Il «teologo della rigenerazione» arcivescovo di Lima

Il «teologo della rigenerazione» arcivescovo di Lima

Al posto del cardinale Cipriani il Papa ha scelto l’allievo di Gutiérrez, il teologo Carlos Castillo. Che a «Mondo e Missione» nel 2016 spiegava: « L’opzione preferenziale per i poveri, ancora attualissima, deve concentrarsi oggi sulle ferite dei giovani»

 

«Il futuro di Chiesa che ci attende in America Latina è più vicino al Regno come progetto accogliente e aperto, che come sistema chiuso e formale, dove i poveri, specialmente i giovani, possano guarire le loro ferite, e diventare soggetti umani e storici di vita feconda».

In un’intervista rilasciata nel 2016 a padre Giorgio Licini per «Mondo e Missione» parlava così sul futuro della Chiesa in America Latina il teologo peruviano Carlos Castillo. Una frase interessante da rileggere oggi che – proprio mentre a Panama è in corso la Giornata mondiale della Gioventù – papa Francesco lo ha scelto come nuovo arcivescovo di Lima.

Nomina di peso quella del pastore della sede primaziale del Perù: Carlos Castillo subentrerà infatti al cardinale Juan Luis Cipriani Thorne, che meno di un mese fa ha compiuto i 75 anni di età, l’età canonica per la rinuncia alla guida di una diocesi. A colpire non è solo la celerità nella sostituzione, ma anche il cambiamento radicale che il Papa ha scelto per l’arcidiocesi di Lima. A prendere il posto di Cipriani, sacerdote della prelatura dell’Opus Dei, ha chiamato infatti un allievo di Gustavo Gutiérrez, il padre della teologia della liberazione, anch’egli peruviano. E tra l’altro proprio Castillo era stato uno dei sei docenti della Pontificia Università Cattolica del Perú che qualche hanno fa erano stati sospesi dall’insegnamento proprio dal cardinale Cipriani, nel mezzo di un braccio di ferro sull’orientamento dell’ateneo cattolico di Lima.

Ma chi è davvero il neo-arcivescovo Carlos Castillo? Nella sua riflessione teologica è molto interessante l’analisi che propone dell’eredità della teologia della liberazione in questo nostro tempo. In una riflessione pubblicata nel 2002 sulla rivista Ad Gentes scriveva: «La sfida maggiore alla spiritualità vissuta fino ad ora in America Latina viene dagli stessi poveri nel loro decadimento personale e sociale, del quale la povertà materiale è solo una parte. Crediamo che questa difficilmente sarà superata a breve termine e tuttavia la Chiesa dovrà ben essere dalla parte dei poveri nelle lotte per superarla! Ci sono però altre cose che si possono fare mentre la povertà continua, cose importantissime e urgenti. La cosa peggiore sarebbe rimanere a lottare contro le strutture senza fare passi avanti riguardo alla crescita umana, di fede, di sensibilità morale delle persone povere, che crollano una a una».

La prospettiva – sosteneva già in quel testo – è quella di un ritorno al primato dell’educazione, anche nella modalità concreta di vivere l’opzione preferenziale per i poveri. Quest’idea è il cuore di ciò che Castillo chiama la «Teologia della rigenerazione», definizione che è anche il titolo di un suo libro pubblicato in italiano dall’Editrice Emi nel 2001.

Si capisce, allora, perché il tema dei giovani per il nuovo arcivescovo di Lima sia così importante. I giovani – spiegava tre anni fa nell’intervista a Mondo e Missione – «vengono distrutti da fenomeni colossali di sfruttamento economico come il commercio di droga, la privazione della terra, la carenza di spazi abitabili e di possibilità di istruzione e di vita familiare, provocando il crollo della speranza per la maggioranza povera». Di fronte a una situazione del genere occorre puntare sul singolo come «soggetto creatore di presente e di futuro, sviluppando le sue capacità “generative”, aiutando le persone a essere non individui che si liberano di tutto gonfiandosi di se stessi, ma arrivando a personalità generative e responsabili, come dice anche il sociologo Mauro Magatti in Italia. I cammini devono essere differenziati e con atteggiamenti flessibili e misericordiosi, più che con norme morali e dottrine».

«All’individualismo dominante – concludeva quell’intervista il neo-arcivescovo di Lima – va sostituita l’individualità generatrice di vita, feconda e non sterile. Il livello umano della liberazione, proposto da Gutiérrez, oggi diventa più urgente. La situazione culturale e sociale è diversa da quella degli anni Settanta e del sorgere della tanto discussa e imprescindibile teologia della liberazione. Ma la necessità di una fede che libera e rigenera la realtà umana rimane la stessa».

Clicca qui per leggere il testo integrale dell’intervista realizzata nel 2016 da padre Giorgio Licini con il teologo oggi nominato nuovo arcivescovo di Lima