Missionari italiani in Georgia: seme per tutti

Missionari italiani in Georgia: seme per tutti

La Caritas assiste migliaia di cittadini di confessione ortodossa, soprattutto anziani e famiglie, attraverso il lavoro di volontari in maggioranza ortodossi. Anche al Consultorio familiare, con l’annesso Centro di aiuto alla vita, accedono donne di ogni confessione

 

Papa Francesco oggi in Georgia ha celebrato l’Eucaristia con la piccola comunità cattolica locale. Dentro la quale sono numerosi i missionari italiani. Lo racconta bene Laura Badaracchi in questo articolo che riprendiamo dal blog Social Church, che tiene sul sito redattoresociale.it.

 

Georgia, terra con una minoranza esigua di cattolici visitata in questi giorni da papa Francesco. Laggiù sono missionari da molti anni Ugo e Wanda, una coppia di amici del Cammino Neocatecumenale che dopo la pensione di lui si è resa disponibile per annunciare il Vangelo. Entrambi hanno studiato il russo e il georgiano e testimoniano con la vita la loro fede, nel dialogo costante con gli ortodossi. Ma volevo saperne di più sui missionari italiani, laici e non, che vivono a Tbilisi e dintorni, come i camilliani e i cappuccini (fra loro padre Filippo Aliata, originario di Fidenza, da tre anni è volato al confine con la Turchia). Italianissimo è anzitutto il vescovo 62enne Giuseppe Pasotto, nativo di Bovolone (Verona), da 20 anni amministratore apostolico del Caucaso, presule per le comunità cattoliche in Georgia e Armenia.

Quest’estate ho incrociato su Facebook Gianpiero Cofano, dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, che a Batumi ha aperto due case famiglia per minori e ragazze madri. Alessandra, 34 anni, con il marito croato, dal 2007 fa da mamma a una decina di bambini e ragazzi che hanno alle spalle situazioni drammatiche: genitori alcolisti o tossicodipendenti o sbandati. La coppia non ha figli naturali e insieme ai volontari si spende per questi piccoli, di tutte le etnie e di tutte le religioni. Un’altra “mamma” si chiama Laura e sta nella seconda casa famiglia. Sempre a Batumi, scopro veri e propri gemellaggi con due Caritas italiane, quella di Roma, quella di Trento e quella di Milano. Nella città sul Mar Nero, a pochi chilometri dalla turca Trabzon (dove 10 anni fa fu ucciso da un fanatico fondamentalista il sacerdote romano don Andrea Santoro, che era in contatto costante con il Paese confinante), da due anni la Caritas georgiana riceve il sostegno economico di quella romana e della Cei per la mensa a Kutaisi e il dormitorio che accolgono i poveri, entrambi gestiti dalle suore stimmatine; fra loro, la veneta suor Loredana Monetti.

Dal 4 al 7 luglio monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana di Roma, ha visitato la città caucasica con una delegazione per programmare campi di volontariato ed esperienze di servizio. È stata una scuola di ecumenismo vissuto per i visitatori giunti dalla capitale: la Caritas assiste migliaia di cittadini ortodossi, soprattutto anziani e famiglie, attraverso il lavoro di volontari in maggioranza ortodossi. Anche al Consultorio familiare, con l’annesso Centro di aiuto alla vita, accedono donne di ogni religione.

Fa la spola da Kutaisi a Batumi un altro missionario italiano, lo stimmatino padre Gabriele Bragantini, originario di Verona. Ancora, a Kutaisi ci sono due famiglie missionarie della Caritas ambrosiana con un ambulatorio medico, mentre a Batumi la diocesi ha anche una grande gelateria coordinata da un diacono, dove lavorano i minori delle case famiglia: è finanziata dalla diocesi di Trento. Insomma, in Georgia si parla un po’ italiano. E dopo la visita del Papa una piccola delegazione di Kutaisi, guidata da suor Loredana Monetti, varcherà a Roma la Porta santa della carità aperta all’Ostello della Caritas diocesana in via Marsala proprio da papa Francesco, lo scorso 17 dicembre. Per il gruppo sarà un modo di condividere la conclusione del Giubileo della Misericordia.

Questa carrellata di missionari italiani non vuole essere un’incensazione nazionalistica, ma un modo per dare voce a tanti connazionali che nel silenzio spendono le loro vite in un Paese che non viene mai citato dai telegiornali nostrani perché povero e privo di interessi economici da parte dell’Europa. Una terra dove i cattolici sono minoranza e dove i missionari non vanno per “convertire” ma per servire tutti. Si possono intercettare tramite Facebook, perché i social si possono usare anche così e sono utili per arrivare in un istante quasi ovunque e scoprire il bene nascosto, semi che germogliano.