14 settembre: la memoria del genocidio in Asia Minore

Oggi la Grecia ricorda l’uccisione e la deportazione dei greci dell’Anatolia tra il 1900 e il 1923. La loro colpa? Essere potenziali nemici, perché non musulmani
“Non c’è più grande dolore sulla terra della perdita della propria terra natia”, scriveva Euripide. Ma forse ce n’è un altro maggiore: quello di morire nel proprio Paese, trucidati nel luogo dove ci si sente più al sicuro. È quanto è accaduto, fra il 1900 e il 1923 a un numero compreso fra 3,5 e 4,3 milioni di sudditi ottomani cristiani armeni, greci e assiri. Furono uccisi in pogrom, deportati, sterminati per fame, fatica e malattie. La loro colpa? Essere potenziali nemici, perché non musulmani. Chi non morì fu costretto ad andarsene nel 1923. In Grecia, circa 1 milione e 200 mila mikrasiates – greci dell’Asia minore – giunsero da profughi. A loro e soprattutto a chi ha perso la vita il Parlamento greco nel 1998 ha dedicato la Giornata della Memoria per il genocidio dei greci dell’Asia minore. Quattro anni prima, nel 1994, i greci del Ponto, che avevano subito la persecuzione più sistematica, avevano ottenuto un analogo riconoscimento, una giornata per ricordare i loro morti (19 maggio). In entrambi i casi, la Turchia continua a negare che sia avvenuta una pulizia etnica o un genocidio. Come ogni anno, in Grecia si terranno dibattiti, commemorazioni religiose, eventi pubblici, soprattutto nei territori che hanno accolto più profughi: Salonicco e la Macedonia, e alcune aree di Atene. Nella capitale, l’associazione Magnesia Asia Minore sta facendo pressione perché la fermata di Nicea della metropolitana venga ribattezzata “Nicea 1922” , a ricordo del fatto che questo moderno quartiere quasi cent’anni fa si chiamava Kokkinià ed era diventato il secondo più grande insediamento della Grecia – dopo Salonicco – per i profughi dell’Asia minore. L’associazione chiede anche che altre fermate del metro ateniese portino il nome delle “patrie perdute” (Ionia, Pontos, Eolia, Cappadocia, Costantinopoli, ecc.) perché si trasmetta anche in questo modo la memoria. L’identità greca moderna, infatti, nasce dal connubio fra greci della madrepatria e mikrasiates, discendenti degli antichi coloni della Grecia classica. Nel 1923 più del 25 per cento della popolazione greca era costituito da profughi dall’Asia minore. La nazione ellenica sostenne uno sforzo immane per integrare questa gente, fuggita dalle persecuzioni turche, portando in salvo spesso soltanto la propria vita.

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