Myanmar, le Chiese: «Preghiamo e speriamo nel ritorno alla democrazia»

Myanmar, le Chiese: «Preghiamo e speriamo nel ritorno alla democrazia»

A due giorni dal golpe – mentre nella notte di Yangon la protesta prova a farsi sentire e i militari confermano il carcere per Aung San Suu Kyi – il Consiglio ecumenico delle Chiese e la Conferenza dei cristiani dell’Asia inviano un messaggio alle Chiese locali: «I diritti umani e le libertà di tutti i cittadini del Myanmar siano pienamente rispettate e protette»

 

Nella calma imposta dai generali in Myanmar cominciano a farsi sentire le prime voci di protesta. Come racconta AsiaNews facendo il punto della situazione, ieri notte citttadini di Yangon hanno battuto pentole e suonato clacson per far sentire il loro dissenso. Nel frattempo oggi un tribunale birmano ha confermato fino al 15 febbraio il fermo di Aung San Suu Kyi, in attesa di un nuovo processo dove l’accusa strumentale pare essere il possesso di due walkie-talkie importati illegalmente. In questa situazione così delicata il Consiglio ecumenico delle Chiese (World Church Council) e la Conferenza dei cristiani dell’Asia (Christian Conference of Asia) hanno inviato un messaggio di solidarietà ai cristiani del Myanmar che proponiamo qui sotto in una nostra traduzione.

Cari fratelli e sorelle,

il Consiglio ecumenico delle Chiese e la Conferenza cristiana dell’Asia guardano con preoccupazione e grande tristezza i recenti sviluppi in Myanmar, che sono sfociati in un improvviso capovolgimento di anni di riforme per l’emancipazione democratica del popolo del Myanmar. È con profonda preoccupazione che seguiamo i correnti sviluppi nel vostro Paese, specialmente l’improvviso ritorno del regime militare, con il rovesciamento del risultato delle elezioni dell’8 novembre 2020, così come la detenzione figure politiche chiave e di rappresentanti del movimento pro-democrazia e l’escalation della situazione nazionale nello stato di emergenza.

Preghiamo affinché i recenti sviluppi non portino a un’escalation di violenza e sofferenze nel vostro Paese. Chiediamo un rapido e pacifico ritorno alla via della democrazia e facciamo appello affinché i diritti umani e le libertà di tutti i cittadini del Myanmar – inclusa la libertà religiosa e di professare la propria fede – siano pienamente rispettate e protette.

Custodiamo voi Chiese e comunità del Myanmar nella preghiera e nella solidarietà, mentre cercate di consolare e confortare il vostro popolo in questo tempo di profonda ansia e incertezza per il futuro. Preghiamo che Colui che ci ha fatto “rinascere a una speranza viva” (1 Pietro 1,3) vi sostenga e rafforzi nel vostro sforzo di essere testimoni profetici in un tempo come questo. Preghiamo affinché siate rafforzati e sostenuti nel vostro ministero e nel vostro essere testimoni di pace, giustizia e dignità umana.

La nostra fervente preghiera e speranza è che tutte le parti coinvolte si impegnino in un dialogo significativo e costruttivo che porti a una pace duratura e alla riconciliazione in Myanmar. In spirito di solidarietà offriamo l’assicurazione delle nostre continue preghiere e sostegno. Possa Dio onnipotente aiutarci a essere coraggiosi e a trovare rifugio nelle parole della Seconda lettera ai Tessalonicesi: “Lo stesso Signore nostro Gesú Cristo e Dio nostro Padre che ci ha amati e ci ha dato per la sua grazia una consolazione eterna e una buona speranza, consoli i vostri cuori e vi confermi in ogni opera buona e in ogni buona parola” (2 Tes. 2,16-17). Vostri in Cristo

Rev. Prof. Dr Ioan Sauca
Segretario generale
World Council of Churches

Dr. Mathews George Chunakara
Segretario generale
Christian Conference of Asia

Foto: Flickr / Eden, Janine and Jim