Una vocazione da riscoprire

Una vocazione da riscoprire

ANNO PIME MISSIONARI LAICI
Il Pime quest’anno vuole riflettere sulla vocazione del missionario laico. Un’opzione possibile e ancora attuale

«Chi è il missionario laico?». Proprio nell’anno in cui il Pime vuole riflettere e rilanciare questo tipo di vocazione e impegno missionario, forse qualche persona si può porre, anche a ragione, una domanda di questo genere.

Ritengo sia una domanda lecita e ragionevole, in quanto si parla raramente di questa vocazione e delle persone che la vivono. Infatti per decenni il “missionario” per eccellenza è stato il sacerdote che andava a predicare il Vangelo a chi non lo conosceva ancora. Il missionario laico, quando era presente, era di solito colui che aiutava nei servizi “pratici” (costruire chiese, realizzare opere sociali). Spesso la sua opera era ben apprezzata, come nel caso di fratel Felice Tantardini, che visse per 92 anni, di cui quasi 70 in Birmania (attuale Myanmar), costruendo chiese, missioni, orfanotrofi, lebbrosari, ed esercitando con grande competenza il suo lavoro di fabbro. Una persona certamente eccezionale per la sua vita di servizio. Ma questa esperienza di vita è ancora ripetibile ai nostri giorni? Nelle forme concrete magari no, ma nella sostanza sì, tenendo presente due elementi importanti: da una parte, il cammino di riflessione fatto dalla Chiesa con il Concilio Vaticano II, e dall’altra, il cambiamento rapido che ha fatto l’umanità. In questi ultimi 50 anni la Chiesa ha approfondito nuovi aspetti dell’impegno dei fedeli laici, e anche la vocazione e il ruolo del missionario laico hanno potuto essere maggiormente valorizzati. Il cambiamento più evidente è che il cristiano laico non è più considerato come il beneficiario dell’evangelizzazione, ma ne diventa un soggetto attivo. In diversi documenti della Chiesa si precisa che la missione del cristiano laico è quella di inserirsi nella realtà terrena, trasformarla e orientarla verso Dio. Anzi, si afferma che vi sono delle realtà in cui il Vangelo non può arrivare se non per mezzo dei laici. Allora alla domanda «chi è il missionario laico» si può rispondere che è colui che cerca di realizzare questo mandato in modo prioritario, in una realtà diversa dalla propria di origine in cui il Vangelo non è ancora del tutto conosciuto.

Sono gli stessi valori che ha vissuto nel secolo scorso in Birmania fratel Felice, pur con la diversa consapevolezza che questo servizio ha un valore proprio, giustificato dal battesimo che ogni cristiano ha ricevuto. In generale il missionario sacerdote annuncia il Vangelo principalmente con la Parola e i Sacramenti, il missionario laico con il lavoro e la testimonianza di vita. Questa distinzione teorica è spesso superata nelle diverse situazioni di vita che la storia ci porta a incontrare. In ogni caso, la collaborazione con i missionari sacerdoti non è da leggersi come una subordinazione, ma piuttosto come una integrazione. Questa ha un grande valore in quanto esprime il senso di essere una famiglia missionaria e della collaborazione. Purtroppo, in questi ultimi anni, il numero dei missionari laici è diminuito considerevolmente. L’augurio è che le diverse celebrazioni in ricordo di fratel Felice e le iniziative di approfondimento della figura del missionario laico possano far fiorire, nei giovani e negli adulti, l’interesse e la volontà di seguire questa strada di servizio missionario.