Celam, con gli ultimi i primi passi dell’Assemblea

Celam, con gli ultimi i primi passi dell’Assemblea

Iniziati in Messico e on line i lavori dell’appuntamento voluto da papa Francesco per le Chiese del continente. Per una settimana riuniti in gruppi di 12 partecipanti di Paesi, età e realtà ministeriali diverse a riflettere sui segni emersi dalla consultazione nella Chiesa e nella società. Laici il 40% dei delegati.

 

La prima Assemblea ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi si è aperta ieri in Messico al ritmo di una bella preghiera di cui sono stati protagonisti tre religiosi afrodiscendenti. Ruperta Palacios, María Suyapa e Venazio Meangi, che vivono in Messico, Honduras e Colombia, sono entrati nella sala dell’assemblea in abiti africani, ballando e cantando la canzone “Tua Palavra é Luz do meu camino” e portando le Sacre Scritture, incenso e una candela. Nel frattempo, la segretaria generale del CLAR (Consiglio Latinoamericano dei Religiosi), Daniela Canavina, e il suo confratello nella congregazione cappuccina padre Jesús García, hanno guidato una preghiera comunitaria.

Questa “intronizzazione della Parola” è stata seguita dai mille partecipanti all’Assemblea della chiesa latinoamericana, un’ottantina di loro (il 7%) lo ha fatto in presenza e il restante 93% attraverso youtube e i social network del Consiglio episcopale dell’America Latina (Celam), organizzatore dell’evento che durerà fino a domenica.

I religiosi in preghiera rappresentano il popolo afrodiscendente, uno dei gruppi più vulnerabili del continente della speranza, come è conosciuta l’America Latina. Nel “Documento per il discernimento comunitario”, punto di partenza per i dialoghi che si terranno durante questa settimana nell’Assemblea Ecclesiale, si menziona il dolore causato a questo gruppo dalla disuguaglianza economica, dalla disoccupazione, dalla mancanza di accesso a un’adeguata assistenza sanitaria, dai “forti tratti di razzismo, esclusione e abuso nelle nostre società” e anche dalla mancanza di sensibilità nella Chiesa sulla realtà e l’identità di questi popoli.

Riuniti in gruppi di 12 partecipanti di Paesi, età e realtà ministeriali diverse, i membri dell’assemblea delle 22 conferenze episcopali che compongono il Celam si scambieranno preoccupazioni, desideri e sogni riguardo ai temi presentati in due grandi blocchi: i segni che sfidano la Chiesa dalla società e quelli che lo fanno dall’interno della stessa vita ecclesiale.

Questi segni, ciascuno dei quali con implicazioni culturali e pastorali, sono emersi dal “processo di ascolto”, che si è svolto tra aprile e agosto e ha raccolto le opinioni di circa 70.000 latinoamericani. I “segni del nostro tempo che più ci sfidano”, dice il documento di lavoro, sono la pandemia, con le sue profonde ferite, soprattutto sui più poveri; la crisi ecologica e il crescente degrado della “casa comune”; la violenza, che aumenta in molte aree; l’indebolimento della democrazia e l’impegno per un’educazione che promuova la giustizia, la solidarietà e la pace.

Dalla vita ecclesiale, l’invito ad essere una Chiesa sinodale ed evangelizzatrice aperta alla diversità sessuale, ai popoli nativi, agli afrodiscendenti e alle persone con disabilità; le realtà molto diverse che vivono oggi le famiglie e i giovani, che chiedono di essere più accolti nella Chiesa e più spazi per partecipare da protagonisti senza imposizioni. Si affronterà anche la pastorale delle città, che più che una condizione sociologica configura un diverso orizzonte culturale; il clericalismo, considerato un grande ostacolo per essere una chiesa sinodale; il dolore e la vergogna degli abusi sessuali, degli abusi di coscienza e dei soprusi nella Chiesa; il posto della donna nella società e nella Chiesa e l'”emorragia” rappresentata dai cattolici che passano ai movimenti evangelico pentecostali.

Oltre ai gruppi di dialogo, il programma ogni giorno prevede una riflessione approfondita, la celebrazione dell’Eucaristia e in alcune serate si reciterà il Rosario e ci sarà anche un’ora di adorazione. C’è una preoccupazione esplicita di “spiritualizzare” l’assemblea. “Abbiamo bisogno di un atteggiamento di preghiera perché non siano semplicemente linee d’azione, contributi o conclusioni; dobbiamo spiritualizzare, approfondire tutto”, ha detto il presidente del Celam, monsignor Miguel Cabrejos, durante una delle due riunioni preparatorie, tenute quindici giorni fa.

Questo è stato anche il cuore del messaggio di Papa Francesco, letto durante la cerimonia di apertura di ieri dal nunzio apostolico in Messico, mons. Franco Coppola. “In un’Assemblea, lo scambio facilita l’ascolto della voce di Dio fino al punto di ascoltare con Lui il grido del popolo, e l’ascolto del popolo fino a respirare in esso la volontà a cui Dio ci chiama. Vi chiedo di cercare di ascoltarvi l’un l’altro e di sentire le grida dei nostri fratelli e sorelle più poveri e dimenticati”, ha detto il Papa.

Oltre alla parola “ascolto”, Francesco ha suggerito ai membri dell’assemblea un altro termine da “prendere in considerazione in modo speciale in questo cammino che stanno facendo insieme”. È la parola “traboccare”. Il Santo Padre ha scritto: “Il discernimento comunitario richiede molta preghiera e dialogo per trovare insieme la volontà di Dio, e richiede anche di trovare modi per superare le differenze affinché non diventino divisioni e polarizzazioni. In questo processo, chiedo al Signore che la vostra Assemblea sia espressione dello ‘straripamento’ dell’amore creativo del suo Spirito, che ci spinge ad andare incontro agli altri senza paura, e che incoraggia la Chiesa a diventare sempre più evangelizzatrice e missionaria attraverso un processo di conversione pastorale”.

Come annunciato, l’Assemblea ecclesiale è composta al 40% di laici e il resto sono vescovi (20%), sacerdoti (20%), religiosi (20%), rappresentanti di altre religioni e altri ospiti. Ci sono il 36% di donne e una vasta gamma di età. Tra tutti i partecipanti, il membro più anziano dell’assemblea è una suora colombiana di 87 anni, e il più giovane è un adolescente di 17 anni dell’Ecuador.

Tra i presenti alla Casa del Lago, la sede dell’episcopato messicano dove si sta svolgendo l’Assemblea ecclesiale, una delle più giovani è Paola Balanza, che a 19 anni rappresenta la pastorale giovanile della regione andina, che comprende il suo Paese, la Bolivia, insieme a Colombia, Perù ed Ecuador.
Per l’Assemblea, Paola e i suoi amici hanno organizzato dei forum tematici in cui hanno raccolto “i bisogni, le paure e le ferite che i giovani hanno”. Ma “abbiamo anche raccolto la fede e la speranza. Abbiamo grandi aspettative per questa Assemblea ecclesiale perché è un grande passo verso la sinodalità, il cammino che ci unisce tutti”, ha detto la giovane durante un momento di testimonianza dei membri dell’assemblea lunedì pomeriggio. Ha aggiunto: “Questa assemblea ci porterà a orientamenti pastorali che metteremo in pratica. Questo sarà il nostro compito, affinché non rimangano solo belle parole”.