“Yes we can”: il bus-scuola per i bambini migranti

“Yes we can”: il bus-scuola per i bambini migranti

Al confine tra Messico e Stati Uniti, un bus convertito in aula scolastica offre istruzione ai bambini richiedenti asilo che non hanno la possibilità di andare a scuola. Un’iniziativa di Yes We Can World Foundation, inserita da CNN tra gli “eroi” del 2023

Sul confine Messico-USA l’organizzazione non-profit Yes We Can World Foundation – fondata nel 2019 a partire dalla profonda convinzione che ogni bambino abbia il diritto all’istruzione – indipendentemente dal luogo in cui si trova, dallo status giuridico e/o dal contesto economico – porta l’insegnamento ai bambini migranti con un bus convertito in aula. L’idea dei due fondatori, Estefanía Rebellón e Kyle Thomas Schmidt, è nata quando nel 2018 – con l’aumento delle carovane di migranti sul confine – decisero di partire da Los Angeles verso Tijuana insieme ad alcuni amici per portare provviste, vestiti e kit per l’igiene alle migliaia di persone che cercavano rifugio negli Stati Uniti. Una volta visto quello che accadeva e realizzato che mancava uno spazio dedicato ai bambini decisero che dovevano tornare.

La richiesta di asilo, infatti, è un processo lungo, che richiede tempo: possono passare settimane, mesi se non anni prima che venga concesso. E in questo tempo i bambini – che devono affrontare i traumi delle violenze, rapimenti, stupri e minacce – non hanno la possibilità di ricevere un’istruzione. Molti sono in viaggio da mesi o da anni, e hanno difficoltà a frequentare la scuola perché spesso sono in transito. La sicurezza, l’instabilità economica, la povertà, la mancanza di mezzi di trasporto sono altri fattori.

«La gente non si rende conto che si tratta di un processo molto lungo per le famiglie», racconta Estefanía alla CNN che l’ha inserita tra gli CNN Heroes del 2023, persone comuni che fanno cose straordinarie per cambiare il mondo. «Non è che arrivi al confine, chiedi asilo e la tua vita è tutta un arcobaleno. Ci vogliono decenni, molto lavoro e molto dolore».

Estefanía sognava di diventare attrice di Hollywood e si era trasferita a Los Angeles per proseguire la sua carriera già avviata, ma sentiva il peso della crisi migratoria sulle sue spalle perché anche lei era stata una bambina migrante. Originaria di Cali, Colombia, fu costretta all’età di dieci anni a fuggire con la sua famiglia dopo che il padre aveva ricevuto minacce di morte dalle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). I genitori di Estefanía erano entrambi avvocati e il padre anche professore universitario; una volta garantito l’asilo politico a Miami, la madre svolse vari lavori, tra cui la badante, e lui venne impiegato da Walmart, la grande catena americana di negozi al dettaglio. Dopo cinque anni ottennero la residenza permanente – la cosiddetta green card – e dopo dieci anni la cittadinanza statunitense.

E così Estefanía e Kyle – dopo aver preso un migliaio di dollari dai loro risparmi e cercato online insegnanti volontari – sono tornati con tende e materiali necessari per allestire una scuola di fortuna al confine, creandola di fatto da un giorno all’altro e riuscendo a radunare negli accampamenti prima qualche bambino e poi una cinquantina. «Ho pensato: perché non trasformiamo un autobus in un’aula mobile e lo portiamo in tutti i rifugi? – ha raccontato Estefanía -. Abbiamo cercato su Google e YouTube come trasformare un autobus in un’aula mobile». Dopo tre mesi di lavoro con tanto di condivisione sui social, i 54 sedili hanno lasciato spazio a due lunghe scrivanie e a tante piccole sedie, e il bus è stato attrezzato con materiale scolastico e strumenti tecnologici.

Oggi gli autobus-scuola sono tre e possono percorrere lunghe distanze e raggiungere chi ne ha bisogno, contribuendo a fornire un’istruzione di qualità a costo zero, eliminando gli ostacoli che i bambini e le famiglie devono affrontare quando non possono accedere a una scuola vicina a causa della distanza o dei costi di trasporto. Yes We Can conta anche quattro scuole lungo il confine e fornisce una formazione bilingue in inglese e spagnolo che comprende materie come matematica, inglese e arti linguistiche. Inoltre, due corsi ad hoc sul processo di migrazione e sull’intelligenza emotiva supportano i bambini e permettono loro di elaborare ed esprimere ciò che stanno vivendo, cercando affrontare lo shock del trauma subito.

«Ogni volta che ne ho l’occasione, condivido con i bambini la mia storia di immigrata. Voglio che i ragazzi che passano attraverso i nostri programmi capiscano che essere un migrante non è qualcosa di cui devono vergognarsi», racconta Estefanía.

Il programma di Yes We Can – che ad oggi vanta 2 milioni di ore di lezioni svolte a più di mille bambini – è stato accreditato dalla segreteria per l’istruzione in Messico e si rivolge a bambini dai 3 ai 15 anni provenienti da vari Paesi ad alto tasso di migrazione, come Messico, Honduras, Guatemala, El Salvador, Haiti, Venezuela e altri ancora. I programmi disponibili vanno dall’infanzia alle medie; la scuola è aperta tutti i giorni dalle 09:00 alle 15:00, non ci sono vacanze estive o invernali e, anche quando l’emergenza sanitaria del Covid-19 si è aggiunta a quella migratoria, le porte sono sempre rimaste aperte. I bambini vengono immediatamente iscritti a uno dei programmi quando arrivano in uno dei rifugi-partner e dotati di un nuovo zaino pieno di materiale scolastico, due uniformi e un nuovo paio di scarpe; il tutto senza alcun costo per le famiglie e grazie al sostegno dei donatori.

«Le cose accadono e noi ora dobbiamo solo dimenticare il passato, essere più coraggiosi, più intelligenti e non arrenderci mai – racconta una giovane studentessa -. Vorrei essere come Estefanía, voglio aiutare i bambini e costruire qualcosa di bello come ha fatto lei».