiore economia dell’America Latina ha chiuso il 2018 con una crescita cumulata dell’1,1% rispetto al 2017: un risultato inferiore rispetto all’1,3 atteso dagli analisti).

Secondo i dati diffusi dal quotidiano Folha de São Paulo, i corsi di Filosofia nelle università federali in tutto il Brasile sono 87, pari all’1,4%, mentre quelli di Sociologia e Scienze sociali sono 111 (1,7%). Gli alunni iscritti a questi corsi sono lo 0,92% per quanto riguarda Filosofia (pari 11.787) e l’1,1% nel caso di Sociologia (14,117), con poche decine di corsi di specializzazione. Percentuali basse che il Governo Bolsonaro ha fatto sue per giustificare una decisione che secondo molti sarebbe assurda e si inserirebbe alla perfezione nel percorso tracciato dal nuovo presidente che pare voler condurre una battaglia contro una presunta “ideologia di sinistra” che secondo lui sarebbe nascosta in queste facoltà.

Non ci sarebbero ancora dettagli concreti su come attuare questa decisione, ma il mondo accademico si è immediatamento sollevato e sentito chiamato in causa. Tra quelli che si sono subito schierati contro a questa assurda proposta c’è Leandro Tessler, docente universitario di Fisica dell’Unicamp, l’Università dello Stato di Campinas, che al quotidiano paulista ha dichiarato: “In nessun posto al mondo ci sono università di prestigio che non abbiamo corsi di Scienze umane, Filosofia, Sociologia e Storia”. Anche in campo politico non sono mancati i più duri attacchi a questa intenzione del Governo: per esempio, il deputato del Partito Democratico Laburista Túlio Gadelha non ha usato mezzi termini dicendo, anch’egli su Twitter, che “Tagliare i fondi alle facoltà di Filosofia e Sociologia mostra il vero progetto di questo governo: l’instupidimento di questo Paese”, perché “I corsi di Scienze umane sono fondamentali per la costruzione dell’idea e del pensiero critico in qualsiasi società. Un popolo che non pensa non lotta per i suoi diritti”. Gadelha ha anche aperto una questione costituzionale dato che la proposta di Bolsonaro andrebbe a intaccare i principi di autonomia delle Università e di libertà dell’insegnamento.