Maria e il coyote

Maria e il coyote

IL BELLO DELLA FEDE
Con la tecnica tradizionale utilizzata dai santeros Maria Virginia Romero fonde i paesaggi del Nuovo Messico con i soggetti religiosi

 

Maria Virginia Romero prepara da sola le tavole di legno su cui stende una mano di gesso bianco. Su questa base applica poi pigmenti naturali forti e brillanti: il rosso della cocciniglia, l’ocra terroso, il giallo ottone, i bruni, il marrone castoro, i grigi e i neri che si ricavano dall’albero del noce, pianta dalle spiccate proprietà tintorie. Tutto infine viene fissato con cera e linfa. È la tecnica tradizionale utilizzata dai santeros del Nuovo Messico, artisti specializzati nella creazione di immagini che hanno per protagonisti i santi, la Vergine e Cristo.

Si tratta di una forma d’arte religiosa, popolare e devozionale, che si diffonde nello Stato americano a partire dal XVII secolo, con l’arrivo dei missionari cattolici spagnoli che incaricano gli artigiani locali di produrre piccoli oggetti religiosi che possano essere utili per predicare tra coloni e nativi.

Questa produzione, dopo un periodo di declino, viene riscoperta agli inizi del Novecento: ancora oggi i santeros, generazione dopo generazione, producono come nel passato retablos (pitture devozionali che prendono il nome dalle grandi tavole dipinte che in Spagna si mettevano dietro agli altari) e bultos (piccoli santi in legno ispirati alle statue spagnole che venivano decorate in modo permanente o addobbate con stoffe e ornamenti).

Maria Virginia Romero si inserisce all’interno di questa tradizione in modo rispettoso ma anche innovativo: non è originaria del Nuovo Messico, è nata infatti in Ohio nel 1952, e non appartiene a una famiglia di santeros, ma ha fatto propri le tecniche e i soggetti di quest’arte devozionale, intrecciandoli saldamente alla propria fede, ai temi ambientali e all’universo simbolico dei nativi americani. Nel retablo “Il coyote parla a Maria” l’artista fonde questi tre aspetti, rappresentando un mondo naturale assolutamente partecipe del divino e dimostrando consapevolezza delle radici: il volto e il collo della Vergine portano il segno del lupo, animale tradizionalmente legato alla figura del maestro, mentre l’aureola è disegnata a forma di tartaruga, simbolo della terra e della pazienza.

Nei suoi retablos e nelle sue crocifissioni i materiali naturali, i simboli, i paesaggi del Nuovo Messico, con le colline, il deserto, gli animali selvatici e i cactus, si fondono con i soggetti religiosi per rimarcare la bellezza e la responsabilità di appartenere al mondo in modo rispettoso e armonioso, consapevoli che «tutto è toccato dalla Sua presenza».