In Amazzonia la radio dei Satere Mawé

In Amazzonia la radio dei Satere Mawé

È nata Satere Ty, un’emittente che parla la lingua delle comunità del rio Andirá. Nuovo frutto della dedizione di padre Enrico Uggé per questo popolo

L’antenna svetta sui tetti della Scuola indigena San Pedro. Per ora la potenza è solo di 25 watt, ma bastano al segnale per raggiungere almeno 36 villaggi dei satere mawé. Sono i numeri di Satere Ty FM 87.9, la radio degli indios del rio Andirá nel cuore dell’Amazzonia. L’ultima fatica di padre Enrico Uggé, missionario del Pime che a questo popolo che rischiava letteralmente di scomparire ha dedicato tutta la sua vita.

Ormai vicino agli 80 anni (li festeggerà a luglio), originario del Lodigiano, padre Enrico ha iniziato a occuparsi dei satere mawé ormai 50 anni fa. Il suo dono più bello a questo popolo è la Scuola indigena San Pedro, un luogo dove non solo i giovani indios dei villaggi imparano la matematica, il portoghese o le tecniche agricole, ma dove si valorizza la loro identità senza pretendere, però, che il mondo intorno alla loro riserva indigena non esista. In questa linea si inserisce anche il progetto di Satere Ty, l’emittente radiofonica che dopo i primi mesi di sperimentazioni è stata inaugurata ufficialmente il 18 dicembre scorso dal vescovo di Parintins, monsignor Giuliano Frigeni, anche lui missionario del Pime.

Una radio a Parintins padre Uggé l’aveva trovata fin da quando era arrivato in Amazzonia nel 1971: il primo vescovo, monsignor Arcangelo Cerqua, uno dei pionieri del Pime in questa terra, già nel 1967 aveva fondato in diocesi Radio Alvorada come mezzo per evangelizzare e informare le comunità isolate. E su quell’emittente padre Enrico per tanti anni aveva tenuto la trasmissione “L’ora felice dei bambini”, con i suoi racconti dalla foresta. Quella stazione però – oggi diventata anche una tv e un sito internet – trasmette in portoghese; ora invece con Satere Ty FM 87.9 si sta realizzando il sogno di un’emittente che parli la lingua degli indios, con un’attenzione particolare alle loro comunità.

L’area indigena satere mawé è composta da più di 60 villaggi e comunità sparse su un perimetro di circa 450 chilometri. Per spostarsi dalla prima all’ultima durante la stagione delle piene ci vogliono quasi 5 ore di viaggio attraverso le anse del fiume Andirá, che diventano ancora di più quando il fiume è in secca. Di qui l’importanza di un mezzo di comunicazione accessibile a tutti, che parli la lingua locale.La radio ha però anche un altro significato particolare per padre Enrico: nel 2020 la pandemia ha messo in ginocchio il Brasile, infierendo in maniera particolarmente dura proprio sulle popolazioni indigene dell’Amazzonia. Anche padre Enrico si è ammalato per il Covid-19: colpito in forma grave è stato ricoverato in ospedale e ha avuto bisogno dell’aiuto dell’ossigeno per respirare. Ed è stato in quei giorni che ha fatto una promessa: “Se guarirò – ha detto – ma soprattutto se le comunità dei Satere Mawé saranno protette in questa terribile prova della pandemia, metterò un’immagine della Madonna all’ingresso della Scuola indigena San Pedro”.

Oggi ha mantenuto questo voto: nello stesso giorno in cui ha inaugurato ufficialmente la stazione radio, monsignor Frigeni nell’area indigena ha benedetto anche una statua a grandezza naturale di Nostra Signora di Lourdes, insieme a santa Bernadette Soubirous. Collocata in un giardino della scuola adesso la Mãe do Satere veglia sulle attività.
E proprio la radio permetterà di dare ulteriore impulso alla vita comunitaria del piccolo popolo del rio Andirá, che nei suoi villaggi conta più di 10 mila persone.

Nel palinsesto – accanto ai notiziari in portoghese rilanciati da Radio Alvorada – ci sarà uno spazio per rafforzare quanto i ragazzi imparano alla Scuola indigena San Pedro, attraverso lezioni a distanza tenute dai professori, importantissime in un’area così estesa. Ma si parlerà anche della vita delle comunità, con interviste ad anziani e giovani nella lingua dei satere mawé. Altro punto fermo della programmazione è la trasmissione delle Messe che permetterà così anche a tante comunità isolate, dove il missionario può arrivare solo ogni due o tre mesi, di unirsi almeno a distanza alla celebrazione domenicale. E poi spazio alle canzoni e alla cultura di questo popolo che pur tra mille difficoltà guarda al suo futuro in Amazzonia.

La gente dei villaggi ha accolto con entusiasmo la novità della radio comunitaria: molti hanno fatto arrivare il loro apparecchio dalla città. Damácio Muniz Viana, 51 anni, ex studente della Scuola San Pedro, oggi in questa stessa realtà insegna la lingua indigena ai ragazzi. «La “nazione” dei satere – ha commentato ai microfoni di Radio Alvorada – sta cominciando a conquistare uno spazio. Con la radio padre Enrico ci ha dato un altro grande beneficio che ci aiuterà molto a comunicare tra di noi, senza dover aspettare che qualcuno porti di persona le notizie da un villaggio all’altro».

Un ulteriore passo in quel cammino iniziato per padre Uggé quando ormai cinquant’anni fa monsignor Cerqua gli chiese di andare a conoscere questo popolo lungo il fiume, evangelizzato secoli prima ma rimasto per tanti anni senza qualcuno che lo accompagnasse. Oggi è una parte di quella Chiesa dal volto davvero amazzonico di cui ha parlato Papa Francesco nel Sinodo che nel 2019 ha voluto dedicare a questa regione del mondo. E con la sua radio ora prova a far sentire la propria voce a tutti.