«Vado io». Così parla ancora padre Badiali

«Vado io». Così parla ancora padre Badiali

Esattamente vent’anni fa in Perù veniva ucciso padre Daniele Badiali, missionario di Faenza, icona di un modo di essere giovani oltre l’indifferenza nei confronti della povertà che attraversa il mondo. Una storia che Gerolamo Fazzini ripercorre in un nuovo libro pubblicato dalla Emi

 

Il 18 marzo 1996 veniva ritrovato sulle montagne del Perù il corpo senza vita di padre Daniele Badiali, missionario originario di Faenza, da cinque anni del Paese insieme ai volontari dell’Operazione Mato Grosso. Si concludeva con l’epilogo più tragico un sequestro iniziato due sere prima, quando padre Daniele si offrì come ostaggio in cambio di una giovane volontaria italiana che viaggiava con lui quando il loro pullmino venne bloccato da un uomo mascherato. «Vado io» disse quella sera il missionario con una parola che in qualche modo condensava tutta la sua vita. E proprio questa espressione è il filo rosso della biografia che a vent’anni dalla morte Gerolamo Fazzini dedica alla figura di padre Badiali.

«Vado io. Con i poveri delle Ande per incontrare Dio» recita il titolo del volume, pubblicato dall’editrice Emi e introdotto da una prefazione di Luigi Accattoli. Dal volume – arrivato in questi giorni in libreria – Mondo e Missione pubblica sul numero di marzo una pagina che riassume molto bene il profilo della vita di padre Badiali, prima ancora che della sua morte. Raccontando perché quel «Vado io», iniziato dalla scelta in apparenza piccola di un adolescente di lasciarsi coinvolgere nei campi di lavoro dell’Operazione Mato Grosso, è una strada molto più vicina di quanto sembri alla sensibilità di tanti giovani di oggi.

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