Una giovane donna maltrattata e sfruttata dalla suocera trova il coraggio di reagire e di sostenere la cognata di 14 anni, vittima anch’essa di soprusi e cattiverie
Nella mia quotidianità non c’è solo la cura dei pazienti, ma anche l’ascolto delle donne e delle loro condizioni di vita molto difficili e dolorose. Lo scorso anno abbiamo avuto un episodio che mi aveva reso felice, ma che con il passare del tempo si è trasformato in motivo di sofferenza. Una mia paziente malata di tubercolosi era stata ricoverata a lungo qui in ospedale con la figlia Rotna, una bella ragazza di 18 anni, molto simpatica, vivace e creativa. Mentre stava qui, si è innamorata di un ragazzo che lavora da noi. «Che meraviglia!», ho pensato: in un Paese dove i matrimoni sono ancora combinati dalla famiglia, mi sembrava una cosa molto bella. I due si sono piano piano avvicinati al matrimonio, ma i genitori del ragazzo hanno scoperto che lei era già stata sposata a 14 anni e che il marito se n’era andato dopo una settimana. Questo poneva un grosso problema, ma poi avevano accettato la situazione perché i due ragazzi si volevano davvero bene.
Così si sono sposati, ma dopo il matrimonio la vita per Rotna è diventata un inferno: è stata infatti rinchiusa in casa a lavorare e a servire i suoceri, che però non le davano nemmeno abbastanza da mangiare. Le ho proposto di fare un corso di taglio e cucito, ma dopo aver accettato con entusiasmo, al momento dell’iscrizione è venuta a dirmi che la suocera non le dava il permesso. Ho chiamato il marito per dirgli di supportare la moglie e di chiedere alla madre di smetterla di trattarla male e di sfruttarla. Ma anche per lui era impossibile.
Non ho visto Rotna per qualche mese e quando è tornata mi ha detto che stava meglio, anche se il cibo che le davano era sempre poco. Mi ha spiegato anche il perché e questo mi ha fatto rabbrividire. Il fratello minore di suo marito, infatti, si era sposato con una ragazza di 14 anni e tutta la cattiveria della suocera si era riversata su di lei. Rotna mi ha detto che tutte le lacrime versate nei primi mesi di matrimonio ora le stava piangendo sua cognata e lei cercava in qualche modo di esserle di sostegno.
Ho provato una grande rabbia nei confronti di quella suocera, che non aveva appreso nulla dalla sofferenza che lei stessa aveva patito e che ora riversava sulle giovani nuore. Rotna, invece, aveva fatto del dolore vissuto sulla sua carne e nell’anima un motivo per aiutare la giovanissima cognata.
Qualche tempo dopo l’ho rivista serena, sorridente e innamorata del marito: aveva un bellissimo completo disegnato e cucito da lei stessa. Le ho riproposto il corso di cucito, ma la cosa che più mi ha commosso è stata la sua reazione quando le ho dato due pacchetti di biscotti, uno per lei e uno per la cognata. Mi ha detto che ne sarebbe bastato uno solo e che lo avrebbe comunque condiviso con lei. Ecco cosa può nascere dalla sofferenza: non solo altra sofferenza, ma anche amore e condivisione.