Il Messico di Claudia Sheinbaum

Il Messico di Claudia Sheinbaum

La prima volta di una donna presidente nell’emisfero nord dell’America. Sessantadue anni, scienziata ed esperta in politiche ambientali, l’erede politica di Obrador ha davanti a sé la sfida di costruire un Paese più giusto, libero e sovrano. Dopo le elezioni più insanguinate di sempre.

 

«Per la prima volta il Messico e l’America del Nord hanno un presidente donna». Mario Delgado, presidente di Morena, nella sede del partito annuncia commosso la vittoria presidenziale di Claudia Sheinbaum. L’ex sindaca di Città del Messico ha rispettato le previsioni ed è oggi la “presidenta” di uno dei maggiori Paesi del continente americano.

Sessantadue anni, scienziata ed esperta in politiche ambientali, ha sconfitto la sfidante Xóchitl Gálvez che in uno schieramento che andava dal Pan al Pri, storici partiti rivali uniti a un raggruppamento di altre sigle politiche, si è fermata al 28%. Jorge Álvarez per Movimiento Ciudadano si è dovuto accontentare del 10%.

La delfina del presidente uscente Andrés Manuel López Obrador nella piazza del Zocalo gremita di sostenitori a Città del Messico, è stata celebrata mentre le statistiche inviavano i dati dei seggi sparsi nei 32 stati della confederazione.

Il 63,42% della partecipazione cittadina ha fatto superare un altro record, quello del 53% che lo stesso Obrador, fondatore di Morena (Movimento di Rigenerazione Nazionale), aveva ottenuto con la sua elezione sei anni fa.

Il mandato della presidente durerà sei anni e, dopo l’entrata in carica, dovrà iniziare a lavorare sui principi che ha ribadito nella festa della capitale messicana: rendere il Messico un Paese più giusto, democratico, libero e sovrano. Governare un Paese dove circa 80 persone vengono uccise ogni giorno da gruppi criminali che controllano i territori e sono in collusione con le autorità. Non sarà facile, ma la neoeletta ha assicurato che il cammino di rinascita è già iniziato.

Il clima di violenza presente non ha risparmiato il periodo elettorale con 22 candidati assassinati riconosciuti dal Governo. I gruppi di analisi politica indipendenti, come la società di consulenza Integralia ne registrano 34, affermando che questo elezioni – considerate le più importanti – sono state anche le più violente del Messico. Un lato oscuro che è stato opportunamente messo da parte mentre nelle piazze del Paese si festeggiava per la donna che ha saputo conquistare i messicani. La sfidante Galvez ha ammesso la sconfitta, ma ha ribadito l’impegno dell’opposizione a difendere tutte le messicane e i messicani a partire dal godimento dei diritti civili, un lavoro impegnativo dove corruzione e la presenza potente dei narcos condizionano piccole e grandi città.