Pace: quando la fanno le donne dura di più

Pace: quando la fanno le donne dura di più

Quando le donne sono incluse in processi di pace, c’è il 20 per cento in più di probabilità che l’accordo raggiunto duri. Lo rivela uno studio citato dalle Nazioni Unite.

«Quando le donne sono incluse in processi di pace, c’è il 20 per cento in più di probabilità che l’accordo raggiunto duri almeno due anni, e il 35 per cento di probabilità in più che duri almeno 15 anni». A rendere pubblici i dati di una ricerca fatta su 156 accordi di pace è UN Women l’agenzia delle Nazioni Unite per la promozione della parità di genere e dei diritti delle donne. L’occasione è il dibattito annuale organizzato dall’Onu su donne, pace e sicurezza, che fa il punto sui progressi fatti dagli Stati membri per l’applicazione della risoluzione 1325 del 2000, che ha considerato il ruolo delle donne nella risoluzioni dei conflitti e nei processi di pace. donne-infografica

Sebbene le donne continuino a dover sopportare l’impatto delle guerre e della violenza nei conflitti, è sempre più riconosciuto il loro ruolo nel costruire la pace. Le Nazioni Unite sottolineano però che, nonostante i reiterati impegni da parte di istituzioni e governi ad includere le donne nei processi di pace, molto resta da fare. L’agenzia UN Women sottolinea che solo il 3 per cento dei caschi blu dell’Onu sono donne. Nei Paesi colpiti da un conflitto, la quota di parlamentari donne è del 4 per cento in meno rispetto alla media globale del 22,7 per cento. Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha invitato di recente tutti gli attori, compresi i governi, a riservare il 15 per cento dei fondi per costruire la pace a progetti che rafforzino la parità di genere e includano le donne nei processi, non necessariamente stanziando fondi aggiuntivi ma anche riconsiderando le priorità.

Nel frattempo è molto spesso la società civile a muoversi. UN Women cita il caso di Debora Barros Fince, avvocato e indigena del popolo Wayuu in Colombia. La sua comunità è stata massacrata dai paramilitari colombiani nel 2004, nel tentativo di far abbandonare agli Wayuu la loro terra ancestrale. Dopo il massacro lei è andata avanti nella difesa dei diritti del suo popolo e ha creato l’organizzazione Mujeres Tejiendo la Paz (Donne che tessono la pace), che lavora con le vittime di violenza sessuale e domestica e ha l’obiettivo di includere le donne colombiane nella costruzione della pace e nella riconciliazione nazionale.