Il lento lavoro della vocazione

Il lento lavoro della vocazione

Tre indiani e un birmano diventano missionari del Pime. Le loro storie testimoniano che lo Spirito chiama con i suoi tempi e i suoi modi

 

È ancora l’Asia a dominare nelle ordinazioni Pime di quest’anno, con l’India a fare da padrona della scena: dei sei diaconi che diventano ufficialmente sacerdoti e missionari del Pime, oltre a due italiani, ci sono tre indiani e un birmano. Tutti di poco sopra i trent’anni, tutti chiamati al sacerdozio in giovinezza ed entrati in seminario non appena possibile.

Quello di Peter Saw, l’unico birmano, è un percorso singolare. A 19 anni ha iniziato il cammino per fare il sacerdote diocesano.«Nel 2011 ero stato eletto rappresentante dei seminaristi. La nostra diocesi di Pathein è piena di preti ma non ha missionari nel mondo, così il vescovo mi ha convocato per diramare un avviso tra gli studenti: chiedeva loro di farsi avanti per diventare missionari. È stato divertente perché l’unico a rispondere alla chiamata sono stato io».

Per alcuni la scelta del Pime è stata quasi naturale dopo aver conosciuto altri missionari; per altri, invece, è stata fortunosa, a dimostrazione del fatto che lo Spirito lavora dietro le quinte della Storia. Joseph Polisetty lo dice chiaramente sin da subito: «Al Pime sono arrivato per caso». Originario dell’Andhra Pradesh, India, ha intrapreso la strada del sacerdozio già a sedici anni. «La diocesi di Khammam organizzava dei campi vocazionali, così sono andato per scegliere la mia strada. Non ero sicuro di voler fare il missionario, ma mio zio mi aveva consigliato di partecipare anche al campo del Pime. Mi hanno preso e sono entrato in seminario a Eluru; è facendo il cammino, pian piano, che ho capito cosa voleva dire essere missionario e che volevo esserlo anche io».

Una storia simile è quella di Ranjith Pentareddy, originario della diocesi di Nalgonda. «Volevo entrare in seminario, ma ho deciso di fare prima un periodo di discernimento. Così ho parlato col mio parrocco che mi ha consigliato di vivere qualche giorno insieme a padre Angelo Berlusconi. Era un missionario del Pime che la mia famiglia conosceva bene, ma credevamo che fosse un sacerdote diocesano. Lì è iniziato il cammino: ho fatto il campo vocazionale, sono entrato in seminario a Eluru, ho studiato… ma solo quando abbiamo affrontato la spiritualità missiona­ria mi sono davvero convinto. Ho ripensato a padre Angelo che, grazie al suo essere rimasto in India così tanti anni, ha permesso a me di conoscere il Pime e di entrare in seminario a mia volta. Per me lui èstato un dono, così ho deciso a mia volta di essere un dono simile per altri».

Pavan Marneni, invece, il Pime lo ha sempre conosciuto. A Bihmanapalli, il suo villaggio nello Stato del Telangana, aveva la­vorato padre Luigi Pezzoni. Ma anche Pavan, inizialmente, non sentiva dentro di sé il desiderio della missione. «Avevo scelto  un’altra congregazione, ma non mi hanno preso; così sono entrato nel seminario del Pime di Eluru. Per i primi tre anni non sentivo dentro di me il desiderio di essere missionario. Ma vivendo dentro l’Istituto, sentendo le storie dei padri, facendo discernimento… ècosì che uno capisce se è chiamato o meno. È un lavoro lento e invisibile che prepara il terreno per la semina. Il seme lo può piantare solo il Signore».

Queste le date e i luoghi delle ordinazioni sacerdotali dei nuovi missionari del Pime in programma in Asia

Peter Saw
29 giugno 2019 a Pathien, Cattedrale di San Pietro, (Myanmar).

Joseph Kiran Polisetty
3 agosto, Madonna di Lourdes, Gottumukkala (diocesi di Vijayawada, India).

Pavan Kumar Marneni e Ranjith Kumar Penta Reddy
10 agosto 2019, Cattedrale di Maria Regina, Nalgonda (India)