AL DI LA’ DEL MEKONG
Nei giorni di quel pellegrinaggio

Nei giorni di quel pellegrinaggio

Map, che non aveva smesso mai di credere e pregare, comincia a supplicare Dio. Lascia ai piedi di una statua della madre di Gesù venerata presso la parrocchia di Siem Riep, un preghiera, anzi una supplica…

«Vi sono giorni in cui santi e patroni
non bastano più…
Bisogna prendere allora il coraggio a due mani
e volgersi direttamente a Colei
che è al di sopra di tutto»
Charles Péguy

Map ha 32 anni, una moglie, una figlia di poco più di un anno e un figlio in arrivo che si chiamerà Giuseppe. Marito e moglie, entrambi cambogiani, sono cattolici e vivono a Siem Riep, la famosa città dei templi di Angkor.

Dopo la laurea in psicologia Map comincia a lavorare per una Ong che si occupa di educazione all’affettività. Fondata da due coniugi di origine belga, Karol and Setha – questo è il nome dell’organizzazione – offre corsi e workshop formativi sui temi dell’affettività, della sessualità e del rapporto di coppia. Nel 2013 sposa Lea che, appena laureata ha già trovato lavoro presso la Japan International Cooperation Agency, l’agenzia per la cooperazione internazionale del governo giapponese.

Entrambi sono soddisfatti. Le agenzie per cui lavorano sono di enorme prestigio, i salari che ricevono più che sufficienti per soddisfare i sogni di una famiglia giovane e la città in cui vivono, a quel tempo Phnom Penh, è in espansione e crescita economica.

Un’ombra però comincia ad addensarsi sopra il cielo di casa, oscurando i loro sogni. Dopo diversi mesi di matrimonio si accorgono di non riuscire ad avere figli. L’infertilità in Cambogia viene spesso vissuta come la peggiore delle sciagure. Per questo cominciano a frequentare cliniche e dottori per provare con la tecnica quello che la natura sembra restia a concedere.

Nei cinque anni successivi arrivano a spendere quasi diecimila dollari, ma senza successo. Lea vive enormi sensi di colpa e suggerisce al marito di cercarsi un’altra donna in grado di garantirgli una discendenza. Map si rifiuta anche solo di pensare a una simile ipotesi. «Ho sposato mio moglie di fronte a Dio e alla comunitå e non sarei riuscito a girare l’angolo per fare altro! Quello che non avremmo ottenuto per natura e nemmeno con la tecnica, ho cominciato a chiederlo altrove anche perché i medici avevano detto più volte a Lea che non avrebbe mai avuto figli».

Nel frattempo anche con la Ong per cui lavora sente che le cose non vanno bene. Percepisce una frattura sempre più forte tra il suo lavoro e la fede che anima la sua vita. Frattura tanto più insanabile per il fatto che la Ong, volendo mantenere un profilo areligioso, costringe Map a censurare la sua fede. Non può parlarne nei programmi e nei workshop. Deve parlare di affettività, di come le persone si conoscono e dovrebbero interagire, di come dovrebbero riconciliarsi dopo i conflitti, ma senza menzionare Dio e quella dimensione spirituale che lui non riesce però a tenere fuori. E per questo decide di lasciare il lavoro. «Non tolleravo questa doppia vita. E non capivo perché avrei dovuto continuare a tacere quello che a me dava e da forza e speranza».

Non solo lascia il lavoro ma, in accordo con la moglie che decide a sua volta di licenziarsi, si trasferiscono a Siem Riep dove vive padre Totet, gesuita filippino, che tanto aveva fatto per il loro cammino di fede. Totet propone loro di lavorare per la parrocchia. «Sono pazzi, dicevano di noi! Lasciare un lavoro sicuro e prestigioso, per cosa?».

Dopo cinque anni di matrimonio, con sempre meno quattrini in tasca e con i medici che avevano gettato la spugna, Map e Lea si ritrovano a Siem Riep soli e ancora senza figli. Map, che non aveva smesso mai di credere e pregare, comincia a supplicare Dio. Lo fa con le lacrime, con la sete dell’anima e con una sempre più filiale devozione alla Madonna. Lascia ai piedi di una statua della madre di Gesù venerata presso la parrocchia di Siem Riep, un preghiera, anzi una supplica: tutto di sé, la sua vita, l’amore della sua vita e la loro sterilità. «Preghiera – scrive Chandra Candiani – è piega / dove stanno le briciole di noi / dove scampiamo e siamo / miracoli del vuoto / sfioritura /… un dire del sangue / ci sono, ci sono» (1).

Nell’aprile del 2018, padre Totet fa un pellegrinaggio in Terra Santa e proprio a Nazareth, presso la basilica dell’Annunciazione, ricorda la comunità cattolica di Siam Riep e in particolare Map e Lea con il loro desiderio di avere un figlio. Totet si attarda nella chiesa mentre i pellegrini del gruppo pensano frettolosamente alla prossima tappa del tour. «Ho semplicente recitato una decina per loro… niente più…», racconta oggi. Quel giorno stesso invia a Map un sms nel quale racconta della visita alla casa di Maria e del ricordo speciale tra i grani del suo rosario.

Tre settimane dopo, Lea avverte dentro di sé qualche segnale e va dal medico. «Aspetta un bambino», gli dice il medico al termine della visita. Ci va una seconda volta, incredula. «Aspetta un bambino», gli ripete. Lea piange. Piange anche Map. Avvisano Totet. Perché tutto sembra avvenuto nei giorni di quel pellegrinaggio. Di quella decina. Di quella supplica. Là, nella casa di Maria, la Madre di Gesù. La primogenita, Marie, ora ha poco più di un anno e il fratellino Giuseppe è in arrivo. Mentre la supplica-vita di Map è ancora là ai piedi di quella statua…

 

  1. C. L. Candiani, Fatti vivo, Torino 2017, 109.