Una Conferenza ecclesiale per l’intera Amazzonia

Una Conferenza ecclesiale per l’intera Amazzonia

Sta vedendo la luce in queste ore uno dei frutti del Sinodo di ottobre. Sarà il cardinale Hummes a presiederla;  anche gli indios avranno tre propri rappresentanti nel Comitato esecutivo. Il cardinale Barreto: «Un unico organismo senza nazionalismi, per promuovere insieme un bene molto importante».

 

Sta vedendo la luce in queste ore in America Latina la Cea, la Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia. Ad annunciarlo è stato il cardinale peruviano Pedro Barreto, arcivescovo di Huancayo e già vice-presidente della Repam, l’organismo delle Chiese dei nove Paesi dell’Amazzonia (Brasile, Perù, Colombia, Venezuela, Bolivia, Ecuador, Suriname, Guyana e Guyana Francese) che ha guidato la preparazione del Sinodo svoltosi a Roma nello scorso mese di ottobre. Proprio la nascita di una Conferenza episcopale comune, che istituzionalizzasse la collaborazione tra le Chiese in favore del grande polmone verde dell’America Latina e dei popoli che lo abitano, era stata una delle proposte avanzate dai vescovi stessi al Sinodo.

«Proponiamo di creare un organismo episcopale che promuova la sinodalità tra le Chiese della regione, che aiuti a delineare il volto amazzonico di questa Chiesa e che continui il compito di trovare nuovi cammini per la missione evangelizzatrice, includendo in special modo la proposta dell’ecologia integrale, rafforzando così la fisionomia della Chiesa amazzonica – scrivevano i vescovi al numero 115 del Documento finale -. Si tratterebbe di un organismo episcopale permanente e rappresentativo che promuove la sinodalità nella regione amazzonica, articolato con il Celam (il Consiglio delle Conferenze episcopali latino-americane ndr), con una propria struttura, in un’organizzazione semplice ed articolato anche con la Repam. In questo modo può essere il canale efficace per assumere, a partire dal territorio della Chiesa latinoamericana e caraibica, molte delle proposte emerse in questo Sinodo. Sarebbe il collegamento in grado di articolare reti e iniziative ecclesiali e socio-ambientali a livello continentale e internazionale».

In questi otto mesi i vescovi dell’Amazzonia hanno lavorato all’elaborazione di uno statuto che dovrebbe portare ufficialmente la data di oggi, festa dei Santi Pietro e Paolo, secondo quanto annunciato qualche giorno fa dal cardinale Barreto al settimanale spagnolo «Alfa y Omega». «La dichiarazione costitutiva della Conferenza episcopale amazzonica ha come fulcro l’aiuto alla Chiesa nella sua riforma – ha spiegato Barreto – e, soprattutto, l’applicazione della nostra dottrina sociale in Amazzonia. Tra le altre cose, sappiamo bene quanto gli investitori dell’industria estrattiva abbiano un appetito per le foreste».

«I nove Paesi che compongono l’area amazzonica – ha spiegato ancora il porporato peruviano –  saranno rappresentati dai loro vescovi, sacerdoti, diaconi e anche dalle popolazioni indigene. Non ci sono nazionalismi, né divisioni per Paesi: è la Chiesa di un’unica regione che cerca la protezione di un bene molto importante. Crediamo nell’universalità di questo organismo episcopale che, ad esempio, con la Guyana francese, apre un percorso molto importante con la Francia e l’Europa attraverso il vescovo francese; un percorso che dobbiamo sviluppare con maggiore forza. È possibile che il Brasile abbia un vescovo in più per via delle sue grandi dimensioni. E la rappresentanza degli indios sarà scelta tra i 20 che hanno già preso parte al Sinodo».

 

Questa sera è arrivata anche una nota del Celam che ufficializza la nascita della Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia, accompagnata da un’immagine della sua prima Assemblea costitutiva che – come segno dei tempi in una regione tragicamente segnata dal dramma del Coronavirus – si è svolta il videoconferenza. Vi hanno preso parte rappresentanti delle singole Conferenze episcopali dei Paesi dell’Amazzonia, rappresentanti dei dicasteri vaticani (tra cui i cardinali Baldisseri, Tagle e Czerny) e tre rappresentanti dei popoli indigeni: Patricia Gualinga del popolo Kichwa-Sarayaku (Ecuador), suor Laura Vicuña Pareira del popolo Kariri (Brasile) e Delio Siticonatzi del popolo Ashaninka (Perù).

«La composizione dell’Assemblea – si legge nella nota – riflette l’unità nella diversità della Chiesa e la sua chiamata a una sempre maggiore sinodalità. La votazione del nome, dopo un profondo discernimento nell’attuale fase del processo – Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia – e della sua identità, composizione e regole generali di funzionamento (statuto) sono state approvate in modo unanime dai membri con diritto di voto. Al contempo – prosegue la nota – con enorme speranza e gioia, vogliamo condividere la notizia dell’elezione del cardinale Claudio Hummes (Brasile) come presidente; di monsignor David Martinez de Aguirre (Perù) come vicepresidente. Per il Comitato esecutivo sono stati scelti monsignor Eugenio Coter (Bolivia) come vescovo rappresentante delle conferenze episcopali del territorio amazzonico, insieme alle presidenze delle istanze ecclesiali regionali che accompagneranno questo processo in modo organico: Celam, Repam, Clari, Caritas America Latina e Caraibi e i tre rappresentanti dei popoli indigeni».

«In questi tempi difficili ed eccezionali per l’umanità – conclude la nota -, mentre la pandemia colpisce con forza la regione amazzonica e le realtà di violenza, esclusione e morte contro il bioma e i popoli che lo abitano reclamano un’urgente quanto imminente conversione integrale, la Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia vuole essere una buona notizia e una risposta opportuna al grido dei poveri e della sorella madre Terra, così come uno strumento efficace per assumere, a partire dal territorio, molte delle proposte nate dall’Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per la regione panamazzonica, celebrata nell’ottobre 2019, e un ponte che animi altre reti e iniziative ecclesiali e socio-ambientali a livello continentale e internazionale»