Dai poveri delle Villas Miserias alla canonizzazione di Nazaria Ignacia

Dai poveri delle Villas Miserias alla canonizzazione di Nazaria Ignacia

Tra i nuovi santi che papa Francesco ha proclamato oggi in piazza San Pietro – accanto all’arcivescovo martire Romero e a Paolo VI – c’è Nazaria Ignacia March Mesa (1889-1943), la fondatrice di un ordine di suore in prima linea tra migranti e vittime della violenza nelle periferie dell’America Latina, comprese le Villas Miserrias di Buenos Aires. E con una superiora oggi santa che chiedeva apertamente alla Chiesa il diaconato femminile

 

Una donna determinata, con una chiamata a essere missionaria di amore e a servire i poveri: Nazaria Ignacia March Mesa (1889 –1943) oggi verrà proclamata santa. Originaria di Madrid, si trasferì con la famiglia in Messico e, una volta ordinata religiosa, venne mandata in missione a Oruro in Bolivia, dove fondò nel 1925 la congregazione delle Missionarie Crociate della Chiesa (in spagnolo Misioneras Cruzadas de la Iglesia). Suor Delia Báez Espínola, argentina, prova oggi a seguire il suo carisma di vicinanza ai poveri, insieme a tante altre religiose in quattro continenti e ventuno Paesi del mondo. È proprio durante questo suo servizio come Missionaria che Suor Delia ha conosciuto Papa Francesco (all’epoca arcivescovo). Con lui ha operato per sette anni nei sobborghi periferici di Buenos Aires, chiamati Villas Miserias, condividendo difficoltà e soddisfazioni. Erano i tempi in cui Jorge Mario Bergoglio girava con i mezzi pubblici, viveva in un appartamento, si cucinava da solo i pasti, ma era già dedito alla cura degli ultimi della società.

«Quando molti migranti da Bolivia, Paraguay e Perù arrivarono in Argentina, molti bambini non avevano i documenti e quindi non potevano andare a scuola – racconta Suor Delia -. Io e Bergoglio allora fondammo una scuola per questi migranti che funziona anche oggi». La scuola si chiama San Gaetano ed è nella villa 17, luogo malfamato di Buenos Aires. Ancora oggi la missionaria è al fianco dei poveri, cercando di portare avanti il carisma della madre fondatrice Nazaria Ignacia, per la cui canonizzazione ha voluto essere presente a Roma, insieme ad altre consorelle.

«In un momento molto difficile a livello economico nel 1983, quando lavoravo nella Villas Miseria, Nazaria Ignacia ci aiutò – rivela Suor Delia -. Mi trovavo con un gruppo di donne povere e cercavamo una somma di denaro indispensabile per pagare un debito. Il gruppo di donne pregò la Madre Nazaria e una donna venne fuori dal nulla. Nessuno la conosceva o l’aveva mai vista prima, ma aveva con sé esattamente il denaro di cui avevamo bisogno». È un episodio che la colpisce sempre, ogni volta che ci ripensa e le dà forza per tutte le difficoltà che incontra quotidianamente. Le Missionarie Crociate della Chiesa operano in posti complicati e affrontano spesso situazioni di disagio, sfruttamento, criminalità.

«In Honduras c’è molta povertà e la maggior parte dei padri sono fuori a lavorare negli Stati Uniti. A volte mandano denaro per permettere loro di andare a scuola – continua Suor Delia -. La situazione di violenza è molto alta e si sa che molti appartengono alle maras, le gang criminali».

Le Missionarie Crociate della Chiesa non son fatte per scoraggiarsi, tanto che la Madre Ignazia usava dire “Avanti sempre!” (“Adelante, siempre adelante”). «Oggi dobbiamo avere lo stesso coraggio per affrontare le sfide che la Chiesa e la società ci mettono davanti – afferma Madre Daniela Pérez Ortiz, Superiora Generale delle Missionarie Crociate –. Ovunque andiamo, ci troviamo a contatto con la povertà, l’ineguaglianza, l’ingiustizia, le migrazioni, la tratta di persone, l’educazione». Le Missionarie Crociate della Chiesa hanno opere sociali in tutto il mondo come case per adolescenti, case per bambini che hanno subito violenze e la separazione dei genitori. In Guatemala e in Bolivia, per esempio, ci sono case per bambini che hanno subito violenza familiare e in Camerun strutture per bambini di strada a rischio. Il nome della congregazione è stato scelto per mettere in evidenza la totale dedizione ai poveri (“Missionarie”), la militanza nell’amore (“crociate”), l’adesione al Papa (“della Chiesa”).

«La nostra madre fondatrice voleva essere un prete e per questo parlava spesso del diaconato femminile – spiega Madre Daniela -. La promozione delle donne era molto importante, tanto che fu la prima a fondare nel 1933 un sindacato per le donne con l’obiettivo di dare loro istruzione, perché potessero essere attive nella società e nelle loro case».

Tra le Missionarie Crociate giunte a Roma per le canonizzazioni c’è anche Suor María Victoria Azuara, miracolata da Nazaria Ignacia. «Mi ha curato da un’emorragia cerebrale nel 2010 – spiega -. Avevo perso la capacità di parlare, perso la memoria, non sapevo più chi fossi ed ero come un robot. Rimasi in ospedale per tre giorni e poi mi mandarono a casa, ma senza neppure le medicine». Iniziò allora una campagna di preghiera da parte di tutta la congregazione affinché Suor María Victoria potesse guarire. «Dopo undici giorni ho ricominciato a parlare – rivela -. Erano tutti sconvolti, tranne me che potevo parlare di nuovo». Nella risonanza cerebrale fatta di lì a poco, si vedeva chiaramente il danno provocato dall’emorragia cerebrale, tanto che anche i dottori erano increduli. «Non si può spiegare: sono Dio e la mia madre fondatrice che mi hanno curato», sostiene Suor María Victoria. La Consulta medica della Congregazione delle Cause dei Santi ha riconosciuto l’inspiegabilità scientifica della guarigione il 22 settembre 2017, aprendo così le porte alla canonizzazione di Nazaria Ignacia.