Bangladesh, la solidarietà più forte del virus

Bangladesh, la solidarietà più forte del virus

Il privato che porta in ospedale a sue spese chi per il Covid19 ha paura delle ambulanze, i giovani che aiutano gli agricoltori a mietere il riso, il vescovo accanto ai bambini di strada: storie di chi anche in Bangladesh si organizza per dare una mano ad alleviare i problemi creati dal Covid19

 

Non so quante siano, ma certamente non sono poche anche qui le persone di buona volontà che si organizzano, o collaborano con organizzazioni già esistenti, per dare una mano ad alleviare i tanti problemi che accompagnano la pandemia del Covid 19.

Ambulanze. A Chittangong le ambulanze sono diventate temutissime, perché si pensa che trasportino persone colpite dal virus: anche chi ha problemi gravi di salute e urgenza di ricovero (infarti, incidenti…), rifiuta di usarle, correndo a volte gravi rischi e disagi. Un privato s’è accorto del problema e ha messo a disposizione, a sue spese, quattro ambulanze che fanno gratuitamente la spola in città, garantendo di essersi tenute lontane dal virus.

Mietitura. In varie zone del Paese è tempo di raccolta del riso. Normalmente, lavoratori stagionali si recano in queste aree per la mietitura, ma quest’anno il blocco della circolazione ha reso i viaggi teoricamente impossibili, praticamente molto difficili e costosi, proprio mentre forti piogge fuori stagione stanno mettendo a rischio i raccolti. Molti giovani, spesso studenti delle aree interessate, si improvvisano contadini per aiutare gli agricoltori, così che il preziosissimo riso non vada perduto.

Condivisione. Nel mese di Ramadan, al tramonto si rompe il digiuno quotidiano con una piccola festa che è molto sentita e simpatica (iftar). Si condividono leccornie con parenti e amici, anche con vicini di casa e poveri. Quest’anno ci sono moltissimi nuovi poveri in più, per i quali ricevere cibo diventa questione di sopravvivenza. E ci sono anche più persone che vivono questo “valore aggiunto” del Ramadan: sperimentare, grazie al digiuno, le condizioni di chi patisce la fame, ed essere più generosi con loro – almeno al momento dell’iftar.

Bambini in strada. Fratel Lucio Beninati, Pime, ha chiamato a raccolta la “sua” associazione “Pothosisu seba songho”, che si dedica a “bambini di strada” a Dhaka, e anche a Sylhet. In questo periodo organizza per alcuni di loro distribuzioni di cibo in due zone della capitale. Dopo alcuni giorni, alla distribuzione per bambini si è aggiunta la distribuzione per circa 50 adulti, sperando di calmare l’irrequietezza – e il rischio di reazioni violente – di chi rimaneva a bocca asciutta. A Sylhet, anche il vescovo ha preso parte ad una distribuzione.

Ficcanaso. Sono almeno venti i giornalisti minacciati, picchiati, o fatti arrestare perché hanno pubblicato notizie di abusi nella distribuzione di aiuti, sopratutto riso e altri alimentari, che dovrebbero essere dati gratuitamente, o venduti a “prezzi politici” ridottissimi, e invece “spariscono”.

Blocchi. Da ogni angolo si sente la lamentela: di aiuti qui non si parla… fanno promesse ma non arriva nulla… tutto è finito nei magazzini del sindaco… del prefetto… del parlamentare… e dei loro amici… siamo alla fame… Qua e là, alcuni hanno iniziato a mobilitarsi, organizzando blocchi su strade o incroci di una certa importanza. Finora queste iniziative si sono risolte pacificamente: arriva la polizia con qualche autorità che promette di provvedere, la gente si fida, il blocco è sciolto. Riusciremo a evitare violenze del tipo “assalti ai forni” di cui ci ha raccontato il Manzoni?

 

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