Onayekan: «Il presidente di un Paese da cui i giovani vogliono emigrare dovrebbe dimettersi»

Onayekan: «Il presidente di un Paese da cui i giovani vogliono emigrare dovrebbe dimettersi»

I vescovi della Nigeria riuniti per due giorni per parlare di emigrazione. Il cardinale di Abuja: «Sentire i giovani raccontare che è meglio vivere altrove è il fallimento della leadership di una nazione»

 

«Se fossi il presidente di una nazione dove i cittadini vedono un futuro solo nell’emigrazione non esiterei a dimettermi». È la denuncia lanciata dal cardinale John Onaiyekan, arcivescovo di Abuja in Nigeria, alla vigilia dell’incontro che vedrà per due giorni i vescovi nigeriani riuniti per affrontare il tema dell’emigrazione. Un summit che si annuncia come un duro atto di accusa verso una classe dirigente inacapace di sollevare la testa oltre i propri tornaconti personali.

«Le autorità dovrebbero rendere la Nigeria la casa dei nigeriani e lo stesso vale per altre nazioni africani – ha dichiarato in una conferenza stampa il proporato nigeriano -. Oggi invece sentiamo i nostri giovani insistere nel raccontare che i pascoli più verdi sono altrove anche quando le cose non stanno così. Se vivi in una nazione dove i giovani ti raccontano che è meglio vivere altrove, questo è il segnale di un fallimento di un’intera leadership».

«Se fossi il presidente di un paese come questo – ha aggiunto il cardinale Onaiyekan – e continuassi a sentire frasi del genere dai miei giovani non esiterei un attimo a dimettermi. Ricordo bene bene quando da bambino a scuola, ormai decenni fa, amavo la Nigeria e lo affermavo apertamente perché potevo contare su un governo che si prendeva cura di me e avevo davanti a me delle promesse per il futuro. La situazione di oggi è esattamente l’opposto».

«Quando giro per le strade di Roma, Milano o Napoli e vedo le figlie di questo Paese in vendita sulle strade mi vergogno – ha aggiunto ancora il porporato -. Mi fermo e provo anche a salutarle, ma non riusciamo nemmeno a comunicare perché molte sono state portate via dal villaggio senza nemmeno conoscere un’altra lingua. Tutto quello che sanno l’hanno imparato sulla strada in Italia. E di questo non posso che vergognarmi per il mio Paese».