Da Bangkok ai villaggi una missione, mille sfide

Da Bangkok ai villaggi una missione, mille sfide

IL SALE DELLA TERRA
Inizia questo mese una nuova rubrica a firma di padre Marco Ribolini, missionario del Pime a Mae Suai, che, in occasione della nostra Campagna annuale dedicata alla Thailandia, ci racconterà i tanti volti di un Paese affascinante quanto complesso.

Thailandia: basta solo il nome di questo Paese per far sorgere nella fantasia del lettore diverse immagini: dalle spiagge bianche con il mare cristallino alle foreste incontaminate del Nord, dal grande fiume Mekong ai fiori di papavero del triangolo d’oro, dalla capitale ultramoderna ai villaggi di umili contadini delle risaie… 

Tutte queste immagini descrivono volti diversi di una nazione che vive di grandi opposti e contraddizioni e che cerca di mostrarsi così come i turisti vorrebbero vederla più che per come realmente è. Più ci si avvicina a ognuna delle realtà citate e maggiormente emergono delle sfumature che lasciano intravedere le difficoltà e le tensioni che il Paese cerca costantemente di tenere nascoste allo sguardo distratto del turista. 

In questa realtà complessa e multiforme, i missionari del Pime sono presenti ormai da 50 anni. Una presenza che cerca di coprire idealmente tutte le molteplici forme in cui la missione in Thailandia può essere coniugata: dall’impegno alle porte della grande capitale con i suoi innumerevoli slum, a quello tra i tribali sui monti al confine con il Myanmar. 

Spiagge bianche, una capitale ultramoderna, le foreste del Nord… Immagini che nascondono un altro mondo fatto di tante contraddizioni

Tra le missioni del Nord, quella di Mae Suai in cui io opero, situata sulla direttrice che unisce le due province di Chiang Rai e Chiang Mai, con i suoi 29 villaggi tribali è la più grande ed estesa di tutta la diocesi di Chiang Rai. I villaggi seguiti sono di due etnie diverse: akha e lahu. Questi due gruppi provenienti dal Myanmar e dalla Cina si sono situati proprio in quest’area entrata nell’immaginario collettivo con il nome di triangolo d’oro. Nei suoi 33 anni di vita, la missione di Mae Suai si è distinta sia nei progetti pastorali sia nel lavoro più profondo di inculturazione del Vangelo. Da questa presenza sono infatti nati tutti i libri liturgici e di catechesi scritti in lingua akha e lahu. 

Tutto questo lavoro, accompagnato da uno studio approfondito degli usi e costumi di queste popolazioni nomadi, ha trovato il proprio vertice nella creazione di una commissione formata da rappresentanti di tutte le missioni che lavorano con gli akha (diffuse sul territorio di tre diocesi: Chiang Mai, Chiang Rai e Nakhon Sawan) con l’obiettivo di stilare un nuovo dizionario biblico e teologico ufficiale della loro lingua per poi poter affrontare l’opera fondamentale all’annuncio della fede: la traduzione della Bibbia. Un impegno monumentale che avrà, speriamo, un duplice impatto: offrire delle basi solide e profonde alla fede a cui questo gruppo si sta aprendo e, secondariamente, garantire un riferimento per ogni futuro lavoro di traduzione. Lo stesso Papa Francesco, nella lettera post sinodale sull’Amazzonia, ricordava l’importanza di “dire la fede” con le parole e le forme culturali tramite cui questa può entrare nel profondo dei cuori. 

Oggi la missione di Mae Suai sta cercando di rendere più fruibile e immediato su piattaforme informatiche e social media il grande lavoro svolto finora: l’arrivo dall’Italia di una famiglia di volontari dell’Associazione Laici Pime (Alp) è alla base di questo progetto. Un incontro tra saperi tradizionali e tecnologia che guarda alle nuove generazioni.

Per sostenere la Campagna S 144 “Sale della terra” vedi le modalità sul sito del Centro Pime

 

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